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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-09162015-111907


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
BANDINELLI, ALESSANDRO
URN
etd-09162015-111907
Titolo
La Certosa di Calci: analisi storica, rilievo e proposte di recupero strutturale
Dipartimento
INGEGNERIA DELL'ENERGIA, DEI SISTEMI, DEL TERRITORIO E DELLE COSTRUZIONI
Corso di studi
INGEGNERIA EDILE-ARCHITETTURA
Relatori
relatore Dott. Bevilacqua, Marco Giorgio
relatore Dott. Nardini, Luca
relatore Prof. Karwacka, Ewa Jolanta
Parole chiave
  • Cartosa di Pisa
  • Certosa di Calci
  • recupero strutturale
Data inizio appello
08/10/2015
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
08/10/2085
Riassunto
Noam Chomsky, linguista, filosofo e teorico della comunicazione statunitense, scrive che «la strategia della distrazione è […] indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali»1 e sottolinea con queste poche parole quanto oggi la superficialità governi incontrastata. In una società come la nostra, in cui il mezzo è quasi sempre il messaggio, che si esprime solo attraverso i concetti quotidianamente prodotti dai comunicatori di massa, l’architettura è stata ridotta solo a quei pochi monumenti spettacolari testimoni del passato, venduti solo per la loro immagine, totalmente disancorati dai contenuti culturali che sono alla base della loro conservazione e valorizzazione.
Risultato di questo atteggiamento, complice la complessa burocrazia, è che il patrimonio storico, e in modo particolare quello monumentale, subisce, nel migliore dei casi, il danno crescente di una salvaguardia passiva, con la conseguente espulsione dalla vita della sua realtà territoriale e paesaggistica, il cui unico esito è quello di essere espressione di un’acritica opera di imbalsamazione.
Troppe volte infatti i patrimoni artistici, storici e architettonici disseminati nel nostro paese restano ammutoliti di fronte a chi, con superficialità e indifferenza, vi passa vicino e non si sofferma per ammirarli, osservarli ed ascoltarli; ormai gli eventi che, nel corso della storia, si sono svolti e si sono susseguiti al loro interno, restano racchiusi nelle loro sale, nei loro corridoi, nei loro chiostri, senza poter esser apprezzati e conosciuti. Tuttavia, ancora più pericoloso del “passar oltre”, è l’incuria, che non dà spazio ad un intervento tempestivo e consapevole, che sia in grado di far il necessario per ridar voce a tutto quel patrimonio di storia e conoscenza che vive tra noi e che necessita disperatamente di una seria e profonda contestualizzazione territoriale.
Conseguenza disastrosa ed inevitabile di questi malati atteggiamenti è, dunque, l’avanzato stato di degrado che governa molti degli stupendi edifici storici del patrimonio italiano, tra i quali la Certosa di Calci che, purtroppo, sembra anche esser l’unico spettatore del nostro eremo certosino dall’incomparabile bellezza. Si pongono così le basi per uno studio e analisi sul tema del recupero, restauro e riqualificazione del Bene in cui proprio la conoscenza storica, artistica e architettonica determinano la volontà stessa della conservazione, finalizzata al reinserimento nella vita culturale, con il risultato di riconsegnare al nostro manufatto architettonico un ruolo attivo nella società attuale.
1.1 Il progetto conoscitivo e obiettivi della tesi
Partendo da questa considerazione, obiettivo del nostro studio sarà quello di dar nuova luce al complesso monastico: in primo luogo ripercorrendo con attenzione tutte le tappe costruttive, mediante un’analisi storica documentaria sia d’archivio che di letteratura specialistica, che hanno portato, attraverso i secoli, all’odierna composizione della Certosa pisana; in secondo luogo, con l’ausilio dei moderni metodi di calcolo strutturale, andando ad intervenire laddove le critiche condizioni della struttura minano la sua stessa integrità. Sebbene sia stata a lungo oggetto di studi approfonditi, la Certosa necessita di un ulteriore apporto di analisi e ricerche, al fine di arricchire quel vasto complesso di informazioni che si cela dietro la sua magnificenza; focalizzeremo l’attenzione sulle varie vicende costruttive e sulle molteplici peculiarità storiche, per ricreare un quadro architettonico, all’interno del quale inserirsi, al fine di comprendere meglio le relazioni costruttive e strutturali tra un corpo di fabbrica e quello adiacente, per poi soffermarsi sui lavori che sono stati svolti negli anni sotto i vari priorati e porre le basi per intervenire e restaurare in modo sapiente e corretto il nostro manufatto architettonico.
Infine, per concludere il nostro operato, si propone, coerentemente con le premesse fatte, di dare una nuova vita all’edificio, proponendo una nuova fruizione degli ambienti che abbia come obiettivo quello di ricostituirne l’identità territoriale in modo che l’uso pratico e gli aspetti culturali si integrino e non si contrappongano.
1.2 Il progetto metodologico
La storia costruttiva e le numerose trasformazioni che hanno visto protagonista la Certosa di Calci nei secoli evidenziano quanto sia fondamentale acquisire un buon processo metodologico nell’affrontare l’intervento di restauro di questo importantissimo monumento dell’architettura religiosa italiana. Tale percorso metodologico comprende le seguenti fasi:
Analisi storico documentaria: è lo strumento che ci permette di analizzare le caratteristiche evolutive del Bene Culturale nel corso della sua vita e le sue stratificazioni, al fine di definirne il valore. Nel nostro specifico caso, lo studio conoscitivo è suddiviso in due parti; la prima analizza il periodo che va dal III al XII secolo, durante il quale si è affermato il fenomeno religioso del monachesimo con pratica eremitica (di cui i monaci certosini furono tra i più importanti esponenti), caratterizzato da una vita dedita alla volontaria povertà, ascesi e solitudine, in contrapposizione al fenomeno del cenobitismo; la seconda invece si basa sullo studio di fonti bibliografiche, manoscritte e iconografiche che hanno permesso di ricostruire con attenzione e precisione la cronologia costruttiva della Certosa di Calci dalla sua fondazione nel 1366, avvenuta grazie al lascito testamentario del mercante pisano Pietro di Mirante Vergine, all’abbandono da parte dei monaci nel 1972, fino ad arrivare alle più recenti notizie che la vedono ceduta in concessione gratuita all’Università di Pisa (con la speranza di garantire la sopravvivenza del complesso) che nel 1986 inaugura il Museo di Storia Naturale e del Territorio.
Rilievo architettonico e materico del manufatto: lo studio, avvalorandosi delle operazioni di rilievo metrico (atte a definire le caratteristiche e la collocazione nel contesto ambientale dell’edificio mediante parametri dimensionali) e di rilievo fotografico dell’ala meridionale dell’eremo, si approfondisce con l’obiettivo di evidenziare nel dettaglio i tratti caratterizzanti la successione dei vari stili architettonici presenti, ma soprattutto gli elementi identificativi di particolari fenomeni di degrado necessari alle successive analisi specialistiche legate sia al restauro del Bene che alle successive analisi strutturali. Dunque l’obiettivo finale, in fase di restituzione grafica del rilievo, attraverso elaborati di piante, prospetti e sezioni adatti a conferire, tramite un’adeguata scala di rappresentazione, la piena conoscenza dell’oggetto rappresentato, è quello di delineare un quadro completo delle caratteristiche del testo architettonico sotto il punto di vista geometrico, architettonico, materico e strutturale, in modo tale da prevedere un sapiente piano di intervento per la conservazione dell’edificio.
Analisi del comportamento strutturale, dei dissesti e del degrado: l’analisi è costituita dallo studio e dall’esame delle caratteristiche prestazionali dell’intera porzione dell’edifico che occupa la parte meridionale del complesso. Parte integrante dell’indagine strutturale è, come precedentemente accennato, l’analisi dei dissesti, intesi come danni rilevanti, localizzati ed evidenti, e delle patologie di degrado, di dimensioni ben più estese, considerandole nel loro insieme, intese come fenomeno che compromette il corretto comportamento dei materiali e degli schemi resistenti che si creano all’interno della struttura. Sulla base dei dati derivanti dalla preliminare fase conoscitiva-strutturale e dall’analisi delle tipologie costruttive delle strutture verticali e orizzontali, si è proceduto all’esecuzione dell’analisi del livello di vulnerabilità sismica I interpretando l’edificio come aggregato urbano, ricercando i valori di accelerazione al suolo che potrebbero provocare il collasso della struttura. In secondo luogo, andando a ricercare valori più precisi rispetto ai quelli derivanti dall’analisi LV1, abbiamo studiato i principali meccanismi di collasso attivi o attivabili nel complesso certosino attraverso l’analisi LV2, al fine di scongiurare collassi parziali della struttura.
Progetto di consolidamento strutturale: infine, sulla base delle analisi strutturali eseguite sul testo architettonico abbiamo sviluppato il progetto di consolidamento strutturale dell’edificio al fine di evitare l’attivazione di cinematismi di collasso, che consiste nell’inserimento di tiranti in acciaio, nel loro dimensionamento e verifiche strutturali, e nell’esecuzione di particolari tecniche mirate a migliorare localmente le caratteristiche meccaniche dei materiali da costruzione (iniezione di miscele leganti, ristilatura dei giunti etc...).
Progetto conservativo: in conclusione, al fine di presentare una proposta che abbia lo scopo di sensibilizzare le coscienze verso la conservazione di un Bene architettonico di così grande valore, abbiamo delineato, sulla base delle analisi e delle indagini eseguite nel nostro studio un programma preliminare di intervento che affronta l’aspetto del restauro architettonico con il risanamento delle parti ammalorate attraverso l’applicazione delle moderne tecniche di restaturo conservativo, l’aspetto strutturale con l’introduzione di nuovi tiranti in acciaio e interventi di miglioramento delle carateristiche murarie, ed infine l’aspetto distributivo, organizzativo e funzionale degli spazi all’interno del complesso monastico al fine di localizzare gli ambienti soggetti a livelli maggiori di carichi accidentali e di esercizio in aree strutturalmente più sane e caratterizzate dalla minor presenza di elementi artistici e architettonici di pregio altrimenti soggetti ad un più rapido degrado.
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