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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-09052023-190605


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
GIAMMATTEI, GIADA
URN
etd-09052023-190605
Titolo
Il condono fiscale: tra genesi politica e principi costituzionali
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Bellé, Brunella
Parole chiave
  • principio di capacità contributiva
  • condono fiscale
  • pace fiscale
Data inizio appello
24/09/2023
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
24/09/2093
Riassunto
La presente trattazione si propone di fornire un’analisi dell'istituto del condono fiscale, che negli ultimi decenni ha invaso l'ordinamento tributario. In particolare, si cercherà di delinearne la struttura partendo dalle sue fondamenta: la funzione del tributo.
Il tributo ha trovato, nel corso della storia, varie giustificazioni: dall'ideologia liberista classica a quella egualitaria - strettamente legata al welfare -, fino alla riproposizione, nell'ultimo ventennio, del neoliberismo federale.
Da un punto di vista funzionale, il tributo non è solo l'aspetto negativo del costo dei diritti, ma soprattutto strumento di giustizia distributiva per correggere le imperfezioni del mercato e, quindi, di redistribuzione della ricchezza che gli stati hanno a disposizione.
Il sistema finanziario attualmente vigente in Italia è caratterizzato dalla quasi totale derivazione dell’entrata pubblica dalla manovra tributaria e dalla correlativa rilevanza costituzionale del dovere di tutti i cittadini di concorrere alle spese pubbliche, in ragione della loro capacità contributiva.
Come criterio di riparto dei carichi pubblici, il principio di capacità contributiva ha un doppio volto: da un lato vincola il legislatore a riportare il presupposto oggettivo dei tributi all’attitudine dei singoli e, dall’altro, vincola questi a contribuire alle spese pubbliche in ragione della loro attitudine personale.
Progressività del sistema tributario e capacità contributiva sono due principi cardine del nostro diritto tributario che appongono dei vincoli alla disciplina ordinaria della prestazione tributaria, ma anche a quella “straordinaria” dettata dall'emanazione di un condono fiscale.
Si è cercato così di delineare un quadro storico completo dell'istituto del condono, dall'età imperiale romana, quando per la prima volta venne concesso il più grande condono di tutti i tempi - nonché il primo del quale si ha memoria -, passando per il primo condono in Italia del 1980, sino a giungere agli istituti contemporanei.
Tuttavia, l'eterogeneità di queste misure impedisce di proporne una definizione precisa, anche a causa della collisione tra la loro tradizionale veste fisiologica e la loro degenerazione a strumento di finanza pubblica premiale, adottato con frequenza eccessiva rispetto alla loro natura eccezionale ed irripetibile.
La storia fiscale italiana ha visto susseguirsi vari provvedimenti di condono, passando per i casi più estremi – si parlerà del condono tombale introdotto dalla Legge finanziaria del 2003 -, sino ad arrivare alle più moderne sfumature.
Il continuo susseguirsi di leggi istitutive di condoni fiscali, ha determinato la sovrapposizione tra tassazione ordinaria e tassazione per condono, con evidenti disparità di trattamento tra contribuenti che hanno aderito alle definizioni agevolate e contribuenti che hanno assolto i tributi in modo ordinario. L’Italia oggi è uno tra i paesi con maggiore pressione fiscale e tributaria e contestualmente uno tra quelli dove si registra il più alto livello di evasione ed elusione fiscale. Ecco che, come mezzo di contrasto all'evasione fiscale, si inizia ad utilizzare il condono.
Diviene, allora, indispensabile scendere ad una analisi di legittimità rispetto ai principi costituzionali - con specifica attenzione alla capacità contributiva e all'uguaglianza - e viene spontaneo chiedersi quali siano i motivi che possano spingere lo Stato a concedere questo beneficio inedito nei confronti dei contribuenti. La dottrina, pur esprimendo delle perplessità generali sulla compatibilità costituzionale del condono, ha sempre tenuto a precisare che in alcuni casi e soprattutto nel periodo post – bellico, il condono “puro” ha reso possibile anche eliminare delle incertezze relative all’applicazione di determinate normative tributarie, specie nel momento della determinazione delle sanzioni.
Seppur non si sia mai giunti ad una vera e propria espunzione dell'istituto del condono dall'ordinamento italiano, una pronuncia della Corte di giustizia di Bruxelles ha inflitto un duro colpo alla legislazione fiscale italiana in materia di condoni di cui alla Legge n. 289/2002 con la sentenza 17.7.2008, C-132/06.
Oltre ai condizionamenti di ordine europeo e mondiale, si è assistito negli ultimi anni ad un'evoluzione del sistema fiscale italiano, che ha visto l'introduzione di strumenti di controllo per il corretto adempimento degli obblighi fiscali, nonché l’evoluzione delle procedure di accertamento e riscossione dei tributi. Tutto ciò ha comportato un importante mutamento di direzione, virando per un fisco civile.
Seppur la sentenza n. 66/2022 sembri proseguire tale rotta, è attualmente in vigore una nuova Pace fiscale, introdotta con la Legge di bilancio 2023, ed un nuovo “scudo fiscale” introdotto con l'art. 13 bis del cd. Decreto Bollette.
Concludendo, pare doveroso precisare che, a determinate condizioni, le norme condonistiche non contrastano con il quadro costituzionale. In caso contrario, non si spiegherebbe il motivo della loro continua presenza nell'ordinamento. Si esaminerà, così, il rapporto con il principio di uguaglianza.
Al termine del lavoro, emergeranno con chiarezza l'evoluzione sistematica dei provvedimenti di condono, nonché i profili di illegittimità costituzionale e saremmo in grado di evincere la loro possibile riproposizione per il futuro, sempre in presenza di circostanze eccezionali.
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