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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-09072015-193002


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
PIRAS, ELISA
URN
etd-09072015-193002
Titolo
Colpa, segreto, espiazione in Grazia Deledda
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
LETTERATURE E FILOLOGIE EUROPEE
Relatori
relatore Prof. Brugnolo, Stefano
Parole chiave
  • segreto
  • Grazia Deledda
  • espiazione
  • colpa
Data inizio appello
28/09/2015
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
28/09/2085
Riassunto
Analisi dei romanzi di Grazia Deledda "Canne al vento", "L'edera" e "La madre". In tutti è stato riscontrato uno schema di colpa-segreto-espiazione, ciascuno con le sue peculiarità. In linea generale, il protagonista di ogni romanzo è gravato da una colpa giovanile conseguenza di una ribellione personale alle norme sociali vigenti: l'amore e la passione per qualcuno al di là della sua portata, così travolgente da portare il protagonista all'omicidio nei primi due romanzi. Questa colpa è mantenuta segreta dal personaggio, pena l'esclusione e l'isolamento dalla società di appartenenza, eventualità temuta più di ogni altra cosa dai Efix, da Annesa e da Paulo. Infine, ognuno compie il suo cammino di espiazione, anche se nel caso de La madre sarà la madre a espiare.
Si sono notate in ogni romanzo istanze di repressione, identificate sostanzialmente con la Tradizione, e istanze di ritorno del represso che portano i protagonisti a provare amori proibiti e in qualche caso a uccidere. Queste istanze si possono chiamare di autodeterminazione personale e individualismo, contro le norme tradizionali della società e che non sono altro che un germe della modernità che gradatamente cerca di farsi strada anche nella realtà periferica della Sardegna ritratta da Grazia Deledda.
Inutile dire che i protagonisti di questi romanzi sono condannati all'infelicità: nel caso di Canne al Vento e de L'edera, Efix e Annesa cercano di rimediare ai danni compiuti, cercando inutilmente di salvare le rispettive famiglie dallo sfacelo (la famiglia Pintor è costretta ad appoggiarsi al ricco cugino Predu che sposa Noemi e a passare i pochi poderi rimasti a quest'ultimo, mentre la famiglia Decherchi avrà in Annesa sposata al signorino una nuova padrona di casa, ma entrambi sono vecchi e con ogni probabilità il loro sarà un matrimonio senza prole, così come quello di Noemi e Predu nell'altro romanzo).
L'ipotesi è che la scrittrice sarda, condannando i suoi personaggi all'infelicità, ci voglia dire non che sono tali perchè trasgressori delle norme della società, ma perchè non hanno rischiato abbastanza per i loro desideri.
E infatti, nell'ultimo romanzo analizzato, La madre, a espiare le colpe del protagonista con la propria morte è proprio la madre: Paulo, il figlio, è un prete di ventotto anni che ha una relazione con una parrocchiana, Agnese, ma è chiaro che lui non era adatto a fare il sacerdote, è stata la madre a spingerlo in quella strada fin da quando era un bambino. Non è certo un caso che a espiare e a morire sia colei che ha voluto soffocare gli istinti personali del figlio, per una carriera che gli avrebbe garantito un posto di rilievo nella società.
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