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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-09092015-123642


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
CAVEDONI, GIULIA
URN
etd-09092015-123642
Titolo
Viaggi nello spazio e nel tempo. Nascita, caratteristiche e fortuna del topos del pellegrinaggio sentimentale
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
LINGUA E LETTERATURA ITALIANA
Relatori
relatore Prof. Zatti, Sergio
Parole chiave
  • pellegrinaggio sentimentale
Data inizio appello
28/09/2015
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il tema del ritorno è caro a tutta la letteratura europea fin dai suoi albori, ma è a cavallo tra ‘700 e ‘800 che esso si colorisce di nuove sfumature: i protagonisti della stagione romantica fanno ritorno ad un luogo che risveglia in loro ricordi legati alla propria infanzia o ad un amore finito.
Essi visitano un posto, sia una casa o un giardino, con una devozione quasi sacrale e religiosa.
Si assiste dunque in quest’epoca alla nascita di un nuovo topos letterario, quello del pellegrinaggio sentimentale.
Gli archetipi del topos sono stati individuati da Francesco Orlando in Goethe e Chateubriand.
Nei Dolori del giovane Werther (1774) il protagonista fa ritorno al villaggio natale, è mosso da una devozione quasi sacrale per i luoghi del suo passato, ma allo stesso tempo da una profonda delusione vedendo che nulla è rimasto com’era prima. Nel René (1802) invece il protagonista trova nel castello di famiglia tutto immutato e in rovina, a ricordargli che ad essere davvero cambiato è proprio lui. Nel viaggio di ritorno dunque le due dimensioni, quella spaziale e quella temporale, sono sempre intimamente legate: ci si sposta nello spazio, ma ci si sposta soprattutto nella memoria.
Il topos del pellegrinaggio sentimentale affonda le sue radici nella letteratura precedente, in particolare a celebrare i luoghi legati all’amata è Petrarca nel Canzoniere, in cui egli descrive con devozione quasi religiosa la dimora e i posti che fecero da scenario alla vita di Laura.
Ma è con Rousseau che assume valore e dignità di argomento letterario il ricordo d’infanzia. Se già con la Nouvelle Heloise egli aveva rappresentato i meccanismi della memoria e di rievocazione del ricordo dei protagonisti, è con le Confessions che egli inaugura l’autobiografia nel senso moderno del termine. In queste pagine egli descrive quei luoghi dove si svolse la sua infanzia, ricordata come stagione spensierata e ingenua della vita e più di una volta si propone di fare ritorno proprio in quei posti e rendere loro omaggio.
Nel romanzo europeo dell’Ottocento non mancano pellegrinaggi sentimentali, come quello della vedova dell’ufficiale Osborne nella stanza del marito in Vanity Fair di Thackeray (1848) o del ritorno di Renzo alla vigna devastata dai lanzichenecchi nel XXXIII capitolo dei Promessi Sposi.
Nella narrativa italiana del Novecento si assiste ad un ritorno del topos: è proprio in questo secolo di guerre, orrori e incertezze che molti protagonisti tornano ai luoghi che furono scenario della loro infanzia o giovinezza per ricercare le proprie radici e identità, nel territorio autentico e spontaneo della memoria. Protagonisti di questa esperienza sono Anguilla della Luna e i falò (1950) di Cesare Pavese e Silvestro di Conversazione in Sicilia (1936) di Elio Vittorini. Entrambi questi personaggi intraprendono un viaggio nella terra della loro infanzia per riscoprire se stessi e le proprie radici. C’è poi il protagonista del Segreto di Luca (1956) di Silone che nel ritornare a casa si vede negata l’accettazione in quello stesso ambiente che un tempo gli apparteneva, o ancora Giorgio del Giardino dei Finzi-Contini (1962) di Bassani che fa ritorno al giardino scenario della sua infanzia e del suo amore infelice per Micol.
Il topos si presenta dunque in questi testi arricchito di nuove caratteristiche: in un secolo così denso di guerre e di orrori, il ritorno a casa e la riscoperta delle proprie radici diventa un vero e proprio riscatto della storia e della vita dei personaggi.
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