ETD

Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-09082014-203536


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
LODDO, ANDREA
URN
etd-09082014-203536
Titolo
Interventi civili e nonviolenti per la pace, contributi per un approccio teorico
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
SCIENZE PER LA PACE: COOPERAZIONE INTERNAZIONALE E TRASFORMAZIONE DEI CONFLITTI
Relatori
relatore Prof. Polsi, Alessandro
Parole chiave
  • peacekeeping
  • nonviolenza
  • intervento
  • pace
Data inizio appello
25/09/2014
Consultabilità
Completa
Riassunto
Interventi civili e nonviolenti per la pace
Contributi per un approccio teorico
Andrea Loddo
Riassunto analitico degli argomenti trattati

L’argomento che si vuole trattare in questa tesi è lo studio della capacità politica di intervento civile e nonviolento nelle crisi internazionali e in contesti di guerra (intese come zone interessate da un conflitto armato tra Stati o tra più formazioni armate all’interno di uno stesso Stato) da parte di organismi non governativi, appartenenti al Movimento per la Pace.
Gli studi sulla capacità di questo tipo di intervento risultano ancora in una fase iniziale e non esistono ancora definizioni universalmente condivise delle azioni che vengono messe in atto da parte degli organismi non governativi. Premettendo che esistono diversi termini per definire quest’intervento, quelli che si utilizzano in questa tesi sono: intervento civile e nonviolento di pace o peacekeeping civile. Ciò che li distingue da altri interventi di tipo civile sono la natura privata o comunque non governativa degli organismi che promuovono gli interventi civili in zone di guerra e l’obiettivo politico di modificare quelle strutture sociali che producono la conflittualità violenta. Questo studio vuole quindi offrire al lettore, la possibilità di comprendere con maggiore chiarezza la capacità e il contributo che questo tipo di intervento è in grado di offrire alla costruzione e promozione della pace nel mondo. Il progetto di tesi non si limita solamente a trattare l’intervento civile di pace come un insieme di pratiche messe in atto dalle ONG e dagli organismi privati, ma vuole mettere anche in luce il valore politico della società civile nel suo ruolo di attore di primo piano del cambiamento sociale. Dal punto di vista scientifico e accademico, l’intento è quello di offrire un approccio teorico che sia fruibile ad un pubblico esteso, ma capace di contribuire allo sviluppo degli studi teorici sull’intervento civile e nonviolento di pace e di stimolare ulteriori sforzi allo studi di questa materia. Il progetto di ricerca è quindi rivolto principalmente a chi si occupa di studi sulla pace, ai movimenti per la pace, al mondo della nonviolenza, gli operatori internazionali e a soggetti istituzionali che agiscono da attori negli interventi di pace.
Vista poi l’ importanza riscontrata nelle sedi istituzionale Italiane che con la neonata legge 147 del 27 dicembre 2013 che istituisce e finanzia i corpi civili di pace in Italia, diventa prioritaria la necessità di compiere studi e ricerche teoriche su l’intervento civile e nonviolento di pace.
Lo studio incomincia con un ampia premessa in cui affronta il problemi della guerra e i tre attori del peacekeeping nel mondo. In questa parte si parla del nuovo ordine mondiale emerso dopo la seconda guerra mondiale e delle aspirazioni alla pace da parte dei popoli del mondo appena usciti da due guerre mondiali devastanti. Si riprende quanto scritto da Wells durante il secondo conflitto mondiale nel libro titolato “nuovo ordine mondiale”, in cui si ribatte la necessità di cambiare profondamente le strutture che governano la politica mondiale. Poi si parlerà delle grandi novità del nuovo periodo storico dopo la seconda Guerra Mondiale: l’indipendenza dell’ India e il significato che questo ha avuto per i popoli che ambivano all’indipendenza e per l’affermazione della nonviolenza; la nascita dell’ONU e l’adozione della sua Carta; l’affermazione della nuova arma atomica e le sue implicazioni nel paradigma della nuova guerra atomica; la divisione bipolare del mondo con la Guerra Fredda. Un’altra parte tratta poi dell’ordine mondiale affermatosi dopo la fine della Guerra Fredda a partire dal 1989, quindi le aspirazioni dei popoli ad un nuovo ordine mondiale libero dal bipolarismo USA-URSS e il rilancio dell’ONU, lo strapotere militare Statunitense nel suo nuovo ruolo di “gendarme” del mondo a garanzia della sicurezza e della pace. La diminuzione del ruolo dell’ONU e il progressivo allargamento della NATO con il rilancio del suo patto da tipo difensivo a tipo offensivo: combattere il terrorismo e le attività criminali internazionali. Poi si affronta l’argomento degli stati falliti e collassati nel quadro del declino dello Stato Nazionale di tipo Westfaliano nelle realtà politiche più deboli e le nuove guerre che si sono affermate dopo il 1989: orizzontale, per procura, asimmetrica. Si parla poi della guerra infinita al terrorismo con la nuova dottrina dell’ enduring war e le guerre di tipo “post-clausewitziano” tra entità non statali. Successivamente si definisce il peacekeeping e i suoi principali attori politici: gli Stati, l’ONU e le ONG. Di questi attori viene messo in luce il proprio ruolo come attore di pace, le interazioni tra di essi e le ipotetiche convergenze tra le ONG e l’ONU.
Vista la grande importanza che riveste l’ONU con le sue operazioni di pace, in questo lavoro si è voluto tenere in considerazione anche la sua azione e il suo ruolo come attore di pace.
In questa prima parte della tesi si affronta l’intervento di pace dell’ONU tenendo conto dei principi e delle pratiche su cui si basa e gli studi compiuti in materia. Nell’introduzione vengono esposti gli scopi per cui è stato fondato l´ONU secondo la Carta di S. Francisco, il fondamento giuridico conferito dai capitoli VI e VII all´azione dell´ONU per il mantenimento della pace e della sicurezza. Si apre poi una parentesi per spiegare lo sviluppo del dibattito accademico sulle operazioni di pace negli ultimi anni, il tentativo di ampliarne gli studi verso metodi di analisi in grado di fornirne una spiegazione più efficiente e la tendenza a ricercare un corretto inquadramento teorico della materia. Successivamente viene spiegato in cosa consiste la pratica delle operazioni di pace dell’ONU, su quali principi poggia, dove trae fondamento e legittimità, il mandato e i meccanismi di attuazione in seno all´ONU e quali sono le attività che svolge (Preventive diplomacy, Peacemaking, Peace-enforcement Peacebuilding e Peacekeeping) secondo le definizioni di Ghali in An Agenda for Peace. Viene dedicata poi una parte anche alle operazioni non dell’ONU ma condotte da organizzazioni regionali, istituzioni ibride, missioni alternative, azioni multilaterali e unilaterali. Viene messo l’accento sull´evoluzione delle operazioni nel tempo, dalla Guerra Fredda al dopo ´89, i mutamenti degli anni ´90 e il cambio di approccio dell´ultimo decennio. In questa parte si espongono le cinque generazioni analitiche di operazioni di pace secondo Kai Michel Kenkel basate sullo spostamento progressivo delle operazioni di pace dalla dimensione "westfaliana" e quella "post-westfaliana" in riferimento al principio di sovranità statale su cui si basano i principi cardine del peacekeeping. Successivamente si affronta il tema della letteratura specifica sulle operazioni di pace e di come questa si sia sviluppata dalla nascita del peacekeeping sino ad oggi secondo Fortna e Howard. Dopodiché si riportano le cinque aree di studio delle operazioni di pace individuate da Fetherstone e la letteratura dell´ultimo decennio in riguardo. Queste aree riguardano: gli studi all´interno delle teorie delle relazioni internazionali; i casi di studio; le funzioni delle operazioni di pace; le prospettive nazionali e regionali; capacità, dottrina e possibilità di riforma. Per ogni area di studio individuata da Fetherston viene presentata una sintesi dei maggiori contributi letterari. Si procede poi esponendo l’approccio emergente negli ultimi anni allo studio delle operazioni di pace secondo le interpretazioni che danno Bellamy, Plugh, Paris, Featherston, Fortna e Howard, Diehl e altri secondo l’approccio teorico emergente (di tipo più critico) allo studio della materia. In questa parte si espongono le operazioni di pace secondo l´approcci che ne danno le teorie di tipo “problem-solving”, quelli dei neorealisti, neoliberali, costruttivisti e teorici del conflitto. Riprendendo Bellamy si espongono le principali differenze tra questi ultimi approcci e quello emergente di tipo più critico mediante tre questioni fondamentali: il proposito, la natura della società mondiale, la relazione teoria/pratica. Sempre tramite Bellamy si presenta la divisione delle teorie attuali secondo i seguenti tre approcci: teorie strumentali e normative; oggettivismo e soggettivismo; teorie non-riflessive e riflessive. A conclusione del capitolo si presentano vari lavori che hanno cercato di misurare l’efficacia delle operazioni dell’ONU, quindi si riprendono gli studi svolti da Doyle e Sambanis, quelli di Fortna e quelli di Gilligan e Stedman.
Nella seconda parte della tesi si tratta il tema degli interventi civili di pace delle ONG.
Allo scopo di tracciare i confini del concetto di società civile e metterne in evidenza le dinamiche aggregative degli attori che la compongono, si prenderanno in considerazione le definizioni di società civile date da Norberto Bobbio, World Bank e altri. In questa sede vengono trattati i temi del pacifismo e della nonviolenza, presentandone in breve le differenze. Riprendendo Bobbio, si espongono i tre tipi di pacifismo “attivo” secondo la sua visione politico-filosofica delle correnti pacifiste: il pacifismo strumentale, il pacifismo istituzionale e il pacifismo finalistico. La parte successiva è dedicata poi alle pratiche del pacifismo (prevenzione, intervento nel corso di una guerra, ricostruzione sociale), e alla sfida del movimento per la pace di fermare le guerra e promuovere la pace. Partendo dalla idea dello Shanti Sena si illustra la storia rapida del peacekeeping delle ONG con le esperienze delle Peace Brigade Intenational, della Nonviolent Peaceforce e dell’italiana Operazione Colomba.
Il lavoro poi si concentra sulla definizioni e gli approcci al peacekeeping delle ONG. In questa parte vengono trattati gli aspetti relativi all´impegno della società civile nel conflitto, come si muovono le organizzazioni della società civile nella società e le qualità che questi possono offrire ai processi di pace inclusivi e basati sul dialogo. Si affrontano i dibattiti sulle pratiche di pace emersi dalle esperienze maturate dalle ONG negli anni. Questi dibattiti si sviluppano principalmente su tre aspetti: i dibattiti sul cambio sociale e la giustizia (principi e scopi dell’intervento), la regionalizzazione e il networking (creazione di reti e partenariati strategici), la professionalizzazione degli interventi delle ONG. Verranno poi esposte e le azioni e i ruoli che le ONG possono ricoprire in risposta alla violenza e alla guerra e vengono analizzate le azioni che si possono intraprendere in diversi ambiti e livelli del conflitto: sostegno umanitario, prevenzione della violenza, azioni di mediazione informale e track two diplomacy, programmi di peacebuilding e di ricostruzione sociale, tutela e promozione dei diritti umani (fact findings, monitoraggio, accompagnamento, riconciliazione), collaborazione con il CIMIC militare e collaborazione con l’ONU.
Poi si prosegue prendendo in considerazione alcune valutazioni critiche sui limiti dell´intervento e i relativi punti di debolezza. Si riporta il caso, ripreso dallo studio di fattibilità delle Nonviolent Peace Force condotto da Christine Schweitzer, del fallimento del progetto Mir Sada in ex Jugoslavia. Vengono Affrontati i problemi legati al dilettantismo delle ONG contro la professionalità dei militari e della componente civile del peacekeeping ONU e il poco coordinamento tra ONG. Si cercherà di valutare se è possibile misurare la efficacia degli interventi delle ONG con gli approcci adottati dalle Nonviolent Peace Force e con gli studi riadattati di Doyle e Sambanis sull’efficacia del peacekeeping e peacebuilding ONU.
Vengono prese poi in esame le teorie progettuali dell‘intervento delle ONG secondo gli autori che hanno contribuito maggiormente ad una teorizzazione di questo intervento: L’Abate, Galtung, Muller, Lederach, Schweitzer, la Teoria di Galtung-Drago dei quattro modelli di sviluppo. Considereremmo la prospettiva del Segr. ONU K. Annan per una collaborazione ONU-ONG e, le scelte fondamentali del peacekeeping delle ONG e dei modelli di sviluppo.
Per ultimo viene trattato brevemente il caso del PK civile italiano e le operazioni di pace dal 1992, le leggi italiane in proposito con il finanziamento del Servizio Civile a questo scopo e le prospettive Europee per la creazione del Corpo Civile di Pace Europeo.
In conclusione si fornisce una valutazione dell’operato delle ONG nelle crisi internazionali e del ruolo politico delle ONG come attore del peacekeeping a livello locale ed internazionale e le possibilità di collaborazione ONU-ONG. Inoltre vengono forniti spunti e suggerimenti per l’ampliamento degli studi teorici in materia.

File