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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-09182012-171038


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
SABINI, ELENA
URN
etd-09182012-171038
Titolo
Carcinoma anaplastico della tiroide: epidemiologia, diagnosi e trattamento. Esperienza in un centro di riferimento italiano.
Dipartimento
MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Elisei, Rossella
Parole chiave
  • carcinoma anaplastico della tiroide
Data inizio appello
16/10/2012
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
16/10/2052
Riassunto
Introduzione: il carcinoma anaplastico della tiroide (anaplastic thyroid cancer, ATC) è un raro tumore aggressivo che origina dalle cellule follicolari della tiroide, di cui, però, non conserva nessuna delle caratteristiche biologiche originarie. La prognosi è quasi invariabilmente infausta. La mortalità raggiunge il 90% e l’exitus, nella maggior parte dei casi, avviene entro 6 mesi dalla diagnosi, soprattutto per asfissia causata dall’invasione locale da parte della neoplasia. Il trattamento dell’ATC non è standardizzato, poiché non è chiaro se la terapia sia efficace nel prolungare la sopravvivenza. Gli sforzi terapeutici dovrebbero essere rivolti al controllo locale dalla malattia avendo come primo obiettivo la qualità della vita ed essendo la guarigione un evento eccezionale. In tale ottica, l’impiego isolato di chirurgia, radioterapia o chemioterapia, non risultano essere adeguati, mentre un approccio multimodale, che prevede, quando possibile, la combinazione di chirurgia e radiochemioterapia è auspicabile, in quanto potenzialmente in grado di ottenere la stabilizzazione del quadro a livello loco-regionale. Purtroppo, spesso, sia perché la presentazione clinica può essere molto variabile ostacolando la scelta del trattamento terapeutico ideale, sia perché la malattia è già molto avanzata alla diagnosi, non è possibile raggiungere gli effetti clinici sperati, ma solo risultati palliativi.
Scopo dello studio: lo scopo primario del presente lavoro è stato quello di valutare gli aspetti epidemiologici, clinici e le modalità di diagnosi e di trattamento, in una casistica di pazienti trattati presso il Dipartimento di Endocrinologia di Pisa dal 1972 al 2012. Scopo secondario è stato quello di individuare la presenza di eventuali fattori clinico-epidemiologici predittivi dell’andamento clinico del nostro campione. Ulteriore scopo è stato la caratterizzazione dell’ATC da un punto di vista biologico-molecolare mediante l’analisi e la valutazione di alcune delle mutazioni già riscontrate nell’ATC e riportate in letteratura.
Risultati: dall’analisi dei dati relativi al nostro campione, è emersa l’estrema variabilità degli aspetti clinici e biologici dell’ATC. In particolare, i dati clinici hanno evidenziato una lieve prevalenza del sesso femmine (56% dei pazienti) ed un’età media alla diagnosi di ~62 anni. La sopravvivenza media è stata di ~18 mesi, con una mediana di 6 mesi. Il trattamento iniziale, quando possibile, è stato di tipo chirurgico, nel 94% dei pazienti, altri presidi terapeutici utilizzati sono stati la radioterapia (nel 48% dei casi) e la chemioterapia (nel 68% dei casi).
Tra le varie caratteristiche clinico-epidemiologiche che son state prese in considerazione, nessuna ha mostrato una correlazione significativa con la prognosi; al contrario le modalità terapeutiche che, pur non essendo in grado di modificare l’evoluzione finale della malattia, hanno significativamente migliorato la sopravvivenza dei nostri pazienti; in particolare, un approccio terapeutico multidisciplinare basato sulla chirurgia associata a radiochemioterapia si è rilevato il presidio in assoluto più efficace in grado di prolungare la sopravvivenza, probabilmente, aumentando il controllo della malattia, soprattutto, a livello loco-regionale.
Per un sottogruppo di pazienti (20%) di cui disponevamo del tessuto tumorale, prelevato mediante biopsia durante l’intervento chirurgico, è stato possibile condurre l’analisi genetica: questa, pur non mostrando alterazioni in grado di caratterizzare l’ATC da un punto di vista molecolare, ha evidenziato l’associazione fra una minor sopravvivenza e la presenza di specifiche mutazioni geniche, indicando un loro possibile ruolo come fattori prognostici negativi in casi di ATC.
Conclusioni: i pazienti con ATC hanno caratteristiche clinico-epidemiologiche molto variabili. Quando possibile, è opportuno eseguire un trattamento multimodale con chirurgia, radioterapia e chemioterapia: questo è l’unico elemento che correla con una maggior sopravvivenza. L’infiltrazione locale e le metastasi ematiche identificano un gruppo di ATC a peggior prognosi.

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