Tesi etd-09092015-223027 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
CERAVOLO, RAFFAELLA
URN
etd-09092015-223027
Titolo
La retorica in Vico come matrice della sua filosofia
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE
Relatori
relatore Prof. Amoroso, Leonardo
Parole chiave
- Estetica
- Giambattista Vico
- Retorica
Data inizio appello
28/09/2015
Consultabilità
Completa
Riassunto
Questo lavoro si propone di analizzare il ruolo della retorica in Vico, il quale, fin dalle prime fasi del suo pensiero, la intende come ciò che, essendo al di là delle singole discipline, rende possibile la connessione fra le stesse e, dunque, può rappresentare un efficace antidoto contro la frammentazione del sapere.
Muovendosi all'interno di questo orizzonte, la tesi dedica un primo capitolo al particolare rapporto che Vico instaura con la tradizione della retorica antica e, in particolare, con quella latino-ciceroniana, attraverso la quale avviene il contatto anche con quella greca. Questo primo capitolo non si propone solo di chiarire i rapporti storico-filosofici esistenti fra Vico e i filosofi e retori antichi, ma anche di mettere in luce la particolare impostazione metodologica attuata da Vico nei confronti dei suoi modelli, consistente in un recupero che si articola in un complesso processo di profonda accettazione e vigorosa distorsione. Tale processo raggiunge il culmine nella polemica con Cartesio, contro cui il filosofo napoletano fa valere la tradizione umanistica (rifiutata con decisione dal francese). Per far capire come ciò avvenga, la tesi dedica particolare attenzione alla valorizzazione del verosimile e di memoria, fantasia e ingegno e del senso comune, contro le pretese di assolutezza del vero e della ragione tipiche della filosofia cartesiana. Il paragrafo che conclude il secondo capitolo si propone di analizzare il ruolo del “verum-factum” e ciò consente di approcciarsi, a partire dal terzo capitolo alla fase matura del pensiero vichiano, in cui molti dei temi giovanili vengono ripensati ed elaborati nell’ambito della complessa filosofia che trova spazio fra le pagine della Scienza Nuova.
Questo passaggio avviene sempre nell’ambito dell’impostazione retorica di fondo, garantita dalla convinzione (presente a partire dai primissimi scritti) che il sapere abbia natura linguistica e che il linguaggio sia dotato di principi, appunto, retorici. Proprio al fine di insistere su questa continuità, nel terzo paragrafo vengono ripresi alcuni dei temi già discussi nella parte precedente della tesi: il “verum-factum” (che, nella Scienza Nuova è quasi interamente sostituito dal “verum-certum”); il ruolo di memoria, fantasia e ingegno e del senso comune. L’analisi tiene conto di un importante principio ermeneutico vichiano, che è quello che consiste nel parallelismo fra ontogenesi e filogenesi e, quindi, nell’idea secondo cui, attraverso lo studio della psicologia infantile sia possibile accedere alle fasi primordiali dell’umanità, di cui i primitivi rappresentano i fanciulli. A questo punto la tesi si sofferma sulle modalità in cui, a partire da basi retoriche, viene innalzata la nuova filosofia. Per comprendere ciò è necessario analizzare il ruolo delle Institutiones oratoriae nell’ambito del pensiero filosofico vichiano e, quindi, il rapporto esistente fra il Vico insegnante e il Vico filosofo. Nel farlo, l’attenzione si concentra, in particolar modo, sul problema dei tropi e, fra questi, ampio spazio viene dedicato alla metafora che, dando alle cose insensate “senso e passione” (secondo una famosa espressione vichiana, riferita, tra l’altro, anche alla poesia) diviene strumento “conoscitivo” (nella particolare accezione in cui Vico intende la conoscenza) del mondo umano. Tenendo conto di tutto ciò e, in particolare, della valorizzazione della sensibilità, da un lato, e dell’aspetto costruttivo e “topico” della conoscenza, da un altro, il quarto paragrafo si pone l’obiettivo di provare ad ampliare la ricerca verso i possibili risvolti estetici ed ermeneutici della retorica vichiana.
Muovendosi all'interno di questo orizzonte, la tesi dedica un primo capitolo al particolare rapporto che Vico instaura con la tradizione della retorica antica e, in particolare, con quella latino-ciceroniana, attraverso la quale avviene il contatto anche con quella greca. Questo primo capitolo non si propone solo di chiarire i rapporti storico-filosofici esistenti fra Vico e i filosofi e retori antichi, ma anche di mettere in luce la particolare impostazione metodologica attuata da Vico nei confronti dei suoi modelli, consistente in un recupero che si articola in un complesso processo di profonda accettazione e vigorosa distorsione. Tale processo raggiunge il culmine nella polemica con Cartesio, contro cui il filosofo napoletano fa valere la tradizione umanistica (rifiutata con decisione dal francese). Per far capire come ciò avvenga, la tesi dedica particolare attenzione alla valorizzazione del verosimile e di memoria, fantasia e ingegno e del senso comune, contro le pretese di assolutezza del vero e della ragione tipiche della filosofia cartesiana. Il paragrafo che conclude il secondo capitolo si propone di analizzare il ruolo del “verum-factum” e ciò consente di approcciarsi, a partire dal terzo capitolo alla fase matura del pensiero vichiano, in cui molti dei temi giovanili vengono ripensati ed elaborati nell’ambito della complessa filosofia che trova spazio fra le pagine della Scienza Nuova.
Questo passaggio avviene sempre nell’ambito dell’impostazione retorica di fondo, garantita dalla convinzione (presente a partire dai primissimi scritti) che il sapere abbia natura linguistica e che il linguaggio sia dotato di principi, appunto, retorici. Proprio al fine di insistere su questa continuità, nel terzo paragrafo vengono ripresi alcuni dei temi già discussi nella parte precedente della tesi: il “verum-factum” (che, nella Scienza Nuova è quasi interamente sostituito dal “verum-certum”); il ruolo di memoria, fantasia e ingegno e del senso comune. L’analisi tiene conto di un importante principio ermeneutico vichiano, che è quello che consiste nel parallelismo fra ontogenesi e filogenesi e, quindi, nell’idea secondo cui, attraverso lo studio della psicologia infantile sia possibile accedere alle fasi primordiali dell’umanità, di cui i primitivi rappresentano i fanciulli. A questo punto la tesi si sofferma sulle modalità in cui, a partire da basi retoriche, viene innalzata la nuova filosofia. Per comprendere ciò è necessario analizzare il ruolo delle Institutiones oratoriae nell’ambito del pensiero filosofico vichiano e, quindi, il rapporto esistente fra il Vico insegnante e il Vico filosofo. Nel farlo, l’attenzione si concentra, in particolar modo, sul problema dei tropi e, fra questi, ampio spazio viene dedicato alla metafora che, dando alle cose insensate “senso e passione” (secondo una famosa espressione vichiana, riferita, tra l’altro, anche alla poesia) diviene strumento “conoscitivo” (nella particolare accezione in cui Vico intende la conoscenza) del mondo umano. Tenendo conto di tutto ciò e, in particolare, della valorizzazione della sensibilità, da un lato, e dell’aspetto costruttivo e “topico” della conoscenza, da un altro, il quarto paragrafo si pone l’obiettivo di provare ad ampliare la ricerca verso i possibili risvolti estetici ed ermeneutici della retorica vichiana.
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