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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-09072011-184427


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
CAMPINOTI, SARA
URN
etd-09072011-184427
Titolo
stato protrombotico e attivazione piastrinica nell'ipertensione essenziale: implicazioni per il trattamento antiaggregante
Dipartimento
MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Carmassi, Franco
Parole chiave
  • ipertensione
  • disfunzione endoteliale
  • piastrine
  • aspirina
  • clopidogrel
Data inizio appello
27/09/2011
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
27/09/2051
Riassunto
L’ipertensione essenziale è definita come una condizione di elevata pressione sanguigna nella quale le cause secondarie, quali malattia renovascolare, insufficienza renale, feocromocitoma, aldosteronismo o altra cause di ipertensione secondaria o forme mendeliane (monogeniche) non sono presenti.
Le cause di questa patologia quindi restano tutt’ora sconosciute e si ritiene sia un disordine eterogeneo nel quale sono coinvolti sia fattori genetici che ambientali. Essa rappresenta il 95% di tutti i casi di ipertensione e la prevalenza aumenta con l’età. Interessa il 25-30% della popolazione adulta e fino al 60-70% degli ultrasettantenni.
Le principali complicanze dell’ipertensione, infarto miocardico ed ictus ischemico, sono di natura trombotica piuttosto che emorragica, fenomeno conosciuto come “paradosso pro-trombotico” o “Birmingham paradox”.
Questa condizione è sostenuta da diversi fattori, quali anomalie emoreologiche, disfunzioni endoteliali, anomalie piastriniche o delle vie della coagulazione e fibrinolitica.
Tra gli altri fattori, un aumento dell’attività piastrinica contribuisce in modo significativo allo stato pro -trombotico.
Le piastrine dei pazienti con ipertensione essenziale mostrano diverse anomalie indicative della loro attivazione. A livello morfologico si riscontra il passaggio ad una forma sferica, l’aumento di massa e di volume. A livello biochimico si ha un incremento della quota intracellulare di calcio ed una maggiore espressione di P-selectina sulla membrana. Infine a livello funzionale le piastrine di questi pazienti mostrano una ridotta sensibilità al NO esogeno.
Diversi studi hanno valutato gli effetti del trattamento antiipertensivo nell’attivazione piastrinica. In particolare sono stati presi in considerazione gli ACE-inibitori, i Sartani ed i Calcio Antagonisti. I farmaci che agiscono sul sistema renina angiotensina hanno mostrato effetto neutrale o favorevole, mentre per gli altri è stata evidenziata una netta capacità di ridurre l’aggregazione piastrinica.
Per quanto riguarda la terapia antiaggregante vera e propria, i farmaci più ampiamente utilizzati sono l’Aspirina e, di più recente introduzione, il Clopidogrel. Il loro utilizzo migliora la prognosi nei pazienti ipertesi ad alto rischio cardiovascolare ed in quelli in cui è presente malattia aterosclerotica clinicamente evidente. Al contrario, l’uso di tale trattamento nei pazienti ipertesi a basso rischio non è stato ancora ben definito ed è meritevole di ulteriori studi clinici.
Un rischio cardiovascolare maggiore del 20% a 10 anni, o un’età superiore a 50 anni con un modesto deterioramento della funzione renale sono i due criteri principali, utilizzati per giustificare il trattamento con basse dosi di Aspirina.
L’uso del Clopidogrel offre teoricamente dei vantaggi rispetto all’Aspirina nella prevenzione primaria, avendo dimostrato non solo un effetto antitrombotico, ma anche di prevenire la progressione dell’aterosclerosi nei pazienti ipertesi.
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