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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-09052023-180013


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
GUIDOTTI, SUSANNA
URN
etd-09052023-180013
Titolo
NAGORNO KARABAKH: LE RAGIONI DI UN CONFLITTO.
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
SCIENZE PER LA PACE: TRASFORMAZIONE DEI CONFLITTI E COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO
Relatori
relatore Prof. Marzano, Arturo
Parole chiave
  • NAGORNO KARABAKH
Data inizio appello
28/09/2023
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
Questo lavoro, dopo aver analizzato la storia del popolo armeno fin dalle origini e, in tempi più recenti, le principali vicende del popolo azero, si soffermerà sulle ragioni del conflitto tra i due Stati per il territorio del Nagorno Karabakh, una regione autonoma a maggioranza armena ubicata all’interno dei confini politici dell’Azerbaigian.
Il nome della regione è suggestivo poiché deriva dal termine turco “qara bagh” che significa giardino nero e dalla parola russa “nagorno” che significa montuoso; essa è infatti situata sui monti della catena del Caucaso meridionale, coperta da foreste secolari, ricca di miniere d’oro e, prima dei conflitti che ne hanno cambiato per sempre l’aspetto e l’estensione territoriale, abitata per secoli principalmente da armeni che, nonostante il susseguirsi di invasioni e dominazioni straniere, sono riusciti a creare e mantenere una propria identità etnica, culturale e religiosa.
Ma, sul finire dell’esistenza dell’Unione Sovietica e il sorgere delle spinte nazionaliste di alcuni popoli che ne facevano parte, la regione è diventata il terreno di uno scontro che, dagli anni Novanta ad oggi, ha provocato migliaia di morti, altrettanti profughi, distruzioni e miseria.
Il mio interesse per l’argomento è nato principalmente dalla conoscenza personale di una donna di origini armene, naturalizzata italiana, dai cui racconti ho percepito una grande sofferenza per le vicissitudini subite in passato dal suo popolo, in particolare durante il genocidio del 1915 e più recentemente a causa della guerra contro gli azeri di cui, ad oggi, non si intravede una risoluzione definitiva. Ma, oltre a questo aspetto di carattere personale, la controversia per il Nagorno Karabakh, pur apparendo geograficamente lontana e sia solo periodicamente sfiorata nelle cronache estere, riveste aspetti di attualità per l’Unione Europea, e quindi anche per il nostro paese, per le conseguenze geopolitiche, umanitarie ed economiche che ne potrebbero derivare, queste ultime soprattutto nell’ambito delle forniture energetiche considerato che gli oleodotti della Trans Adriatic Pipeline (TAP) a cui l’Italia ha aderito, scorrono in alcuni tratti a soli dodici chilometri dalla linea di contatto tra armeni e azeri.
L’obiettivo della tesi è quindi la disamina delle motivazioni degli armeni e degli azeri nel conflitto, le cui questioni di fondo risiedono nel diritto all’autodeterminazione degli armeni della regione contesa e nel contrapposto diritto all’integrità territoriale dell’Azerbaigian. Ciò che vogliono gli armeni può essere definito in sostanza come la volontà di sopravvivenza della propria identità e cultura che, come vedremo, è stata più volte messa a rischio dalla volontà egemonica dei diversi popoli che hanno a più riprese conquistato il Caucaso, seguita da divisioni territoriali e spostamenti di massa della popolazione sfociati spesso in esiti infausti. Gli azeri, da parte loro, vogliono riprendere la completa sovranità sul territorio del Karabakh loro assegnato nell’ambito delle politiche di “divide et impera” attuate durante il periodo sovietico e sulle regioni perse durante il conflitto degli anni Novanta. Vedremo, al termine della tesi, che con la guerra del 2020 gli azeri sono ormai vicini all’obiettivo prefissato tuttavia rimane aperta la questione di come potranno governare un territorio che da decenni si è costituito come repubblica indipendente armena, dove si sono svolte libere e corrette elezioni politiche presidenziali, uno Stato a tutti gli effetti dotato di propri organi amministrativi e giudiziari.
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