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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-09062021-131826


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
SILEI, MARGHERITA
URN
etd-09062021-131826
Titolo
Disturbo dello Spettro Autistico sottosoglia e Camouflaging in una popolazione universitaria.
Dipartimento
PATOLOGIA CHIRURGICA, MEDICA, MOLECOLARE E DELL'AREA CRITICA
Corso di studi
PSICOLOGIA CLINICA E DELLA SALUTE
Relatori
relatore Dell'Osso, Liliana
Parole chiave
  • Camouflaging
  • Disturbo dello Spettro Autistico
  • Popolazione universitaria
Data inizio appello
27/09/2021
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
Nel 1911 fu utilizzato per la prima volta il termine “autismo” ad opera dello psichiatra Eugen Bleuer per definire un cluster sintomatologico della schizofrenia, facendo riferimento a particolari comportamenti di auto-assorbimento e di ritiro.
Leo Kanner, nel 1943, pubblicò un articolo nel quale descriveva undici bambini con notevole intelligenza, i quali, però, mostravano un “ossessivo desiderio alla ripetitività”. Definì, successivamente, tale condizione “autismo infantile precoce”.
Sempre nello stesso anno, un altro psichiatra scrisse sopra tale condizione, definendola “psicopatia autistica”, Hans Asperger. Egli descrisse una forma di sindrome (da cui prese il nome) in cui era presente un deficit a livello comportamentale, sociale e linguistico ed un buon funzionamento globale (con possibilità di capacità eccellenti).
Nel 1967 Bettelheim, uno psicologo, ipotizzò una teoria che plausibilmente era responsabile della patologia clinica; “le madri frigorifero”, soffrendo di ansia durante l’accudimento, generavano un circolo vizioso che causava nei figli autismo.
Negli anni successivi si riconobbero delle implicazioni genetiche e biologiche alla base dello spettro autistico; venne introdotto per la prima volta nel DSM (1980) come “Autismo Infantile”, separato definitivamente dalla schizofrenia infantile. Nel 1987 viene rinominato “Disturbo Autistico”, includendo una lista politetica di criteri diagnostici; sette anni dopo viene introdotta nel DSM anche la Sindrome di Asperger. Questo permise di includere casi più lievi che in precedenza non venivano considerati.
Con l’uscita del DSM-5 (2013), dopo numerose ricerche che hanno evidenziato delle differenze quantitative piuttosto che qualitative tra le “vecchie” categoria di Disturbo Autistico e della Sindrome di Asperger (Macintosh et al., 2004; Sanders, 2009; Dell‘Osso et al., 2016c), si raggruppano tutte le sottocategorie in una diagnosi semi-dimensionale (“ad ombrello”) del Disturbo dello Spettro Autistico.
La diagnosi di ASD ingloba pazienti con o senza disabilità intellettiva e con diversi gradi di compromissione; tuttavia, non comprende ancora l’ampio spettro di manifestazione più lievi (o atipiche) e non comprende i tratti autistici sotto soglia. Questi ultimi, in particolare, sono emersi per la prima volta in parenti di primo grado di soggetti con Spettro Autistico; questo ha portato alla formazione del “Broad Autism Phenotype”, permettendo di confermare l’eziologia poligenica legate a tali caratteristiche.
Vari studi confermano la presenza di tratti autistici nella popolazione generale e, in particolare, in gruppi ritenuti a rischio, oltre che in gruppi clinici di pazienti con altri tipi di disturbi psichiatrici. Contestualmente, l’attenzione, si è focalizzata anche nella rilevazione di ASD nella popolazione adulta, in quanto, le forme più lievi possono essere sottovalutate durante l’infanzia e giungere all’attenzione clinica solo in comorbilità con altre condizioni psichiatriche. Ponendo l’accento sulla popolazione adulta, in particolare, si è cercato di individuare le cause che sottostanno alle mancate diagnosi femminili; per molto tempo la condizione autistica è stata considerata ad esclusivo appannaggio maschile, in realtà ci si è resi conto che le differenze biologiche tra i due sessi contribuiscono a manifestazione fenotipiche differenti. Nell’ottica di quanto emerso si è introdotto il concetto di “Camouflaging”.
La valutazione della presenza dello Spettro Autistico, sopra o sotto soglia clinica nell’adulto senza disabilità intellettiva ed alterazioni del linguaggio, viene valutata da un questionario self-report che comprende i nuovi criteri diagnostici del DSM-5 come la valutazione dell’iper/ipo-reattività agli stimoli sensoriali e, consente di indagare anche lo studio della presentazione del fenotipo femminile di ASD, peculiarità che manca negli altri questionari. L’unico questionario che consente la valutazione dei comportamenti mimetici nell’adulto, esplorando la loro presenza e’ il CAT-Q.
L’AdAS Spectrum è un ottimo strumento per la valutazione quantitativa dei tratti autistici, rivelando una buona affidabilità (coefficiente di Kuder-Richiardson di 0.964), così come il CAT-Q mostra un’ottima validità interna stimata con l’alfa di Cronbach (0,94).
Scopo: Data la crescente ricerca sull’identificazione dei tratti autistici nelle popolazioni cliniche e generali. Gli universitari possono essere un gruppo ad alto rischio per la presenza di tratti autistici. In letteratura, di recente, si è data particolare importanza alle strategie di mimetizzazione usate dalle persone con lo Spettro Autistico per far fronte all’ambiente sociale. Lo scopo di questo studio è di valutare la prevalenza dei tratti autistici e di comportamenti mimetici nella popolazione universitaria.
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