Tesi etd-09102017-170428 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
LUPINO, LEONARDO
URN
etd-09102017-170428
Titolo
Il Nomos del Novecento.
Letture e interpretazioni dell'elaborazione giusinternazionalistica di Carl Schmitt
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E CIVILTA
Relatori
relatore Prof. Baldissara, Luca
Parole chiave
- Carl Schmitt
- diritto internazionale
- globalizzazione
- guerre contemporanee
- ius ad bellum
- ius in bello
- Nomos della terra
- problema della guerra
- violenza
Data inizio appello
25/09/2017
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il lavoro tenta di ricostruire le questioni globali del secondo Novecento sulla base di un confronto tra la teoria giusinternazionalistica di Carl Schmitt e le teorie di alcuni suoi interpreti, tra i quali Danilo Zolo, Alessadro Colombo e Gustavo Gozzi. Questo studio pertanto pone la base per una rivalutazione complessiva della figura di un autore per certi versi considerato maledetto – specialmente per l'adesione al Nazionalsocialismo – il cui contributo rimane ancora attuale.
Se il Novecento segna la fine di un'epoca sviluppatasi attorno al problema dello spazio fisico, della terra concreta, Carl Schmitt ne è stato sicuramente l'interprete che maggiormente ne ha saputo cogliere il valore e la fine: la sua battaglia contro l'imperialismo del concetto di universalità deve dunque intendersi come una battaglia in favore di un riconoscimento d'autonomia, ultima barriera contro l'imperante uniformazione totalizzante, sviluppatasi con forza nel XXI secolo. La globalizzazione dunque segna la fine del Nomos da un punto di vista tecnologico ed economico, è la perdita del confine terrestre e di ogni distanza; l'Onu e le altre organizzazioni sovranazionali da parte loro, rappresentano la fine della possibilità di una ritualizzazione della violenza. Il Nomos del Novecento finisce e con esso tutto quello che ha contribuito a formarne la solidità.
Se il Novecento segna la fine di un'epoca sviluppatasi attorno al problema dello spazio fisico, della terra concreta, Carl Schmitt ne è stato sicuramente l'interprete che maggiormente ne ha saputo cogliere il valore e la fine: la sua battaglia contro l'imperialismo del concetto di universalità deve dunque intendersi come una battaglia in favore di un riconoscimento d'autonomia, ultima barriera contro l'imperante uniformazione totalizzante, sviluppatasi con forza nel XXI secolo. La globalizzazione dunque segna la fine del Nomos da un punto di vista tecnologico ed economico, è la perdita del confine terrestre e di ogni distanza; l'Onu e le altre organizzazioni sovranazionali da parte loro, rappresentano la fine della possibilità di una ritualizzazione della violenza. Il Nomos del Novecento finisce e con esso tutto quello che ha contribuito a formarne la solidità.
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