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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-09112014-085030


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
MERATI, FEDERICA
URN
etd-09112014-085030
Titolo
Dal campus novel All is Forgotten, Nothing is Lost al sistema poesia: i sentieri dell'arte poetica nel mondo contemporaneo.
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
TRADUZIONE LETTERARIA E SAGGISTICA
Relatori
correlatore Dott. Ciompi, Fausto
relatore Prof.ssa Tchernichova, Viktoria
Parole chiave
  • arte poetica
  • campus novel
  • Lan Samantha Chang
Data inizio appello
03/11/2014
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il campus novel è principalmente un fenomeno letterario anglo-americano che prende le mosse negli anni Cinquanta del Novecento e, da quel momento in poi, conosce uno sviluppo senza precedenti. Sull’onda di questo innegabile successo, nel 2010 Lan Samantha Chang, docente di letteratura inglese all’Università dell’Iowa e direttrice dell’Iowa Writers’ Workshop, pubblica il suo terzo romanzo, All is Forgotten, Nothing is Lost, che si presenta fin da subito come un campus novel sui generis. Infatti, se è possibile individuare elementi che legano All is Forgotten, Nothing is Lost alla tradizione del romanzo accademico, nella fattispecie la centralità della vita universitaria con le sue complesse dinamiche, la presenza massiccia dell’intertestualità nonché l’intreccio amoroso, è altrettanto possibile notare come queste stesse convenzioni vengano in qualche modo superate così da fare del romanzo un’opera tematicamente densa.
A una lettura attenta, il romanzo pone ai personaggi come pure al lettore tutta una serie di domande a cui la filosofia estetica e la critica letteraria hanno cercato e, tuttora, cercano di rispondere: la questione della letterarietà/artisticità di un’opera, il valore ontologico del fare poetico, la co-implicazione d’ispirazione e intenzionalità nel processo di poeisis e la loro inscindibilità dalla scelta del poeta di adottare un determinato stile e, infine, l’importanza e il peso del giudizio estetico e della ricezione nell’istituzionalizzazione di un’opera poetica.
Partendo proprio da questi quesiti, si è cercato di trovarvi risposta delineando un percorso coerente, una sorta di semiotica dell’arte poetica, ossia una prospettiva il cui orizzonte d’interesse tende a compenetrare un approccio analitico-interpretativo del testo artistico con una volontà esplicativa delle pratiche di produzione, circolazione e fruizione delle opere. Ciò equivale a dire che un’opera può essere letta come un tutto dotato di significato perché la sua semantizzazione non è riconducibile solo a elementi testuali, ma anche a elementi contestuali, resi pertinenti di volta in volta e storicamente determinati.
A fronte di tutto ciò, la poeticità/letterarietà di una poesia si manifesta nel momento in cui in essa sono riscontrabili alcune caratteristiche immanenti, delle costruzioni segniche responsabili, almeno in parte, della semantizzazione dell’opera, che si attivano al momento della fruizione, ossia quando l’opera è immersa in una relazione estetico-artistica con il soggetto (accoppiamento strutturale). Pertanto, se una poesia comunica qualcosa, se è incarnazione di un’idea, ciò significa che ha una portata ontologica. La poesia libera le parole dai filtri concettuali che attenuano l’evidenza delle cose a se stesse e si prefigge di dire la verità. La poesia è aperta all’essere e si configura come atto fondativo di un mondo, vale a dire di un orizzonte di senso in cui gli enti vengono in essere e la verità ha carattere eventuale, è dispiegamento di senso secondo le prospettive di quel mondo. A monte di tale atto fondativo si collocano l’ispirazione e l’intenzionalità, che si comprendono meglio se si considera il linguaggio poetico come alternativa a quello quotidiano e la poesia come un aspetto della natura umana. Sulla scorta delle nuove scoperte delle scienze cognitive, alla base dell’ispirazione sta l’inconscio cognitivo, una sorta di magazzino esperienziale contenente i mattoni della vita mentale inconscia. L’ispirazione cerca di far emergere quei contenuti primitivi ed è di natura pre-logica, pre-razionale perché legata alla percezione comune. Subentra, quindi, l’intenzionalità, ossia la proprietà che hanno gli stati cognitivi di concernere qualcosa, la quale considera le esperienze percettive come fatti attivi e ne consente la ri-plasmazione linguistica al fine di creare un messaggio che comunichi qualcosa. Tale ri-plasmazione linguistica si manifesta nella scelta di uno stile che traduce il materiale cognitivo in una precisa organizzazione di realia. Lo stile è un elemento attrattore, un’interfaccia tra io e mondo ed è un mezzo per condividere un’idea di io-nel-mondo.
Infine, perché tutto questo abbia valore, è necessario prendere in considerazione il coté ricettivo: il dominio poetico mette in gioco un’elaborazione e un’esperienza di valori mediate dal testo poetico, la percezione di un valore attribuibile al testo stesso e, dunque, la sanzione del valore dell’opera. In questa dinamica, piacere, apprezzamento e giudizio sono strettamente legati e devono avere portata intersoggettiva. Un’opera poetica, per essere universalmente riconosciuta tale, mette in campo una serie di caratteristiche che collimano con parametri critici, definiti a livello istituzionale e culturalmente determinati. L’esistenza concreta di questi parametri nella comunicazione intersoggettiva fa si che il giudizio estetico individuale, ma a pretesa universale, tenga conto nella valutazione dell’opera del soddisfacimento di valori socializzati. L’opera è così inserita e rinviata a situazioni-tipo riconosciute all’interno di una data comunità culturale. Si supera il relativismo del giudizio e si spiega come il giudizio estetico sia in grado di predicare qualcosa dell’opera e del suo autore al di là della dimensione soggettiva.
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