ETD

Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-09142010-210530


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
RITONDALE, IDA
URN
etd-09142010-210530
Titolo
Effetti della somministrazione di paracalcitolo nei pazienti con Iperparatiroidismo secondario e Insufficienza renale cronica in terapia conservativa.
Dipartimento
MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Barsotti, Giuliano
Parole chiave
  • Insufficienza renale cronica
  • Iperparatiroidismo secondario
  • paracalcitolo
  • Calcio
  • Vitamina D
Data inizio appello
19/10/2010
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
19/10/2050
Riassunto
RIASSUNTO
L’iperparatiroidismo secondario (IPT-2°) caratterizza sin dalle prime fasi il decorso dell’insufficienza renale cronica ed ha un ruolo importante nella patogenesi della osteodistrofia uremica e della malattia cardiovascolare, quest’ultima responsabile della elevata mortalità nei pazienti uremici.
La terapia tradizionale dell’IPT-2°prevede la restrizione dietetica di fosfato, i chelanti del fosfato, la supplementazione di calcio e di Attivatori dei VDR (VDRA). Attualmente ci si avvale di due differenti classi di VDRA, rispettivamente i VDRA selettivi come il paracalcitolo e i VDRA non selettivi come il calcitriolo, che pur condividendo numerose azioni a livello cellulare e tissutale presentano diversità strutturali e farmacodinamiche che si riflettono in un diverso spettro di attività sulla funzione parotidea e sull’omeostasi del metabolismo minerale.

Scopo dello studio: abbiamo valutato l’efficacia di paracalcitolo un attivatore selettivo dei VDR di terza generazione, nel trattamento dell’IPT-2°in un gruppo di pazienti in terapia conservativa con iperparatiroidismo da almeno 1 anno.

Materiali e metodi: abbiamo analizzato 11 pazienti, di età compresa tra 37-73 anni (età media 62,27 ± 10,25 anni), con CKD da 4-35 anni (media 14 ± 8,77 anni), con IPT-2°di gravità variabile. La somministrazione orale di paracalcitolo è stata iniziata nel momento in cui i pazienti sono giunti alla nostra osservazione con dose giornaliera di 1 mg/die, dopo aver posto la diagnosi di IPT-2°. Sono stati poi rivalutati gli stessi pazienti dopo circa tre mesi dall’inizio del trattamento, riconsiderando iPTH, Calcio, Fosforo Creatininemia e gli eventuali risvolti clinici.

Risultati: all’inizio dello studio il 63,3% dei pazienti presentava IPT-2° di grado lieve ( Gruppo A : PTH < 500 pg/mL), il 18,18% di grado moderato (Gruppo B: PTH = 500-800 pg/mL) e il 18,18% di grado grave (Gruppo C: PTH > 800 pg/mL).
La terapia con Paracalcitolo ha determinato una significativa riduzione del PTH (PTH medio basale 489,11± 293,10 pg/mL vs 209,05±133,30 pg/ml,p=0,0092). Analizzando i singoli gruppi di pazienti è stato osservato che la riduzione dei livelli di PTH dopo la terapia, è significativa sia nei pazienti del Gruppo A (Media ± Deviazione Standard: 306,28 ± 78,30 vs 147,8 ± 82,10; p=0.0028) che del Gruppo B (Media ± Deviazione Standard: 512 9,89 vs 201 ± 38,18; p = 0.0079) e del Gruppo C (Media ± Deviazione Standard: 1042 ± 132,93 vs 438,5 ± 48,79 ; p = 0.0264).
Abbiamo osservato che i livelli di calcemia hanno mostrato un incremento statisticamente non significativo (livelli medi basali 9.22±0.72 mg/dl vs 9.61±0.35 mg/dl, p=0.1283)e che non si sono rilevati incrementi statisticamente significativi né della fosforemia (livelli medi basali 4,35±1,10 mg/dl vs 4,37±0.48 mg/dl, p=0,8474), né del prodotto Calcio-Fosforo (livelli medi basali 40,18±10,97 mg2/dl2 vs 41,16±4,45 mg2/dl2, p=0,7863).
Valutando i livelli di creatininemia si è osservato un aumento statisticamente non significativo (livelli medi basali di 5,34±1,72 mg/dl vs
5,79±1,92 mg/dl, p=0,5690).
Non vi sono stati sintomi avversi, tranne in 2 pazienti, nei quali è stato necessario sospendere il farmaco per un’eccessiva soppressione dell’iPTH. Nessuno ha dovuto sospendere il trattamento per ipercalcemia.

Conclusioni: la terapia con paracalcitolo non soltanto è risultata associata a rapida e significativa riduzione del PTH, ma non ha determinato una variazione significativa dei livelli sierici di calcio, fosforo e conseguentemente del prodotto Ca•P. Tale osservazione è in accordo con i dati sperimentali derivanti da modelli animali che hanno dimostrato che il paracalcitolo possiede rispetto al calcitriolo analoga efficacia soppressiva sul PTH ma minore effetto calcemico e fosfatemico (1), grazie ad una minore stimolazione della espressione dei recettori intestinali VDR, con conseguente ridotta attivazione dei meccanismi di trasporto attivo del calcio e del fosforo e ad una minore stimolazione dei processi di riassorbimento osseo, attraverso l’attivazione degli osteoclasti (1).

File