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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-09112013-000458


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
GURASHI, DARIO
URN
etd-09112013-000458
Titolo
Giuseppe Rensi filosofo della storia
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE
Relatori
relatore Prof. Iacono, Alfonso Maurizio
Parole chiave
  • Pessimismo
  • Scetticismo
  • Storicismo
Data inizio appello
30/09/2013
Consultabilità
Completa
Riassunto
L'indagine che qui presento si configura nella forma di un contributo critico designato a illustrare e definire, nell'ambito di una filosofa della storia, la posizione teorica di Giuseppe Rensi. Viene così a costituirsi quale materia di ingadine il momento della storia - alla luce del significato che le viene attribuito - riconosciuto nella sua centralità per una comprensione adeguata dell'intera evoluzione spirituale di Rensi; il quale, dall'originaria elaborazione scettica, perviene ad una complessiva visuale pessimistica del destino umano. Vengono così ad essere esaminati i testi principali di Rensi fra gli anni 1916 e 1926, testi nei quali trova esposizione e discussione il concetto del divenire storico. Ivi poi trova compiuta espressione il travaglio di un meditare nutrito nell'inquietudine per una storia umana che si riconosce inafferrabile alle forme della ragione. Ed è nel solco della scissione tra storia e ragione, operata dilatando e coinvolgendo nel dominio delle vicende umane la validità metodologica del dubbio scettico, che ho inteso rievocare la genesi del pensiero storico in Rensi (capitolo primo), attraverso quell'episodio della compagine reale, la guerra, che rivela il suo valore compiuto per il giudizio storico-filosofico nel darsi come vicenda universale, figura ideale dello sgretolamento metafisico intrinseco alla ragione stessa, compiuta nel luogo della più elevata consapevolezza di sé, la realtà. Ho voluto così affermare la dimensione europea della riflessione rensiana, sì da riconoscerla in stretta congiunzione con quella che viene indicata come tradizione “antistoricistica” di pensiero, sorta nel secolo XIX e protrattasi fino alla prima decade del secolo XX, volta a promuovere una comprensione della storia alternativa allo storicismo hegeliano (capitolo secondo). Mi sono da ultimo proposto di intendere nella pienezza delle sue articolazioni il contributo che Rensi viene delineando negli anni complessi della maturità filosofica, consolidata nello scetticismo (capitolo terzo). In tal senso è risultato necessario testimoniare e motivare la formulazione scettica di un meditare rivolto dapprima a metter tra parentesi la storia della filosofia, esibendo la sistematica demolizione che Rensi intraprende della morfologia idealistica in quanto incapace di afferrare, nella corretta visione dei fatti, lo svolgimento temporale della filosofia, così da poter sostituire allo storicismo idealistico una filosofia della storia di carattere vitalistico. In un secondo momento mi sono impegnato a giustificare l'idea di poter istituire una forte connessione metodologica fra Hegel e Rensi, almeno sul piano della Geschischtsphilosophie, sostenendo la base hegeliana delle forme con cui il pensatore veronese imposta la problematica relativa alla connessione dei fenomeni storici, intesi secondo una struttura dialettica. Mi sono poi rivolto a delineare, nelle componenti essenzial,i la morfologia della storia, come Rensi ha voluto intenderla nel periodo compreso fra il 1923 e il 1926, ovvero nell'arco temporale all'interno del quale il pensiero scettico subisce il cruccio di una svolta, alla cui maturazione è delegato il sapere tragico, altresì l'emergere di quel pessimismo cosmico che Rensi non esita ad ampliare alla filosofia della storia; pessimismo dal quale traluce il concetto della storia esibito al pensiero nel dolore e nel conflitto universale.
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