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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-09092022-180440


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
LUCHINI, FRANCESCA
URN
etd-09092022-180440
Titolo
Linguaggio, inconscio e alterità. La fenomenologia di Husserl e la psicoanalisi di Freud
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE
Relatori
relatore Manca, Danilo
correlatore Ferrarin, Alfredo
Parole chiave
  • fenomenologia
  • Freud
  • Husserl
  • psicoanalisi
  • Ricoeur
  • Trincia
Data inizio appello
26/09/2022
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
26/09/2062
Riassunto
È sufficiente accostare i nomi di “fenomenologia” e “psicoanalisi” su un qualsiasi motore di ricerca e poi premere “invio”, per farsi un’idea pur vaga dell’incredibile quantità di contributi che in specie negli ultimi anni (si tratta d’altronde di “scienze” relativamente recenti) sono stati scritti sull’argomento. Sono contributi di vario genere e provenienti dai più disparati campi disciplinari e di ricerca, come la filosofia teoretica, l’antropologia, la letteratura, la linguistica, il campo delle neuroscienze e della neo-nata filosofia della mente… Tutti sostanzialmente diversi ma tutti saldamente fondati su un unico presupposto (o forse, seguendo Husserl, sarebbe meglio dire pregiudizio; dimostrare che sia effettivamente così rappresenta infatti uno dei propositi della presente tesi): che fenomenologia e psicoanalisi possano “mettere da parte” le loro numerose divergenze metodologiche e di concetto per far leva su ciò che hanno in comune, così da collaborare all’analisi scientifica di un qualsivoglia tema. Ma in che senso della parola “scienza”? E su quali temi, più precisamente? È infatti noto che esse non si occupano, di preferenza, della teoria del balletto o di studi di meccanica quantistica. Il Leitmotiv che muove la loro infaticabile opera di ricerca risiede piuttosto nello sforzo condiviso dai due autori di far luce sulle condizioni di possibilità della soggettività paradossale , la soggettività cioè intesa in quanto al contempo funge per la costituzione del mondo obiettivo (è questa in specie l’intersoggettività trascendentale husserliana), e vive in quello stesso “polisistema intenzionale” che ha contribuito a formare (è questo invece l’io psicofisico di Freud). Al centro è dunque l’uomo: l’uomo “platonico” che, per mezzo dell’uso della ragione, riesce a svincolarsi dall’immagine della realtà a cui è naturalmente (nel senso dell’atteggiamento naturale) vincolato; l’uomo desiderante il quale, profondamente e irrimediabilmente invischiato nel “mondo-vero”, è destinato a scontrarvisi sinché non sarà cresciuto (diventando in tutto simile al superuomo nietzschiano: libero, consapevole, padrone della propria vita) oppure regredito, tornando il bambino che fu o, peggio, diventando un nevrotico.In ultima analisi, quindi, lo stesso uomo, solo osservato da punti di vista diversi, sulla base di altri assunti e con finalità pratico-teoriche talvolta opposte. In una parola: a partire dallo specifico posto occupato da ciascuno dei due pensatori. Infatti, poiché «non esiste uno sguardo da nessun luogo» , anche della fenomenologia e psicoanalisi in quanto “discipline della verità”, si potrà dire che siano debitrici di ciò che precedette e influenzò le persone di Husserl e Freud da parte loro più o meno inconsapevolmente. D’altronde, è precisamente la tesi sostenuta anche da Richard Askay e Jensen Farquhar in Apprehending the Inaccesible : che il fatto di essere vissuti nello stesso periodo storico, in luoghi geografici relativamente vicini, condividendo le medesime radici culturali (e in qualche caso perfino gli studenti; si pensi ad esempio a Ludwig Binswanger), debba in qualche modo aver “supplito” a quello che secondo loro può essere definito un “comprensibile e purtuttavia enigmatico silenzio reciproco”. In che senso, al contempo, comprensibile ed enigmatico?...
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