Tesi etd-09162019-105620 |
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Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
BASILE, CASSANDRA
URN
etd-09162019-105620
Titolo
Il filo nascosto della ragione. Società-teatro, finzione e parvenza morale in Kant
Settore scientifico disciplinare
M-FIL/01
Corso di studi
FILOSOFIA
Relatori
tutor Prof. Ferrarin, Alfredo
Parole chiave
- finzione
- Immanuel Kant
- libertà
- parvenza morale
- società
- sogno
- teatro
Data inizio appello
20/09/2019
Consultabilità
Completa
Riassunto
Obiettivo della mia tesi è mostrare come, nella teoria kantiana, argomenti apparentemente slegati tra loro condividano lo stesso filo conduttore, e non siano altro che maglie che, se intrecciate, costituiscono una trama di significati che possono risolvere una questione da sempre considerata come spinosa e relegata all’utopia: come, per Kant, la società civile possa divenire una società morale. L’obiettivo della tesi non è quello di dare ragione a Kant, ma di cercare di procurarsi le sue ragioni, in modo tale da mostrare il sottobosco di questioni che costituiscono la struttura soggiacente tale quesito.
Inizio col mostrare come esista una componente inconscia nell’essere umano che viene a manifestarsi anche nel modo in cui egli costituisce alcuni sogni. Infatti, benché Kant rimarchi una componente soggettiva caratterizzante i sogni, all’interno del mio lavoro ho considerato anche la produzione delle immagini oniriche (da parte dell’immaginazione produttiva) legata ad un aspetto comune al genere umano. Sembrerebbe, infatti, che alcune immagini oniriche siano il prodotto di particolari rappresentazioni oscure contenute in noi, che fanno appello al sostrato incondizionato della ragione.
Ma, se nel caso della produzione di alcuni sogni, la componente inconscia è analizzata rispetto al mondo interiore dell’individuo, nel secondo paragrafo del primo capitolo tale componente inconscia viene analizzata all’interno del contesto sociale, fornendo le motivazioni che portano l’uomo a passare dallo stato di natura alla società civile. A tal proposito evidenzio il concetto di volontà straniera che emerge dal contesto dei Sogni, analizzandolo in rapporto ad altri scritti kantiani come Idea e Inizio congetturale, e mostrando come, benché l’uomo voglia seguire i propri fini egoistici, egli è soggetto ad una forza segreta che guida il suo agire in direzione del fine morale della ragione. A tal proposito analizzo i concetti di libertà selvaggia ed esterna presenti in Idea, Inizio congetturale e nell’Antropologia, facendo emergere un ulteriore concetto di libertà legato a quello di gioco.
È proprio tale diade che sta alla base dell’analogia che Kant instaura tra la società civile e il teatro, in quanto il modo in cui Kant si esprime riguardo al libero gioco degli uomini, presente nel saggio Idea, assume tutte le caratteristiche di un’arte: ciò che il libero gioco degli uomini produrrà dal punto di vista finalistico sarà una forma di spettacolo teatrale, perché scaturito da una creazione spontanea, guidata da un’intenzionalità, e costituita da finzione. Kant, pertanto, può estendere il luogo adibito al teatro all’intera società, poiché essa viene creata attraverso il ruolo che ciascun individuo decide di performare.
Mostro, inoltre, il modo in cui tale recita viene costituita, e che cosa essa implichi per l’uomo, in quanto ciò che emerge dalle mie ricerche è il fatto che, anche in questo contesto, è presente una spaccatura all’interno dell’essere umano, in quanto, benché egli possa creare di volta in volta qualcosa attraverso i propri atti e le relazioni che costituisce, in realtà l’uomo è ancora un creatore a metà, poiché soggetto a quella volontà straniera, che è ancora tale perché non riconosciuta come propria.
Evidenzio il modo in cui Kant parla della costumatezza come nascondimento, e cosa questo implichi all’interno della società, proponendo, infine, un ulteriore passaggio: se infatti la società-teatro scaturisce dal modo in cui la ragione, nella veste di componente inconscia dell’uomo, rende quest’ultimo in grado di divenire consapevole della propria natura morale, la società teatro non è per Kant il punto di arrivo, in quanto si basa su una moralità di superficie, rappresentando un luogo transitorio.
Il modo in cui, a mio dire, la società idealizzata dalla ragione possa realmente darsi (nel modo dell’analogia) è attraverso una società che non sia semplicemente il prodotto di un’arte (come la società-teatro), ma una società che sia il prodotto di un’arte bella.
Inizio col mostrare come esista una componente inconscia nell’essere umano che viene a manifestarsi anche nel modo in cui egli costituisce alcuni sogni. Infatti, benché Kant rimarchi una componente soggettiva caratterizzante i sogni, all’interno del mio lavoro ho considerato anche la produzione delle immagini oniriche (da parte dell’immaginazione produttiva) legata ad un aspetto comune al genere umano. Sembrerebbe, infatti, che alcune immagini oniriche siano il prodotto di particolari rappresentazioni oscure contenute in noi, che fanno appello al sostrato incondizionato della ragione.
Ma, se nel caso della produzione di alcuni sogni, la componente inconscia è analizzata rispetto al mondo interiore dell’individuo, nel secondo paragrafo del primo capitolo tale componente inconscia viene analizzata all’interno del contesto sociale, fornendo le motivazioni che portano l’uomo a passare dallo stato di natura alla società civile. A tal proposito evidenzio il concetto di volontà straniera che emerge dal contesto dei Sogni, analizzandolo in rapporto ad altri scritti kantiani come Idea e Inizio congetturale, e mostrando come, benché l’uomo voglia seguire i propri fini egoistici, egli è soggetto ad una forza segreta che guida il suo agire in direzione del fine morale della ragione. A tal proposito analizzo i concetti di libertà selvaggia ed esterna presenti in Idea, Inizio congetturale e nell’Antropologia, facendo emergere un ulteriore concetto di libertà legato a quello di gioco.
È proprio tale diade che sta alla base dell’analogia che Kant instaura tra la società civile e il teatro, in quanto il modo in cui Kant si esprime riguardo al libero gioco degli uomini, presente nel saggio Idea, assume tutte le caratteristiche di un’arte: ciò che il libero gioco degli uomini produrrà dal punto di vista finalistico sarà una forma di spettacolo teatrale, perché scaturito da una creazione spontanea, guidata da un’intenzionalità, e costituita da finzione. Kant, pertanto, può estendere il luogo adibito al teatro all’intera società, poiché essa viene creata attraverso il ruolo che ciascun individuo decide di performare.
Mostro, inoltre, il modo in cui tale recita viene costituita, e che cosa essa implichi per l’uomo, in quanto ciò che emerge dalle mie ricerche è il fatto che, anche in questo contesto, è presente una spaccatura all’interno dell’essere umano, in quanto, benché egli possa creare di volta in volta qualcosa attraverso i propri atti e le relazioni che costituisce, in realtà l’uomo è ancora un creatore a metà, poiché soggetto a quella volontà straniera, che è ancora tale perché non riconosciuta come propria.
Evidenzio il modo in cui Kant parla della costumatezza come nascondimento, e cosa questo implichi all’interno della società, proponendo, infine, un ulteriore passaggio: se infatti la società-teatro scaturisce dal modo in cui la ragione, nella veste di componente inconscia dell’uomo, rende quest’ultimo in grado di divenire consapevole della propria natura morale, la società teatro non è per Kant il punto di arrivo, in quanto si basa su una moralità di superficie, rappresentando un luogo transitorio.
Il modo in cui, a mio dire, la società idealizzata dalla ragione possa realmente darsi (nel modo dell’analogia) è attraverso una società che non sia semplicemente il prodotto di un’arte (come la società-teatro), ma una società che sia il prodotto di un’arte bella.
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