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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-09122022-202108


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
MARILUNGO, ALESSANDRA
URN
etd-09122022-202108
Titolo
Il vagare militante di una moltitudine in bilico: il lavoro di Kinkaleri come indagine sulla performatività.
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Prof.ssa Marcheschi, Elena
Parole chiave
  • Performance
  • Teatri 90
  • Kinkaleri
  • Moltitudine
  • Performatività
Data inizio appello
26/09/2022
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
L’elaborato vuole indagare come le realtà teatrali indipendenti nate negli anni Novanta del secolo scorso abbiano assorbito nel loro lavoro i concetti di moltitudine e di performativo, così come espressi negli studi di Paolo Virno e Erika Fischer-Lichte. A tale scopo, il primo capitolo verrà dedicato ai fenomeni politici e sociali che hanno investito la penisola sull’orlo del nuovo secolo, sottolineando come le manifestazioni di un’Italia politica sempre più instabile e lo sviluppo delle nuove tecnologie abbiano trasportato la società degli anni Novanta in un individualismo sempre più radicato. Il secondo capitolo sarà invece di stampo teatrale, dato che è proprio in questo tipo di esperienza (storicamente legata al concetto di comunità e alla sua espressione) che si può osservare i processi di formazione di una comunità e dunque ragionare sulla moltitudine che oggi ci forma. A tale scopo fornirò una panoramica sulle realtà teatrali auto-organizzate fiorite negli anni Novanta, attraverso i lavori del Teatro del Lemming, Teatrino Clandestino, Accademia degli Artefatti, Masque Teatro, Motus e Fanny & Alexander. Tale visione viene perciò accompagnata dalla lettura del libro Estetica del performativo di Fischer-Lichte, in cui l’autrice ci fornisce le linee guida per la comprensione di uno spettacolo-evento che pone la sua artisticità nell’esperienza estetica di chi lo vive piuttosto che nell’opera che esso produce. Ciò significa analizzare la posizione di attori e spettatori come co-produttori dello spettacolo affinché si produca il loop autopoietico di feedback, in cui grazie al contatto, la liveness e lo scambio di ruoli (o anche uno solo dei tre) si formano comunità transitorie. Lo spettatore dunque, preso dalla materialità della performance (espressa attraverso la dimensione corporea, spaziale e sonora e dunque al ritmo e all’atmosfera), viene immerso nello spettacolo, che farà fruttare in lui associazioni casuali e spontanee che lo trasportano in uno stato di liminalità dove le dicotomie su cui si è sviluppato il processo di civilizzazione occidentale vengono meno.
Tale riflessione verrà inoltre utilizzata come chiave di lettura nel percorso di approfondimento sul lavoro dei Kinkaleri, caso studio che occuperà l’intero terzo capitolo. A giustificare la scelta della compagnia teatrale toscana sta il suo porsi come sintesi materiale di quanto finora detto: nell’esperienza quasi trentennale del gruppo nato all’interno di un centro sociale fiorentino, moltitudine e performatività si esprimono con evidente continuità, tanto nel loro definirsi come entità in continua trasformazione (e dunque rifiutare i nominativi di gruppo o compagnia teatrale, che nell’elaborato vengono utilizzati a scopo semplificativo) quanto nell’orizzontalità creativa e organizzativa che si percepisce nelle loro creazioni, in cui i ruoli dei performer si scambiano e si confondono, fornendoci dunque la possibilità di chiudere il cerchio.
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