Tesi etd-09102021-194325 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
CAGGIA, DIEGO ANGELO
URN
etd-09102021-194325
Titolo
Le scelte di fine vita: un’indagine di diritto penale comparato
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Vallini, Antonio
Parole chiave
- eutanasia
- fine vita
- suicidio assistito
Data inizio appello
27/09/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
27/09/2061
Riassunto
La morte ha interessato l’uomo da sempre, rappresentando una fonte di dolore e paura da cui rifuggire e da allontanare in quanto sinonimo di distruzione. Per la sua stessa natura, l’essere umano è portato a inseguire la vita, che per questo motivo è stata oggetto di una “sacralizzazione” non solo da parte dell’etica religiosa cristiana, ma anche dalle altre diverse tradizioni morali . Al contempo, lo stato ha incamerato l’interesse di protezione della vita e dell’individuo. Esistono, tuttavia, delle situazioni che si sono palesate in conseguenza del progresso scientifico e tecnologico, in cui questo paradigma si capovolge, portando l’uomo a desiderare ardentemente un qualcosa che si pone in antitesi con la sua stessa esistenza. Difatti, il progresso scientifico ha comportato l’insorgere di situazioni in cui l’individuo viene strappato dalla morte senza che gli sia restituito, al contempo, un adeguato miglioramento delle sue condizioni e della qualità della sua vita. In questo contesto quale deve essere il ruolo dello Stato? e queste esigenze dell’individuo come possono rapportarsi con l’opposto dovere di protezione della vita di cui lo stato è portatore?
Il presente elaborato si propone di indagare un tema spinoso e divisivo come quello delle scelte di fine vita. In particolare, si studieranno fenomeni quali l’eutanasia e il suicidio assistito, analizzando le implicazioni sul piano del diritto penale.
Si partirà da una disamina della normativa penale italiana in materia, ricostruendo in particolare la ratio di tutela che è possibile ricavare dagli artt.579 e 580 c.p. e rapportandola con l’opposto diritto di autodeterminazione dell’individuo. Nello specifico, analizzeremo come sia cambiato nel tempo il punto di equilibrio tra questi due valori, passando da alcune tappe fondamentali: quali le sentenze relative ai casi Welby ed Englaro e la legge n.219 del 2017. Vedremo come tale legge abbia comportato, per la prima volta, il riconoscimento legislativo del diritto all’autodeterminazione terapeutica e dell’impossibilità per lo stato di imporre al paziente una determinata terapia anche salvavita, qualora sia da questi rifiutata e nonostante le conseguenze che possano derivare da tale rifiuto.
Ci concentreremo successivamente sulla vicenda giudiziaria che ha visto come protagonista Marco Cappato, incriminato del delitto di aiuto al suicidio, di cui all’art.580 c.p., per aver accompagnato Fabiano Antoniani in Svizzera, dove questi ha trovato la morte presso l’associazione Dignitas. Il processo che ha coinvolto Cappato è arrivato davanti alla Corte costituzionale, a causa di un dubbio di costituzionalità dell’articolo 580 c.p., la quale si è espressa con una doppia pronuncia che ha rappresentato una svolta storica all’interno dell’ordinamento italiano, individuando un limitato spazio di liceità delle condotte di assistenza al suicidio.
Passeremo poi alla disamina delle normative in materia di eutanasia e suicidio assistito vigenti in Colombia, Canada, Germania, Olanda, Belgio e Spagna, per poi confrontare i risultati dell’analisi comparatistica con quanto affermato dalla Corte costituzionale italiana in suddetta doppia pronuncia. Da tale confronto faremo emergere i pregi e i difetti del punto di equilibrio tra gli interessi in gioco individuato dalla Consulta, offrendo infine una panoramica delle prospettive di intervento del legislatore
Il presente elaborato si propone di indagare un tema spinoso e divisivo come quello delle scelte di fine vita. In particolare, si studieranno fenomeni quali l’eutanasia e il suicidio assistito, analizzando le implicazioni sul piano del diritto penale.
Si partirà da una disamina della normativa penale italiana in materia, ricostruendo in particolare la ratio di tutela che è possibile ricavare dagli artt.579 e 580 c.p. e rapportandola con l’opposto diritto di autodeterminazione dell’individuo. Nello specifico, analizzeremo come sia cambiato nel tempo il punto di equilibrio tra questi due valori, passando da alcune tappe fondamentali: quali le sentenze relative ai casi Welby ed Englaro e la legge n.219 del 2017. Vedremo come tale legge abbia comportato, per la prima volta, il riconoscimento legislativo del diritto all’autodeterminazione terapeutica e dell’impossibilità per lo stato di imporre al paziente una determinata terapia anche salvavita, qualora sia da questi rifiutata e nonostante le conseguenze che possano derivare da tale rifiuto.
Ci concentreremo successivamente sulla vicenda giudiziaria che ha visto come protagonista Marco Cappato, incriminato del delitto di aiuto al suicidio, di cui all’art.580 c.p., per aver accompagnato Fabiano Antoniani in Svizzera, dove questi ha trovato la morte presso l’associazione Dignitas. Il processo che ha coinvolto Cappato è arrivato davanti alla Corte costituzionale, a causa di un dubbio di costituzionalità dell’articolo 580 c.p., la quale si è espressa con una doppia pronuncia che ha rappresentato una svolta storica all’interno dell’ordinamento italiano, individuando un limitato spazio di liceità delle condotte di assistenza al suicidio.
Passeremo poi alla disamina delle normative in materia di eutanasia e suicidio assistito vigenti in Colombia, Canada, Germania, Olanda, Belgio e Spagna, per poi confrontare i risultati dell’analisi comparatistica con quanto affermato dalla Corte costituzionale italiana in suddetta doppia pronuncia. Da tale confronto faremo emergere i pregi e i difetti del punto di equilibrio tra gli interessi in gioco individuato dalla Consulta, offrendo infine una panoramica delle prospettive di intervento del legislatore
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