Tesi etd-09112022-164417 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
PUGLIESE, MARIA TERESA
URN
etd-09112022-164417
Titolo
Studio caso-controllo sull'incidenza di Delayed Gastric Emptying dopo duodenocefalopancreasectomia tradizionale e robotica
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Morelli, Luca
Parole chiave
- delayed gastric emptyng
- duodenocefalopancreasectomia
Data inizio appello
27/09/2022
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
27/09/2092
Riassunto
La duodenocefalopancreasectomia (DCP) è un intervento che prevede l’asportazione della testa del pancreas, della colecisti, della parte terminale del coledoco, del duodeno e, in base alla tecnica scelta, in alcuni casi anche del piloro e della porzione distale dello stomaco.
Nonostante la riduzione della mortalità, attualmente intorno al 3% nei centri ad alto volume, questo rimane un intervento caratterizzato da un elevato tasso di complicanze postoperatorie, tra cui la più frequente è il ritardo di svuotamento gastrico (Delayed Gastric Emptying).
La definizione di tale complicanza è stata standardizzata dal Gruppo di Studio Internazionale sulla Chirurgia Pancreatica (ISGPS – International Study Group on Pancreatic Surgery) e prevede la suddivisione in tre diversi gradi (A, B e C) con severità crescente. Il DGE viene anche distinto in primario e secondario in base all’assenza o presenza, rispettivamente, di complicanze postoperatorie, tra cui la fistola pancreatica e le raccolte addominali.
Nel corso degli anni, come alternativa alla classica procedura secondo Whipple che prevede l’asportazione del piloro, la DCP con conservazione del piloro ha guadagnato sempre più popolarità, sebbene questa procedura sia risultata in alcuni studi essere associata ad un rischio più elevato di insorgenza di DGE.
L’utilizzo sempre maggiore della chirurgia mininvasiva robotica con il sistema chirurgico da Vinci nella chirurgia pancreatica e nello specifico per la DCP pone la questione, non ancora chiaramente risolta, se questa tecnica chirurgica possa avere un impatto positivo nell’insorgenza del DGE, andandone a diminuire il rischio di insorgenza.
Lo scopo di tale studio è proprio quello di confrontare i risultati della DCP con preservazione del piloro eseguita con tecnica robotica e con tecnica tradizionale open, con particolare attenzione sull’insorgenza del DGE.
Materiali e metodi
A partire da gennaio 2009 fino a marzo 2022, presso il reparto di Chirurgia Generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana sono state eseguite 403 duodenocefalopancreasectomie, di cui 353 con la tecnica tradizionale a cielo aperto e 50 con tecnica robotica con il sistema da Vinci Xi.
I pazienti sottoposti a DCP con preservazione del piloro robotica (gruppo R-PpDCP) sono stati confrontati con il gruppo di pazienti sottoposti a stesso intervento con tecnica open (gruppo O-PpDCP), selezionando i pazienti da un database dedicato raccolto in maniera prospettica utilizzando una metodologia caso-controllo con rapporto 1:1.
I criteri di selezione sono stati: sesso, età, ASA score, diagnosi istologica e stadio T del tumore.
Sono stati analizzati in maniera retrospettiva i dati preoperatori e perioperatori dei due gruppi, con particolare attenzione sul confronto dell’incidenza del DGE.
Risultati
Sono stati selezionati due gruppi costituiti ciascuno da 30 pazienti. I risultati ottenuti dall’analisi dei dati hanno messo in evidenza una percentuale significativamente minore di casi di DGE clinicamente rilevante nel gruppo di pazienti sottoposti a DCP con approccio robotico (R-PpDCP). In particolare, sono stati riscontrati 3 casi su 30 (10%) nel gruppo R-PpDCP e 10 casi su 30 (33.3%) nel gruppo O-PpDCP, p0.028. La durata della degenza post-operatoria mediana è stata significativamente più breve nel gruppo R-PpDCP: 10 giorni rispetto a 15 giorni, p0.013.
Conclusioni
L’approccio mininvasivo robotico è caratterizzato da un ridotto trauma e molto probabilmente questo determina una riduzione dell’incidenza di delayed gastric emptying nel gruppo R-PpDCP.
Questa ridotta incidenza ha un impatto positivo anche sulla durata della degenza con una significativa sua riduzione. Questi risultati possono incoraggiare l’utilizzo dell’approccio robotico nella chirurgia pancreatica, in particolare per gli interventi di DCP, dal momento che una degenza di durata minore ha anche dei costi sanitari minori e questo va parzialmente a mitigare i costi elevati dell’approccio robotico.
Nonostante la riduzione della mortalità, attualmente intorno al 3% nei centri ad alto volume, questo rimane un intervento caratterizzato da un elevato tasso di complicanze postoperatorie, tra cui la più frequente è il ritardo di svuotamento gastrico (Delayed Gastric Emptying).
La definizione di tale complicanza è stata standardizzata dal Gruppo di Studio Internazionale sulla Chirurgia Pancreatica (ISGPS – International Study Group on Pancreatic Surgery) e prevede la suddivisione in tre diversi gradi (A, B e C) con severità crescente. Il DGE viene anche distinto in primario e secondario in base all’assenza o presenza, rispettivamente, di complicanze postoperatorie, tra cui la fistola pancreatica e le raccolte addominali.
Nel corso degli anni, come alternativa alla classica procedura secondo Whipple che prevede l’asportazione del piloro, la DCP con conservazione del piloro ha guadagnato sempre più popolarità, sebbene questa procedura sia risultata in alcuni studi essere associata ad un rischio più elevato di insorgenza di DGE.
L’utilizzo sempre maggiore della chirurgia mininvasiva robotica con il sistema chirurgico da Vinci nella chirurgia pancreatica e nello specifico per la DCP pone la questione, non ancora chiaramente risolta, se questa tecnica chirurgica possa avere un impatto positivo nell’insorgenza del DGE, andandone a diminuire il rischio di insorgenza.
Lo scopo di tale studio è proprio quello di confrontare i risultati della DCP con preservazione del piloro eseguita con tecnica robotica e con tecnica tradizionale open, con particolare attenzione sull’insorgenza del DGE.
Materiali e metodi
A partire da gennaio 2009 fino a marzo 2022, presso il reparto di Chirurgia Generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana sono state eseguite 403 duodenocefalopancreasectomie, di cui 353 con la tecnica tradizionale a cielo aperto e 50 con tecnica robotica con il sistema da Vinci Xi.
I pazienti sottoposti a DCP con preservazione del piloro robotica (gruppo R-PpDCP) sono stati confrontati con il gruppo di pazienti sottoposti a stesso intervento con tecnica open (gruppo O-PpDCP), selezionando i pazienti da un database dedicato raccolto in maniera prospettica utilizzando una metodologia caso-controllo con rapporto 1:1.
I criteri di selezione sono stati: sesso, età, ASA score, diagnosi istologica e stadio T del tumore.
Sono stati analizzati in maniera retrospettiva i dati preoperatori e perioperatori dei due gruppi, con particolare attenzione sul confronto dell’incidenza del DGE.
Risultati
Sono stati selezionati due gruppi costituiti ciascuno da 30 pazienti. I risultati ottenuti dall’analisi dei dati hanno messo in evidenza una percentuale significativamente minore di casi di DGE clinicamente rilevante nel gruppo di pazienti sottoposti a DCP con approccio robotico (R-PpDCP). In particolare, sono stati riscontrati 3 casi su 30 (10%) nel gruppo R-PpDCP e 10 casi su 30 (33.3%) nel gruppo O-PpDCP, p0.028. La durata della degenza post-operatoria mediana è stata significativamente più breve nel gruppo R-PpDCP: 10 giorni rispetto a 15 giorni, p0.013.
Conclusioni
L’approccio mininvasivo robotico è caratterizzato da un ridotto trauma e molto probabilmente questo determina una riduzione dell’incidenza di delayed gastric emptying nel gruppo R-PpDCP.
Questa ridotta incidenza ha un impatto positivo anche sulla durata della degenza con una significativa sua riduzione. Questi risultati possono incoraggiare l’utilizzo dell’approccio robotico nella chirurgia pancreatica, in particolare per gli interventi di DCP, dal momento che una degenza di durata minore ha anche dei costi sanitari minori e questo va parzialmente a mitigare i costi elevati dell’approccio robotico.
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