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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-09132013-141722


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
CIREGIA, ALICE
URN
etd-09132013-141722
Titolo
Possibilita di una legalizzazione dell'eutanasia attiva consensuale alla luce della Costituzione
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Romboli, Roberto
Parole chiave
  • eutanasia
  • eutanasia attiva consensuale
  • libertà di autodeterminazione
  • diritto alla vita
  • diritto alla salute
  • diritto di morire
  • bioetica cattolica
  • bioetica laica
  • legalizzazione dell'eutanasia
  • libertà di coscienza
  • diritto di non soffrire
Data inizio appello
07/10/2013
Consultabilità
Completa
Riassunto
L’eutanasia attiva consensuale è uno dei temi più caldi del dibattito pubblico. Sia quanti vi si oppongono, sia quanti sono a favore, all’unisono si fa appello al legislatore affinchè prenda posizione sul fenomeno, che ad oggi continua ad essere taciuto dal nostro ordinamento giuridico. Conseguentemente, si assiste ad un’estrema rigorosità delle pene applicabili agli autori di gesti eutanasici, stante la sua configurazione entro la fattispecie dell’omicidio comune.
I sostenitori dell’eutanasia ne parlano in termini di vero e proprio diritto, di diritto di decidere il quando e il come della propria morte in caso di terminalità di una malattia che non lasci più alcuna speranza di guarigione, ovvero che degradi il livello di dignità del soggetto tanto da rendere la vita per lui priva di valore.
In nessun caso potrebbe darsi una legge favorevole all’eutanasia se la Costituzione contenesse un esplicito divieto alla possibilità di anticipare la morte, anche a fronte di situazioni del tutto eccezionali. Tuttavia, dal dettato costituzionale se da un lato viene tutelato il diritto alla vita, dall’altro non si rinviene un obbligo di vivere. Dunque, il dibattito rimane aperto.
In attesa di un intervento legislativo sul fenomeno, è toccato alla giurisprudenza provvedere a mitigare l’estrema severità delle pene che in astratto dovrebbero infliggersi agli autori dei gesti eutanasici, prospettando di volta in volta, a secondo del caso concreto, attenuanti di vario tipo. Tuttavia, i principi di certezza e legalità del diritto richiedono che un simile onere non venga a gravare perpetuamente sull’apparato giudiziale: una legge, di qualunque tipo, è necessaria.
Il dibattito giuridico è fortemente influenzato dalle posizioni etiche cui ciascuno aderisce. In particolare, si contrappongono una bioetica cattolica ed una laica. Ciascuna fa riferimento a principi assoluti, tra loro inconciliabili, per cui una posizione del tutto neutrale e conciliante da parte del diritto, non sembra poter aver luogo. Tuttavia, ragionando sul un piano concreto, guardando ai veri protagonisti dell’eutanasia, i malati terminali, direttamente toccati dall’assenza di una qualsivoglia disciplina, una soluzione auspicabile può essere scorta. L’unica via percorribile sarebbe garantire a ciascuno, laddove si trovi nella terminalità di una malattia il cui esito infausto sia indefettibile, di decidere se lasciare che la malattia faccia il suo corso, nonostante le indicibili sofferenze, o piuttosto sia più conforme ai propri principi etici e morali chiedere un aiuto per porre fine ad una vita ormai qualitativamente svuotata di qualsivoglia valore. Ciò si rivelerebbe peraltro conforme alla libertà di coscienza, costituzionalmente tutelata, nonché ai fondamentali principi personalista e pluralista.
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