Tesi etd-09062017-152646 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
SBOLCI, MARTINA
URN
etd-09062017-152646
Titolo
L'improvvisazione teatrale. Nascita e sviluppo
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Prof. Titomanlio, Carlo
Parole chiave
- discipline dell'improvvisazione
- improvvisazione teatrale
- Match di improvvisazione teatrale
Data inizio appello
25/09/2017
Consultabilità
Completa
Riassunto
OGGETTO DELLA TESI - Argomento centrale di questa tesi di laurea magistrale è l’universo dell’improvvisazione teatrale, la sua nascita e il suo sviluppo.
Come punto di partenza ho assunto una considerazione personale, motivata da una conoscenza ormai sufficientemente approfondita delle pratiche che vanno sotto il nome di improvvisazione teatrale: generalmente queste sono avvertite con una sorta di distacco da parte del teatro “regolare”, in un movimento bidirezionale di esclusione e autoesclusione. Da questo punto di partenza la mia riflessione si è ampliata, e ho cercato quindi di capire quali siano effettivamente le “discipline dell’Improv” (come le ho definite) e in che cosa consistano.
In effetti gli spettacoli improvvisati si manifestano fin dalle origini come una costellazione di pratiche differenti che hanno continuato, e continuano tuttora, a moltiplicarsi. Ad oggi è difficile perfino riuscire a identificare con esattezza chi sia stato a dare effettivamente origine a quella stagione di spettacoli completamente estemporanei che dalla seconda metà del Novecento arriva fino ai nostri giorni. A causa di questi molteplici fattori, la definizione stessa di improvvisazione teatrale resta avvolta in una nebulosa indefinitezza, esposta a continui fraintendimenti dati dai numerosi usi impropri del termine.
OBIETTIVI - Questo elaborato si propone tre obiettivi principalmente: in primo luogo ripercorrere l’evoluzione della voce “improvvisazione” in quei momenti, all’interno della storia del teatro, in cui durante l’esecuzione o la creazione di spettacoli vi è un maggior grado di estemporaneità; secondariamente inserire temporalmente la nascita dell’Improv all’interno del panorama teatrale ad essa contemporaneo; infine restituire un quadro di quali e quante siano oggi le pratiche dell’improvvisazione teatrale, sia in Italia che nel mondo.
Il primo obiettivo è legato al fatto che spesso vengono nominati quali antenati delle pratiche da me prese in esame, la Commedia dell’Arte, gli spettacoli e gli scritti di Jacques Copeau, alcune pratiche del Living Theatre, etc. Questi accostamenti sono fatti spesso senza addurre alcuna motivazione, come se fosse più importante appellarsi ad antecedenti illustri per dare maggior valore a ciò che si fa, piuttosto che individuare i reali punti di contatto. In primis ho cercato quindi di risolvere questi nodi cercando di sfatare i miti che vogliono ad ogni costo vedere l’improvvisazione in pratiche teatrali dove essa può essere elencata, al massimo, come uno dei modi operandi ma non può certo risultare come fine ultimo.
Il secondo obiettivo è il tentativo di storicizzare il fenomeno dell’improvvisazione teatrale all’interno della storia del teatro. Le discipline dell’Improv si sviluppano a partire dagli anni Sessanta del Novecento, in un periodo storico in cui il teatro stava subendo profonde mutazioni. In quegli anni nascevano manifestazioni come happenings e performance e avanzavano dell’ambito della ricerca teatrale gruppi come l’Odin Teatret di Eugenio Barba, il Living Theatre di Beck e Malina, il Teatr Laboratorium di Jerzy Grotowski. Negli stessi anni, diverse personalità in area anglofona iniziarono a sviluppare l’idea di spettacoli completamente improvvisati, non basati su testo ma soltanto sulla creazione collettiva degli attori; spettacoli non predeterminati con un alto grado di coinvolgimento del pubblico; prove in cui il regista diventa una figura maieutica, un insegnante, che dota gli allievi degli strumenti con cui potersi esprimere liberamente; spettacoli basati sul concetto del gioco nei quali si potesse creare uno spazio di condivisione attraverso l’immaginazione di gli attori e spettatori. Esistono dunque delle caratteristiche comuni tra le pratiche dell’Improv e gli altri eventi spettacolari che non si riducono alla semplice ricorrenza del termine “improvvisazione”. Ho ritenuto quindi che fosse preferibile un processo inverso rispetto a quelli tentati fino ad ora, cioè evidenziare quei connotati tipici di quella che Erika Fischer-Lichte chiama “svolta performativa” per cercare di capire se essi siano ritracciabili anche all’interno delle pratiche dell’Improv.
Il terzo obiettivo è spiegare che cosa si intende oggi per improvvisazione teatrale – come si svolge il lavoro delle compagnie e che tipi di spettacoli possono rientrare all’interno di questa denominazione – e tracciare un quadro di quanto sia ampia e diffusa la sua pratica.
STRUTTURA DELLA TESI - La struttura segue necessariamente la tripartizione dei suoi obiettivi; pertanto la tesi è divisa in tre parti.
Nella prima parte, intitolata “Nascita e sviluppo dell’improvvisazione teatrale”, sono partita dal tentativo di dare una precisa definizione del termine “improvvisazione teatrale” in modo che risultasse chiara la terminologia che ho adottato da quel punto in poi; quindi ho cercato di introdurre il momento della nascita delle discipline dell’Improv, individuando come momento chiave l’apertura del teatro The Second City che risale al 1959.
Sono passata successivamente a un’analisi di quegli episodi della storia del teatro in cui si fa più spesso riferimento a un tipo di creazione estemporanea, partendo dalla Commedia dell’Arte, per arrivare alla metà del Novecento e al concetto di “performativo”.
Nella seconda parte ho invece cercato di restituire un quadro dell’“Improvvisazione oggi in Italia e nel mondo”. Per farlo ho provato a tracciare il percorso che potrebbe compiere chiunque decidesse di approcciarsi a una delle discipline dell’Improv, per far emergere delle caratteristiche comuni ad esse. Ho compiuto un’analisi delle personalità di riferimento che per prime hanno creato format di spettacoli completamente non predeterminati. Sono poi arrivata a un approfondimento del panorama italiano oggi con un esempio pratico del lavoro di una compagnia di improvvisazione teatrale.
Nella terza parte – “Contributi italiani e dal mondo” – ho raccolto, trascritto e commentato una cospicua quantità di testimonianze, sia italiane che straniere, in merito alla pratica e alla percezione di queste discipline nei diversi Paesi. Queste interviste mi sono servite anche per valutare meglio ciò che ho affermato nei capitoli precedenti e verificare se e quanto ciò che ho espresso fosse viziato da una visione parziale e monofocale. Ho quindi effettuato un’analisi dei dati raccolti per confrontare tra loro le risposte ottenute attraverso i questionari.
FONTI - Le fonti che ho radunato e utilizzato nella stesura della tesi sono di varia natura. Dal punto di vista bibliografico, è stato fondamentale recuperare i saggi scritti dalle maggiori personalità del panorama dell’Improv mondiale come Keith Johnstone e Viola Spolin, che contengono un enorme bacino di esercizi per la realizzazione di spettacoli non predeterminati. Analogamente, è stato necessario studiare un insieme di studi teorici utili a comprendere e analizzare i periodi storici e le forme spettacolari che ho messo a confronto con le discipline dell’Improv.
Un enorme apporto è venuto dalle fonti dirette, cioè tutti i contatti che sono riuscita a raggiungere e a cui ho sottoposto un breve questionario formato da tre domande. Ho ottenuto un totale di sessantadue interviste (22 rispondenti dall’Italia e 40 dall’estero), che sono trascritte integralmente nella terza parte di questa tesi.
Per ultimo, ma in realtà in accumulo costante, mi sono servita di materiali reperibili online: mi riferisco ai numerosi siti specializzati sull’Improv e sulle personalità che le hanno dato vita, alle riviste online dedicate all’argomento, ai siti personali delle compagnie e dei festival citati dai soggetti intervistati. In particolare, questo insieme di materiali mi ha permesso di contestualizzare le singole realtà e farmi un’idea di come effettivamente si svolga il loro lavoro individuale, e di come funzioni l’improvvisazione nei loro paesi di provenienza.
Come punto di partenza ho assunto una considerazione personale, motivata da una conoscenza ormai sufficientemente approfondita delle pratiche che vanno sotto il nome di improvvisazione teatrale: generalmente queste sono avvertite con una sorta di distacco da parte del teatro “regolare”, in un movimento bidirezionale di esclusione e autoesclusione. Da questo punto di partenza la mia riflessione si è ampliata, e ho cercato quindi di capire quali siano effettivamente le “discipline dell’Improv” (come le ho definite) e in che cosa consistano.
In effetti gli spettacoli improvvisati si manifestano fin dalle origini come una costellazione di pratiche differenti che hanno continuato, e continuano tuttora, a moltiplicarsi. Ad oggi è difficile perfino riuscire a identificare con esattezza chi sia stato a dare effettivamente origine a quella stagione di spettacoli completamente estemporanei che dalla seconda metà del Novecento arriva fino ai nostri giorni. A causa di questi molteplici fattori, la definizione stessa di improvvisazione teatrale resta avvolta in una nebulosa indefinitezza, esposta a continui fraintendimenti dati dai numerosi usi impropri del termine.
OBIETTIVI - Questo elaborato si propone tre obiettivi principalmente: in primo luogo ripercorrere l’evoluzione della voce “improvvisazione” in quei momenti, all’interno della storia del teatro, in cui durante l’esecuzione o la creazione di spettacoli vi è un maggior grado di estemporaneità; secondariamente inserire temporalmente la nascita dell’Improv all’interno del panorama teatrale ad essa contemporaneo; infine restituire un quadro di quali e quante siano oggi le pratiche dell’improvvisazione teatrale, sia in Italia che nel mondo.
Il primo obiettivo è legato al fatto che spesso vengono nominati quali antenati delle pratiche da me prese in esame, la Commedia dell’Arte, gli spettacoli e gli scritti di Jacques Copeau, alcune pratiche del Living Theatre, etc. Questi accostamenti sono fatti spesso senza addurre alcuna motivazione, come se fosse più importante appellarsi ad antecedenti illustri per dare maggior valore a ciò che si fa, piuttosto che individuare i reali punti di contatto. In primis ho cercato quindi di risolvere questi nodi cercando di sfatare i miti che vogliono ad ogni costo vedere l’improvvisazione in pratiche teatrali dove essa può essere elencata, al massimo, come uno dei modi operandi ma non può certo risultare come fine ultimo.
Il secondo obiettivo è il tentativo di storicizzare il fenomeno dell’improvvisazione teatrale all’interno della storia del teatro. Le discipline dell’Improv si sviluppano a partire dagli anni Sessanta del Novecento, in un periodo storico in cui il teatro stava subendo profonde mutazioni. In quegli anni nascevano manifestazioni come happenings e performance e avanzavano dell’ambito della ricerca teatrale gruppi come l’Odin Teatret di Eugenio Barba, il Living Theatre di Beck e Malina, il Teatr Laboratorium di Jerzy Grotowski. Negli stessi anni, diverse personalità in area anglofona iniziarono a sviluppare l’idea di spettacoli completamente improvvisati, non basati su testo ma soltanto sulla creazione collettiva degli attori; spettacoli non predeterminati con un alto grado di coinvolgimento del pubblico; prove in cui il regista diventa una figura maieutica, un insegnante, che dota gli allievi degli strumenti con cui potersi esprimere liberamente; spettacoli basati sul concetto del gioco nei quali si potesse creare uno spazio di condivisione attraverso l’immaginazione di gli attori e spettatori. Esistono dunque delle caratteristiche comuni tra le pratiche dell’Improv e gli altri eventi spettacolari che non si riducono alla semplice ricorrenza del termine “improvvisazione”. Ho ritenuto quindi che fosse preferibile un processo inverso rispetto a quelli tentati fino ad ora, cioè evidenziare quei connotati tipici di quella che Erika Fischer-Lichte chiama “svolta performativa” per cercare di capire se essi siano ritracciabili anche all’interno delle pratiche dell’Improv.
Il terzo obiettivo è spiegare che cosa si intende oggi per improvvisazione teatrale – come si svolge il lavoro delle compagnie e che tipi di spettacoli possono rientrare all’interno di questa denominazione – e tracciare un quadro di quanto sia ampia e diffusa la sua pratica.
STRUTTURA DELLA TESI - La struttura segue necessariamente la tripartizione dei suoi obiettivi; pertanto la tesi è divisa in tre parti.
Nella prima parte, intitolata “Nascita e sviluppo dell’improvvisazione teatrale”, sono partita dal tentativo di dare una precisa definizione del termine “improvvisazione teatrale” in modo che risultasse chiara la terminologia che ho adottato da quel punto in poi; quindi ho cercato di introdurre il momento della nascita delle discipline dell’Improv, individuando come momento chiave l’apertura del teatro The Second City che risale al 1959.
Sono passata successivamente a un’analisi di quegli episodi della storia del teatro in cui si fa più spesso riferimento a un tipo di creazione estemporanea, partendo dalla Commedia dell’Arte, per arrivare alla metà del Novecento e al concetto di “performativo”.
Nella seconda parte ho invece cercato di restituire un quadro dell’“Improvvisazione oggi in Italia e nel mondo”. Per farlo ho provato a tracciare il percorso che potrebbe compiere chiunque decidesse di approcciarsi a una delle discipline dell’Improv, per far emergere delle caratteristiche comuni ad esse. Ho compiuto un’analisi delle personalità di riferimento che per prime hanno creato format di spettacoli completamente non predeterminati. Sono poi arrivata a un approfondimento del panorama italiano oggi con un esempio pratico del lavoro di una compagnia di improvvisazione teatrale.
Nella terza parte – “Contributi italiani e dal mondo” – ho raccolto, trascritto e commentato una cospicua quantità di testimonianze, sia italiane che straniere, in merito alla pratica e alla percezione di queste discipline nei diversi Paesi. Queste interviste mi sono servite anche per valutare meglio ciò che ho affermato nei capitoli precedenti e verificare se e quanto ciò che ho espresso fosse viziato da una visione parziale e monofocale. Ho quindi effettuato un’analisi dei dati raccolti per confrontare tra loro le risposte ottenute attraverso i questionari.
FONTI - Le fonti che ho radunato e utilizzato nella stesura della tesi sono di varia natura. Dal punto di vista bibliografico, è stato fondamentale recuperare i saggi scritti dalle maggiori personalità del panorama dell’Improv mondiale come Keith Johnstone e Viola Spolin, che contengono un enorme bacino di esercizi per la realizzazione di spettacoli non predeterminati. Analogamente, è stato necessario studiare un insieme di studi teorici utili a comprendere e analizzare i periodi storici e le forme spettacolari che ho messo a confronto con le discipline dell’Improv.
Un enorme apporto è venuto dalle fonti dirette, cioè tutti i contatti che sono riuscita a raggiungere e a cui ho sottoposto un breve questionario formato da tre domande. Ho ottenuto un totale di sessantadue interviste (22 rispondenti dall’Italia e 40 dall’estero), che sono trascritte integralmente nella terza parte di questa tesi.
Per ultimo, ma in realtà in accumulo costante, mi sono servita di materiali reperibili online: mi riferisco ai numerosi siti specializzati sull’Improv e sulle personalità che le hanno dato vita, alle riviste online dedicate all’argomento, ai siti personali delle compagnie e dei festival citati dai soggetti intervistati. In particolare, questo insieme di materiali mi ha permesso di contestualizzare le singole realtà e farmi un’idea di come effettivamente si svolga il loro lavoro individuale, e di come funzioni l’improvvisazione nei loro paesi di provenienza.
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