Tesi etd-09112013-074804 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
AMICONE, LUCA
URN
etd-09112013-074804
Titolo
La tradizione piccarda di Chrétien de Troyes e il manoscritto BnF fr. 12603 dell'Yvain
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
LETTERATURE E FILOLOGIE EUROPEE
Relatori
relatore Prof. Cigni, Fabrizio
Parole chiave
- BnF fr. 12603
- Chrétien de Troyes
- Fiandra
- Perceval
- tradizione piccarda
- Yvain
Data inizio appello
30/09/2013
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il numero elevato di testimoni piccardi per i romanzi di Chrétien de Troyes dipende certamente dai rapporti che l’autore intrattenne con la contea di Fiandra, dove con ogni probabilità trascorse l’ultima parte della sua vita al servizio di Filippo d’Alsazia, e all’interesse che i successori di quest’ultimo dimostrarono sempre nei confronti suoi e della sua opera, tanto da ritenersi i depositari legittimi dell’ultimo romanzo incompiuto, Perceval, incominciato appunto per incarico di Filippo e continuato, dopo la morte dell’autore, proprio in Fiandra.
La prima parte di questo lavoro mira per l’appunto al delineamento dell’ambiente storico-culturale piccardo dove Chrétien operò e dove la sua opera fu letta, copiata ed apprezzata, e dove soprattutto si compì l’appropriazione culturale di un autore champenois da parte della classe dominante.
A tale questione si affianca anche l’indagine dell’aspetto linguistico, che è un altro dei problemi posti dall’alto numero di manoscritti nord-orientali. In effetti, il dialetto di Chrétien non era certamente il dialetto piccardo, ma nonostante ciò questo costituisce la principale lingua di trasmissione dei suoi romanzi. La tradizione champenois, scritta in un dialetto se non uguale almeno prossima a quello dell’autore è invece minoritaria. Ciò significa che nella maggior parte dei casi la veste linguistica originaria dei suoi romanzi potrebbe essere stata pesantemente rimaneggiata.
Considerando accertato che Chrétien scrivesse in una lingua dai tratti champenois, nella seconda parte di questo lavoro si è conseguentemente tentato di investigare il problema della ricezione linguistica posto dalla tradizione piccarda dell’Yvain, prendendone in considerazione tutti i testimoni ma con attenzione particolare ad uno di essi, il BnF fr. 12603, conosciuto per questo romanzo con la sigla S, di cui si fornisce una descrizione dettagliata.
La prima parte di questo lavoro mira per l’appunto al delineamento dell’ambiente storico-culturale piccardo dove Chrétien operò e dove la sua opera fu letta, copiata ed apprezzata, e dove soprattutto si compì l’appropriazione culturale di un autore champenois da parte della classe dominante.
A tale questione si affianca anche l’indagine dell’aspetto linguistico, che è un altro dei problemi posti dall’alto numero di manoscritti nord-orientali. In effetti, il dialetto di Chrétien non era certamente il dialetto piccardo, ma nonostante ciò questo costituisce la principale lingua di trasmissione dei suoi romanzi. La tradizione champenois, scritta in un dialetto se non uguale almeno prossima a quello dell’autore è invece minoritaria. Ciò significa che nella maggior parte dei casi la veste linguistica originaria dei suoi romanzi potrebbe essere stata pesantemente rimaneggiata.
Considerando accertato che Chrétien scrivesse in una lingua dai tratti champenois, nella seconda parte di questo lavoro si è conseguentemente tentato di investigare il problema della ricezione linguistica posto dalla tradizione piccarda dell’Yvain, prendendone in considerazione tutti i testimoni ma con attenzione particolare ad uno di essi, il BnF fr. 12603, conosciuto per questo romanzo con la sigla S, di cui si fornisce una descrizione dettagliata.
File
Nome file | Dimensione |
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Bibliografia.pdf | 232.65 Kb |
Frontespizio.pdf | 58.74 Kb |
Indice.pdf | 86.03 Kb |
Introduzione.pdf | 209.37 Kb |
Parte_prima.pdf | 920.91 Kb |
Parte_seconda.pdf | 1.79 Mb |
Premessa.pdf | 305.35 Kb |
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