Thesis etd-09072014-224452 |
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Thesis type
Tesi di laurea magistrale
Author
MEINI, LUCA
URN
etd-09072014-224452
Thesis title
Sismica a riflessione con onde SH applicata allo studio di un corpo di frana (Frana di Patigno, Appennino Settentrionale). Acquisizione, elaborazione dati, migrazione in profondita e interpretazione
Department
SCIENZE DELLA TERRA
Course of study
GEOFISICA DI ESPLORAZIONE E APPLICATA
Supervisors
correlatore Dott. Tognarelli, Andrea
controrelatore Prof. Mazzotti, Alfredo
correlatore Dott. Ribolini, Adriano
relatore Prof. Stucchi, Eusebio Maria
controrelatore Prof. Mazzotti, Alfredo
correlatore Dott. Ribolini, Adriano
relatore Prof. Stucchi, Eusebio Maria
Keywords
- filtri
- fk
- passabanda
- polarizzazione
- risoluzione
- somme
- superficie di scivolamento
- teoria
Graduation session start date
26/09/2014
Availability
Full
Summary
Scopo del presente Lavoro di Tesi di Laurea è quello di valutare l’applicabilità della sismica a riflessione ad onde SH ad un ambito poco investigato a livello internazionale, quale lo studio della struttura interna di un corpo franoso.
L’applicazione della sismica a tali contesti non è nuova ma generalmente è limitata all’uso delle onde compressionali, più comunemente in indagini a rifrazione e raramente a indagini a riflessione. I risultati che questi lavori propongono sono buoni e spesso concordi con quelli provenienti da altri tipi di indagini, ma soffrono di una bassa risoluzione nei livelli superficiali (entro le prime decine di metri); questo porta ad una buona individuazione delle strutture in profondità dei corpi franosi ma una limitata o assente delineazione delle geometrie prossime alla superficie. La sismica ad onde P è quindi un metodo sicuramente valevole ed accertato ma, come tutti i metodi, presenta dei limiti, i quali possono presumibilmente essere superati integrando i dati con quelli provenienti da un’indagine di simica a onde SH, caratterizzata da una risoluzione più elevata e quindi teoricamente più idonea alla definizione degli orizzonti più superficiali.
Come oggetto di studio è stato scelto un corpo franoso di grandi dimensioni quale la Grande Frana di Patigno, in provincia di Massa-Carrara nell’Appennino Settentrionale. Tale scelta è stata guidata principalmente dalla disponibilità di lavori pregressi effettuati in tale area (Federici et al. 2000, Anfuso 2010, Stucchi et al. 2013); tramite questi studi, che contengono anche dati di indagini dirette (carotaggi e prove in foro) e di monitoraggio strumentale, sarà possibile effettuare un confronto dei risultati, avere un controllo della qualità dei dati ottenuti e valutare gli eventuali vantaggi derivanti dall’applicazione congiunta delle diverse metodologie di indagine. È stato inoltre scelto di studiare questo dissesto per l’interesse che esso ricopre a livello generale, essendo una tipica frana appenninica per dimensioni, profondità e tipo di materiali coinvolti. La validazione della prospezione ad onde SH riflesse e le scelte procedurali per l’elaborazione dati, offrono la possibilità di generalizzare la metodologia d’indagine sviluppata, rendendola potenzialmente applicabile a numerosi altri contesti del panorama appenninico.
L’indagine si è svolta acquisendo una linea sismica a riflessione ad onde SH in corrispondenza di parte del profilo ad onde P del precedente lavoro (Anfuso 2010; Stucchi 2013) tramite sorgente appositamente ideata e costruita nell’ officina del DST di Pisa. L’elaborazione dei dati così ottenuti, effettuata tramite software ProMax®, si è rivelata di non facile esecuzione in quanto all’usuale complessità dei dati a sismica a riflessione andava in questo caso ad aggiungersi la particolarità delle onde SH. I primi passaggi di elaborazione hanno riguardato, oltre alle operazioni di somma tra tracce a differente polarizzazione, la creazione delle geometrie con operazione di interleaving e le correzioni statiche. Dato che i dati sono interessati da molteplici eventi rumorosi, quali i disturbi a forte componente energetica legati alla generazione di onde superficiali (Onde di Love) e altri eventi coerenti lineari, I passaggi successivi sono stati volti all’eliminazione degli stessi tramite filtri direzionali e passabanda. Successivamente dopo le classiche operazioni di analisi di velocità e normal-move-out sono state eseguite le correzioni statiche residuali per poi arrivare all’immagine stack. L’ultima parte della fase di elaborazione dati è stata quella di applicare due tecniche di messa in profondità della sezione sismica al fine di determinare quale di queste sia la più idonea nel caso in esame. È stato elaborato quindi un primo profilo sismico utilizzando una migrazione di Kirchhoff post-stack in tempi con successiva conversione in profondità e un secondo tramite la migrazione di Kirchhoff post-stack in profondità. Analizzando i risultati ottenuti è emerso che entrambi gli approcci, a parte delle piccole differenze, sono validi e facilmente applicabili in questo contesto a causa delle moderate variazioni laterali di velocità riscontrate.
La sezione sismica ottenuta mostra una buon rapporto segnale/rumore già in prossimità del piano campagna, infatti sono presenti un buon numero di eventi continui, interpretati come riflettori, con una risoluzione verticale che varia da 1.5m nella parte superficiale a 3m nelle porzioni profonde. La sezione migrata in profondità con il metodo di Kirchhoff è stata poi confrontata con quella relativa alla sismica a riflessione ad onde P in modo tale da poter effettuare un’interpretazione geologica a varie profondità, sulla base dei risultati congiunti.
Alla luce dei risultati ottenuti, i presupposti teorici trovano conferma nelle sezioni sismiche finali, ovvero l’indagine ad onde SH ha dato i migliori risultati laddove le onde P non sono riuscite a fornire informazioni rilevanti. Infatti l’acquisizione ad onde compressionali si è rivelata efficace per l’individuazione del piano principale di scivolamento, ma non fornisce alcuna indicazione riguardo l’intera porzione soprastante questo piano. Al contrario, la sezione ad onde SH mostra come i migliori risultati di tale metodologia di indagine siano nella parte superficiale del profilo; la maggiore risoluzione ha infatti permesso di individuare in tale area una serie di eventi riflessi dalla buona continuità laterale e di discernere il corpo principale in due frane secondarie, in accordo con i dati dei sondaggi e relativi monitoraggi strumentali (Federici et al. 2000). Anche se la sezione sismica mostra un diminuzione del rapporto segnale rumore procedendo in profondità, è comunque visibile nella sezione sismica il forte riflettore che da precedenti studi (Anfuso 2010, Stucchi et al. 2013) è stato interpretato come la superficie profonda di scivolamento del dissesto, ma non lo fa con la stessa chiarezza, in termini di ampiezza e continuità laterale dell’evento sismico, rispetto all’indagine ad onde compressionali. Le due metodologie si sono mostrate quindi complementari nella delineazione di eventi riflessi nell’intero intervallo di profondità in esame (0m-90m circa).
Concludendo si può quindi affermare che la simica a riflessione ad onde SH si è rivelata essere una metodologia dalle ottime potenzialità, anche in ambiti in cui viene generalmente sottovalutata a causa della difficoltà di esecuzione, elaborazione dati e costi. Quindi, considerando i risultati ottenuti, risulta efficacemente applicabile ad indagini in cui è richiesta l’interpretazione geologica di un mezzo superficiale anche di notevole complessità quale un dissesto franoso composito.
Bibliografia citata:
P.R. Federici, A. Puccinelli, A.Chelli, G. D’Amato Avanzi, A. Ribolini e M. Verani, 2000. La Grande Frana di Patigno di Zeri (Massa Carrara). Memorie della Accademia Lunigianese di Scienze << Giovnni Capellini>> Vol. LXX (2000) – Scienze naturali Fisiche e Matematiche.
Anfuso, 2010. Metodologie geofisiche (geoelettrica e sismica) applicate allo studio dei corpi franosi: il caso della frana di Patigno di Zeri (Appennino Settentrionale).
E. Stucchi, A. Ribolini e A. Anfuso, 2013. High-resolution reflection seismic survey at the Patigno landslide, Northern Apennines, Italy. Near Surface Geophysics, 2013, 11.
L’applicazione della sismica a tali contesti non è nuova ma generalmente è limitata all’uso delle onde compressionali, più comunemente in indagini a rifrazione e raramente a indagini a riflessione. I risultati che questi lavori propongono sono buoni e spesso concordi con quelli provenienti da altri tipi di indagini, ma soffrono di una bassa risoluzione nei livelli superficiali (entro le prime decine di metri); questo porta ad una buona individuazione delle strutture in profondità dei corpi franosi ma una limitata o assente delineazione delle geometrie prossime alla superficie. La sismica ad onde P è quindi un metodo sicuramente valevole ed accertato ma, come tutti i metodi, presenta dei limiti, i quali possono presumibilmente essere superati integrando i dati con quelli provenienti da un’indagine di simica a onde SH, caratterizzata da una risoluzione più elevata e quindi teoricamente più idonea alla definizione degli orizzonti più superficiali.
Come oggetto di studio è stato scelto un corpo franoso di grandi dimensioni quale la Grande Frana di Patigno, in provincia di Massa-Carrara nell’Appennino Settentrionale. Tale scelta è stata guidata principalmente dalla disponibilità di lavori pregressi effettuati in tale area (Federici et al. 2000, Anfuso 2010, Stucchi et al. 2013); tramite questi studi, che contengono anche dati di indagini dirette (carotaggi e prove in foro) e di monitoraggio strumentale, sarà possibile effettuare un confronto dei risultati, avere un controllo della qualità dei dati ottenuti e valutare gli eventuali vantaggi derivanti dall’applicazione congiunta delle diverse metodologie di indagine. È stato inoltre scelto di studiare questo dissesto per l’interesse che esso ricopre a livello generale, essendo una tipica frana appenninica per dimensioni, profondità e tipo di materiali coinvolti. La validazione della prospezione ad onde SH riflesse e le scelte procedurali per l’elaborazione dati, offrono la possibilità di generalizzare la metodologia d’indagine sviluppata, rendendola potenzialmente applicabile a numerosi altri contesti del panorama appenninico.
L’indagine si è svolta acquisendo una linea sismica a riflessione ad onde SH in corrispondenza di parte del profilo ad onde P del precedente lavoro (Anfuso 2010; Stucchi 2013) tramite sorgente appositamente ideata e costruita nell’ officina del DST di Pisa. L’elaborazione dei dati così ottenuti, effettuata tramite software ProMax®, si è rivelata di non facile esecuzione in quanto all’usuale complessità dei dati a sismica a riflessione andava in questo caso ad aggiungersi la particolarità delle onde SH. I primi passaggi di elaborazione hanno riguardato, oltre alle operazioni di somma tra tracce a differente polarizzazione, la creazione delle geometrie con operazione di interleaving e le correzioni statiche. Dato che i dati sono interessati da molteplici eventi rumorosi, quali i disturbi a forte componente energetica legati alla generazione di onde superficiali (Onde di Love) e altri eventi coerenti lineari, I passaggi successivi sono stati volti all’eliminazione degli stessi tramite filtri direzionali e passabanda. Successivamente dopo le classiche operazioni di analisi di velocità e normal-move-out sono state eseguite le correzioni statiche residuali per poi arrivare all’immagine stack. L’ultima parte della fase di elaborazione dati è stata quella di applicare due tecniche di messa in profondità della sezione sismica al fine di determinare quale di queste sia la più idonea nel caso in esame. È stato elaborato quindi un primo profilo sismico utilizzando una migrazione di Kirchhoff post-stack in tempi con successiva conversione in profondità e un secondo tramite la migrazione di Kirchhoff post-stack in profondità. Analizzando i risultati ottenuti è emerso che entrambi gli approcci, a parte delle piccole differenze, sono validi e facilmente applicabili in questo contesto a causa delle moderate variazioni laterali di velocità riscontrate.
La sezione sismica ottenuta mostra una buon rapporto segnale/rumore già in prossimità del piano campagna, infatti sono presenti un buon numero di eventi continui, interpretati come riflettori, con una risoluzione verticale che varia da 1.5m nella parte superficiale a 3m nelle porzioni profonde. La sezione migrata in profondità con il metodo di Kirchhoff è stata poi confrontata con quella relativa alla sismica a riflessione ad onde P in modo tale da poter effettuare un’interpretazione geologica a varie profondità, sulla base dei risultati congiunti.
Alla luce dei risultati ottenuti, i presupposti teorici trovano conferma nelle sezioni sismiche finali, ovvero l’indagine ad onde SH ha dato i migliori risultati laddove le onde P non sono riuscite a fornire informazioni rilevanti. Infatti l’acquisizione ad onde compressionali si è rivelata efficace per l’individuazione del piano principale di scivolamento, ma non fornisce alcuna indicazione riguardo l’intera porzione soprastante questo piano. Al contrario, la sezione ad onde SH mostra come i migliori risultati di tale metodologia di indagine siano nella parte superficiale del profilo; la maggiore risoluzione ha infatti permesso di individuare in tale area una serie di eventi riflessi dalla buona continuità laterale e di discernere il corpo principale in due frane secondarie, in accordo con i dati dei sondaggi e relativi monitoraggi strumentali (Federici et al. 2000). Anche se la sezione sismica mostra un diminuzione del rapporto segnale rumore procedendo in profondità, è comunque visibile nella sezione sismica il forte riflettore che da precedenti studi (Anfuso 2010, Stucchi et al. 2013) è stato interpretato come la superficie profonda di scivolamento del dissesto, ma non lo fa con la stessa chiarezza, in termini di ampiezza e continuità laterale dell’evento sismico, rispetto all’indagine ad onde compressionali. Le due metodologie si sono mostrate quindi complementari nella delineazione di eventi riflessi nell’intero intervallo di profondità in esame (0m-90m circa).
Concludendo si può quindi affermare che la simica a riflessione ad onde SH si è rivelata essere una metodologia dalle ottime potenzialità, anche in ambiti in cui viene generalmente sottovalutata a causa della difficoltà di esecuzione, elaborazione dati e costi. Quindi, considerando i risultati ottenuti, risulta efficacemente applicabile ad indagini in cui è richiesta l’interpretazione geologica di un mezzo superficiale anche di notevole complessità quale un dissesto franoso composito.
Bibliografia citata:
P.R. Federici, A. Puccinelli, A.Chelli, G. D’Amato Avanzi, A. Ribolini e M. Verani, 2000. La Grande Frana di Patigno di Zeri (Massa Carrara). Memorie della Accademia Lunigianese di Scienze << Giovnni Capellini>> Vol. LXX (2000) – Scienze naturali Fisiche e Matematiche.
Anfuso, 2010. Metodologie geofisiche (geoelettrica e sismica) applicate allo studio dei corpi franosi: il caso della frana di Patigno di Zeri (Appennino Settentrionale).
E. Stucchi, A. Ribolini e A. Anfuso, 2013. High-resolution reflection seismic survey at the Patigno landslide, Northern Apennines, Italy. Near Surface Geophysics, 2013, 11.
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