Tesi etd-09182014-095143 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
CARBONE, VALENTINA
Indirizzo email
valentinacarbone89@gmail.com
URN
etd-09182014-095143
Titolo
Ottimizzazione dell'utilizzo della protesi epiretinica per la riabilitazione di pazienti con retinite pigmentosa.
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
SCIENZE RIABILITATIVE DELLE PROFESSIONI SANITARIE
Relatori
relatore Dott.ssa Strambi, Soo-Kyung
Parole chiave
- protesi
Data inizio appello
08/10/2014
Consultabilità
Completa
Riassunto
Una delle principali caratteristiche della retina è l’eccitabilità elettrica intrinseca delle cellule recettoriali e della corteccia visiva in cui c’è un continuo scambio di impulsi tra la retina e il cervello.
Il suo decorso ha una durata estremamente variabile da soggetto a soggetto, ma risulta essere progressivo e invalidante: restringimento del campo visivo fino ad una totale chiusura; abbagliamento; incapacità di discriminare i colori (discromatopsia). In gran parte dei casi i sintomi si aggravano, fino ad avere una cecità assoluta.
Da un punto di vista di intervento farmacologico e chirurgico, sono stati testati, a partire dagli ’70, diversi trattamenti, quali impianto di cellule staminali, integrazioni vitaminiche e terapia iperbarica. Nessuna di queste, tuttavia, ha mostrato effetti risolutivi.
Pertanto bisogna arrivare agli anni 2000, per avere la possibilità di impiegare protesi retiniche, come alternativa al trattamento delle distrofie, basandosi sul principio di stimolazione elettrica delle cellule fotorecettoriali. Esse rappresentano un’alternativa, altamente ingegneristica, fondamentale alla terapia medica.
Il suo decorso ha una durata estremamente variabile da soggetto a soggetto, ma risulta essere progressivo e invalidante: restringimento del campo visivo fino ad una totale chiusura; abbagliamento; incapacità di discriminare i colori (discromatopsia). In gran parte dei casi i sintomi si aggravano, fino ad avere una cecità assoluta.
Da un punto di vista di intervento farmacologico e chirurgico, sono stati testati, a partire dagli ’70, diversi trattamenti, quali impianto di cellule staminali, integrazioni vitaminiche e terapia iperbarica. Nessuna di queste, tuttavia, ha mostrato effetti risolutivi.
Pertanto bisogna arrivare agli anni 2000, per avere la possibilità di impiegare protesi retiniche, come alternativa al trattamento delle distrofie, basandosi sul principio di stimolazione elettrica delle cellule fotorecettoriali. Esse rappresentano un’alternativa, altamente ingegneristica, fondamentale alla terapia medica.
File
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