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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-09092022-194056


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
TORIELLO, VINCENZA
URN
etd-09092022-194056
Titolo
il collaboratore di giustizia nella fase dell'esecuzione il regime speciale di accesso ai benefici penitenziari
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Bresciani, Luca
Parole chiave
  • l.45/2001
  • collaboratori di giustizia
  • sistema di protezione
  • benefici penitenziari
  • ravvedimento
Data inizio appello
26/09/2022
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
26/09/2092
Riassunto
Il presente elaborato si compone di quattro capitoli, e ha ad oggetto l’evoluzione e la disciplina del collaboratore di giustizia con particolare attenzione al sistema speciale di accesso ai benefici. Più nel dettaglio, nel primo capitolo si analizza l’azione di contrasto svolta dallo Stato, a partire dagli anni Sessanta, nei confronti delle nuove forme di criminalità, che presupponevano l'esistenza di associazioni stabilmente dedite al crimine eversivo- terroristico, predisponendo nuove norme allo scopo di smantellare tali organizzazioni. La figura del collaboratore di giustizia per fatti di mafia segue come impostazione proprio la normativa antiterroristica e pertanto si è reso necessario ripercorrere le tappe più significative, individuando anche gli aspetti critici emersi nella prassi applicativa. Tuttavia, è solo agli inizi degli anni 90 con il grande contributo dei due magistrati, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e con l’instaurazione del maxiprocesso poi, che vide la luce la prima riforma organica in materia di collaboratori di giustizia: la l.82 del 1991. Il giudice Falcone, infatti, prevedeva uno specifico metodo investigativo-conoscitivo e valutativo, che avrebbe fatto delle dichiarazioni dei collaboratori un momento collegato ai risultati di altre indagini e indicava dunque la necessità di ricercare sempre riscontri alle dichiarazioni stesse. Si inizia così a capire l’importanza che tali dichiarazioni avevano, non solo per le indagini, ma più in generale alla lotta contro la criminalità organizzata.
L’evoluzione storico normativa descritta nel primo capitolo culmina con le novità introdotte dall’attuale disciplina, la l. 45 del 2001: tra le più significative, si ricordi la separazione tra il momento tutorio e momento premiale, la drastica limitazione dei benefici penitenziari e soprattutto la scissione tra l’adesione al programma di protezione e la concessione dei suddetti benefici.
Successivamente, viene descritto e analizzato il sistema di protezione, dalla proposta di ammissione alla revoca. Mentre in passato, prima della riforma del 2001, la protezione consisteva nel cambio di identità e nel trasferimento in un luogo segreto, ad oggi si prevedono delle misure personalizzate, individuandole caso per caso ed adeguandole al singolo protetto. Per preservare la genuinità delle sue dichiarazioni viene posta come condizione la sottoscrizione da parte del collaboratore nel termine di centottanta giorni dall'inizio della propria collaborazione, un verbale illustrativo nel quale sono riportati i contenuti delle sue dichiarazioni.
Aspetto centrale della tesi riguarda l’analisi del momento esecutivo della pena, con particolare attenzione all’art. 16-nonies d.l. 8/1991, che prevede criteri più rigorosi per l’accesso ai benefici penitenziari, tra cui emerge sicuramente l’innovativo requisito del sicuro ravvedimento. Dopo un’attenta analisi legislativa e giurisprudenziale si evidenzia come non sia sufficiente il requisito della collaborazione proficua con gli organi di giustizia, ma sia necessario valutare nel complesso il percorso di ravvedimento e di risocializzazione intrapreso dal condannato. Questo tema si intreccia inevitabilmente con la ratio dell’art 4 bis o.p. che prevede invece il divieto di accesso ai benefici per i soggetti condannati per i reati previsti dalla norma de quo.
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