Tesi etd-09092016-100716 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
GALASSI, GIULIA
URN
etd-09092016-100716
Titolo
Il landfarming per la valorizzazione dei sedimenti di dragaggio al fine di un loro riutilizzo in orticoltura.
Dipartimento
BIOLOGIA
Corso di studi
CONSERVAZIONE ED EVOLUZIONE
Relatori
relatore Dott.ssa Masciandaro, Grazia
relatore Dott.ssa Macci, Cristina
correlatore Prof. Petroni, Giulio
correlatore Prof.ssa Del Corso, Antonella
relatore Dott.ssa Macci, Cristina
correlatore Prof. Petroni, Giulio
correlatore Prof.ssa Del Corso, Antonella
Parole chiave
- bioremediation
- orticoltura
- sedimenti di dragaggio
Data inizio appello
26/09/2016
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il presente studio si inserisce all’interno del Progetto Europeo Life Hortised, LIFE 14 ENT/IT/113, condotto dall’Istituto per lo Studio degli Ecosistemi del CNR di Pisa, dove ho svolto la mia tesi sperimentale, e ha l’ambizioso scopo di dimostrare non solo la possibilità ma anche la convenienza economica e ambientale del riutilizzo dei sedimenti marini di dragaggio nel campo dell’ orticoltura.
Il Progetto sopracitato affronta problematiche ambientali di grande attualità: la gestione dei sedimenti di dragaggio, determinata dalla necessaria attività ingegneristica di escavazione a cui i nostri porti (e non solo) sono sottoposti annualmente, e la possibilità dell’utilizzo, in campo agronomico, di un substrato colturale differente, economicamente vantaggioso e maggiormente ecosostenibile rispetto a quello usuale basato sulla torba, i cui giacimenti stanno sempre più diminuendo. Dunque, questo studio pilota ha il merito di creare una soluzione alternativa allo stoccaggio e allo smaltimento in discarica dei sedimenti di dragaggio, cambiando drasticamente il concetto di questi ultimi e trasformandoli in potenziali risorse, con rilevante valore intrinseco.
Infatti, i sedimenti in questione, dopo un’accurata decontaminazione, verranno utilizzati come substrato di crescita per specie vegetali commestibili, in particolare per alcune varietà di fragola (ad esempio la specie Fragaria x Ananassa Duch.) e per il melagrano (Punica granatum L.), su scala reale, in Italia e in Spagna. Il loro potenziale riutilizzo sarà dimostrato confrontando la qualità dei frutti cresciuti sui sedimenti suddetti rispetto a quelli cresciuti sui substrati tradizionali, a base di torba.
Tali sedimenti, provenienti dal porto di Livorno e con una contaminazione prevalentemente organica, erano già stati sottoposti a un processo di phytoremediation, tecnologia naturale che prevede l’utilizzo delle piante per la rimozione dei contaminanti. Quest’azione, effettuata in una struttura a vasca opportunamente allestita nei pressi del porto stesso, aveva determinato un sostanziale decremento della contaminazione e un netto miglioramento delle caratteristiche chimico-nutrizionali e biochimiche-funzionali del sedimento, obiettivo del Progetto Agriport No. ECO/08/239065/S12.532262.
Dopo tale trattamento, con lo scopo di omogeneizzare il sedimento, migliorare le caratteristiche chimico-biologiche e abbattere ulteriormente la contaminazione (obiettivi del Progetto Hortised), i sedimenti sono stati sottoposti ad un processo di landfarming, altra tecnica di bioremediation, che si avvale dell’ausilio di un periodico rivoltamento del substrato contaminato per favorire l’areazione e l’attività biologica dei microrganismi e, di conseguenza, la degradazione dei contaminanti organici. La movimentazione è avvenuta, mediante un piccolo escavatore, una volta a settimana per una durata complessiva di tre mesi. Compito della sperimentazione, alla quale ho preso parte in veste di tesista, è stata, dunque, la caratterizzazione periodica dei sedimenti sottoposti al processo di landfarming.
Tali analisi si articolano su diversi fronti d’indagine:l’aspetto fisico è stato valutato attraverso parametri quali la tessitura e la densità apparente;l’analisi chimica si basa sulla misurazione, oltre che del pH e della conducibilità elettrica, anche della concentrazione dei nutrienti totali e assimilabili, della capacità di scambio cationico e della presenza di sostanze umiche. Tali analisi dovrebbero indicare un risanamento agronomico-ambientale in atto. La qualità biologica del sedimento, invece, è stata indagata con analisi sull’attività idrolitica di alcuni enzimi come la β-glucosidasi, la fosfatasi e la proteasi, e di un'ossidoreduttasi come la deidrogenasi. E' stata anche valutata la biodiversità microbica e la sua variazione durante il processo di remediation e anche la tossicità del sedimento mediante il test ecotossicologico Biotox. Infine, è stato monitorato il livello di contaminazione mediante la determinazione della concentrazioni dei metalli (totali e assimilabili) e, avvalendosi del contributo di laboratori esterni, di idrocarburi C < 12, C > 12, idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e policlorobifenili (PCB).
Mentre le analisi fisiche sono state effettuate solo all’inizio e alla fine della sperimentazione, quelle chimiche e biochimiche sono state svolte per ogni campionamento, con una periodicità mensile, per valutare il trend dei parametri predetti, che solitamente variano in maniera più repentina rispetto a quelli fisici.
Dopo una caratterizzazione iniziale (Dicembre 2015), effettuata subito dopo la rimozione delle piante e il primo rivoltamento, si sono susseguiti altri 3 campionamenti, con una cadenza mensile (Gennaio, Febbraio e Marzo 2016). Durante ognuno di questi, sono stati prelevati 3 campioni compositi, costituiti da altri 10 sub-campioni, in modo da ottenere un risultato rappresentativo. Le analisi di laboratorio sono state svolte in triplo su ogni campione.
A seguito di tale processo di bioremediation, i sedimenti hanno riportato un miglioramento sotto molteplici punti di vista: il substrato a fine sperimentazione risulta più omogeneo, la maggioranza dei parametri fisico-chimici sono comparabili con quelli di un substrato di coltura, l’attività microbica in generale e quella di particolari enzimi è migliorata ed è avvenuta una degradazione dei contaminanti organici.
Tali sedimenti sono attualmente utilizzati in una sperimentazione pilota, presso due aziende vivaistiche in Italia (Pistoia) e Spagna (Murcia): I sedimenti sono stati impiegati nella preparazione dei substrati di crescita a diverse concentrazioni: 100% sedimento, 50% sedimento / 50% substrato commerciale, 100% substrato commerciale a base di torba.
Per quanto riguarda il melograno, non sono state attualmente rilevate differenze evidenti nello sviluppo delle piante con i tre diversi substrati di crescita .
Invece, per quanto riguarda la fragola è stato riportato uno sviluppo leggermente maggiore delle piante sui substrati 100% commerciale e 100% sedimento rispetto al substrato 50/50.
Il Progetto sopracitato affronta problematiche ambientali di grande attualità: la gestione dei sedimenti di dragaggio, determinata dalla necessaria attività ingegneristica di escavazione a cui i nostri porti (e non solo) sono sottoposti annualmente, e la possibilità dell’utilizzo, in campo agronomico, di un substrato colturale differente, economicamente vantaggioso e maggiormente ecosostenibile rispetto a quello usuale basato sulla torba, i cui giacimenti stanno sempre più diminuendo. Dunque, questo studio pilota ha il merito di creare una soluzione alternativa allo stoccaggio e allo smaltimento in discarica dei sedimenti di dragaggio, cambiando drasticamente il concetto di questi ultimi e trasformandoli in potenziali risorse, con rilevante valore intrinseco.
Infatti, i sedimenti in questione, dopo un’accurata decontaminazione, verranno utilizzati come substrato di crescita per specie vegetali commestibili, in particolare per alcune varietà di fragola (ad esempio la specie Fragaria x Ananassa Duch.) e per il melagrano (Punica granatum L.), su scala reale, in Italia e in Spagna. Il loro potenziale riutilizzo sarà dimostrato confrontando la qualità dei frutti cresciuti sui sedimenti suddetti rispetto a quelli cresciuti sui substrati tradizionali, a base di torba.
Tali sedimenti, provenienti dal porto di Livorno e con una contaminazione prevalentemente organica, erano già stati sottoposti a un processo di phytoremediation, tecnologia naturale che prevede l’utilizzo delle piante per la rimozione dei contaminanti. Quest’azione, effettuata in una struttura a vasca opportunamente allestita nei pressi del porto stesso, aveva determinato un sostanziale decremento della contaminazione e un netto miglioramento delle caratteristiche chimico-nutrizionali e biochimiche-funzionali del sedimento, obiettivo del Progetto Agriport No. ECO/08/239065/S12.532262.
Dopo tale trattamento, con lo scopo di omogeneizzare il sedimento, migliorare le caratteristiche chimico-biologiche e abbattere ulteriormente la contaminazione (obiettivi del Progetto Hortised), i sedimenti sono stati sottoposti ad un processo di landfarming, altra tecnica di bioremediation, che si avvale dell’ausilio di un periodico rivoltamento del substrato contaminato per favorire l’areazione e l’attività biologica dei microrganismi e, di conseguenza, la degradazione dei contaminanti organici. La movimentazione è avvenuta, mediante un piccolo escavatore, una volta a settimana per una durata complessiva di tre mesi. Compito della sperimentazione, alla quale ho preso parte in veste di tesista, è stata, dunque, la caratterizzazione periodica dei sedimenti sottoposti al processo di landfarming.
Tali analisi si articolano su diversi fronti d’indagine:l’aspetto fisico è stato valutato attraverso parametri quali la tessitura e la densità apparente;l’analisi chimica si basa sulla misurazione, oltre che del pH e della conducibilità elettrica, anche della concentrazione dei nutrienti totali e assimilabili, della capacità di scambio cationico e della presenza di sostanze umiche. Tali analisi dovrebbero indicare un risanamento agronomico-ambientale in atto. La qualità biologica del sedimento, invece, è stata indagata con analisi sull’attività idrolitica di alcuni enzimi come la β-glucosidasi, la fosfatasi e la proteasi, e di un'ossidoreduttasi come la deidrogenasi. E' stata anche valutata la biodiversità microbica e la sua variazione durante il processo di remediation e anche la tossicità del sedimento mediante il test ecotossicologico Biotox. Infine, è stato monitorato il livello di contaminazione mediante la determinazione della concentrazioni dei metalli (totali e assimilabili) e, avvalendosi del contributo di laboratori esterni, di idrocarburi C < 12, C > 12, idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e policlorobifenili (PCB).
Mentre le analisi fisiche sono state effettuate solo all’inizio e alla fine della sperimentazione, quelle chimiche e biochimiche sono state svolte per ogni campionamento, con una periodicità mensile, per valutare il trend dei parametri predetti, che solitamente variano in maniera più repentina rispetto a quelli fisici.
Dopo una caratterizzazione iniziale (Dicembre 2015), effettuata subito dopo la rimozione delle piante e il primo rivoltamento, si sono susseguiti altri 3 campionamenti, con una cadenza mensile (Gennaio, Febbraio e Marzo 2016). Durante ognuno di questi, sono stati prelevati 3 campioni compositi, costituiti da altri 10 sub-campioni, in modo da ottenere un risultato rappresentativo. Le analisi di laboratorio sono state svolte in triplo su ogni campione.
A seguito di tale processo di bioremediation, i sedimenti hanno riportato un miglioramento sotto molteplici punti di vista: il substrato a fine sperimentazione risulta più omogeneo, la maggioranza dei parametri fisico-chimici sono comparabili con quelli di un substrato di coltura, l’attività microbica in generale e quella di particolari enzimi è migliorata ed è avvenuta una degradazione dei contaminanti organici.
Tali sedimenti sono attualmente utilizzati in una sperimentazione pilota, presso due aziende vivaistiche in Italia (Pistoia) e Spagna (Murcia): I sedimenti sono stati impiegati nella preparazione dei substrati di crescita a diverse concentrazioni: 100% sedimento, 50% sedimento / 50% substrato commerciale, 100% substrato commerciale a base di torba.
Per quanto riguarda il melograno, non sono state attualmente rilevate differenze evidenti nello sviluppo delle piante con i tre diversi substrati di crescita .
Invece, per quanto riguarda la fragola è stato riportato uno sviluppo leggermente maggiore delle piante sui substrati 100% commerciale e 100% sedimento rispetto al substrato 50/50.
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