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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-09052022-124142


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
COSTA, PAOLO EMANUELE
URN
etd-09052022-124142
Titolo
Start-up italiane: l’innovazione e la pianificazione per favorire il successo.
Dipartimento
ECONOMIA E MANAGEMENT
Corso di studi
STRATEGIA, MANAGEMENT E CONTROLLO
Relatori
relatore Campanale, Cristina
Parole chiave
  • start-up
  • controllo di gestione
  • pianificazione
  • programmazione
  • business plan
  • business model
  • innovazione
Data inizio appello
03/10/2022
Consultabilità
Completa
Riassunto
Le start-up vengono considerate come aziende innovative progettare per crescere rapidamente con lo scopo di rivoluzione il mercato di riferimento, con la consapevolezza che l’ambizioso progetto porta con sé un elevato rischio di fallimento. Prendendo in considerazione le definizioni più famose, si individuano alcune caratteristiche fondamentali che accumunano tutte le startup. La prima caratteristica fa riferimento al concetto di temporaneità inteso nel senso che il termine startup significa “avviare” quindi si intende un’azienda che si trova nella prima fase del ciclo di vita. Secondo, “ripetibile”, inteso come la possibilità di replicare il modello di business in breve tempo. Terzo, “scalabile”, ovvero la possibilità di crescere in modo esponenziale. L’ultimo elemento fondamentale è rappresentato dal fattore innovativo.
La presenza di startup all’interno di un Paese svolge un ruolo fondamentale nella crescita produttiva, nel progresso sociale, nella reputazione e attrattività di un paese. Uno studio che dimostra l’importanza delle startup all’interno del tessuto economico di un paese è stato condotto dalla Kauffman Foundation nel 2015. In questa ricerca è stato dimostrato che dal 1988 al 2012 le aziende con meno di 5 anni di vita hanno creato due milioni di posti di lavoro, al contrario, le imprese consolidate hanno avviato politiche di riduzione del personale.
Per incentivare lo sviluppo ed il successo delle startup, un ruolo fondamentale è svolto dal Governo. Infatti, esso può emanare provvedimenti per facilitare e incentivare lo sviluppo, può facilitare l’accesso alle risorse finanziare con tassazioni a zero o con tassazione agevolate, inoltre può attrarre investimenti e supportare l’imprenditorialità nelle fasi iniziali che rappresentano le fasi più critiche. L’attenzione al supporto alle fasi iniziali è dovuta all’elevato rischio di default finanziario, alcuni studi dimostrano che il 90% delle startup dichiara il fallimento entro i primi due anni.
Per quanto riguarda il panorama italiano, la diffusione delle startup è avvenuta più lentamente rispetto ai principali paesi europei. Nel 2017 gli investimenti erano di soli 136 milioni di euro, ma nel 2021 è stato raggiunto un traguardo importante per l’Italia perché è stato superato per la prima volta il miliardo di euro investiti in startup.
La crescita esponenziale avvenuta negli ultimi anni trova radice nel decreto 179/2012, detto anche Decreto Crescita 2.0. Questo decreto ha introdotto nell’ordinamento il concetto di startup innovativa proponendo semplificazioni ed agevolazioni a supporto di tutto il ciclo di vita di questa tipologia di startup.
Se vengono confrontati i dati italiani con quelli degli altri paesi si capisce che la strada da percorrere è ancora lunga. Solo a Monaco di Baviera hanno sede 9 unicorni e 1689 startup che nel 2020 hanno raccolto oltre 1,4 miliardi di euro in investimenti e la Francia nel 2020 ha ottenuto investimenti per 5,4 miliardi di euro.

Nella maggior parte dei settori, l’innovazione è il fattore più decisivo nel decretare il successo di una startup. Schumpeter l’innovazione può derivare da cinque fonti: (i) prodotto; (ii) processo, quando viene individuato un nuovo modo di combinare i fattori produttivi esistenti; (iii) mercato, quando il prodotto/servizio viene offerto in un nuovo mercato (iv) da nuovi fattori produttivi e organizzativi.
Nel 2005 i professori W. Chan Kim e Renèe Mauborgne hanno scritto il libro “Strategia Oceano Blu, vincere senza competere” frutto di un’analisi svolta su 150 imprese analizzate nel corso di 25 anni di ricerca. In questo libro è stato introdotto un nuovo concetto di innovazione, l’innovazione di valore. Questo tipo di innovazione ha lo scopo di creare nuovi spazi di mercato per evitare la concorrenza, perseguendo contemporaneamente il vantaggio competitivo fondato sulla leadership di costo e quello fondato sulla differenziazione, superando il trade-off tra costo e valore definito da Porter. Per implementare la strategia oceano blu, gli autori propongono vari framework, uno di questi si chiama “framework delle quattro azioni” e consiste nel porsi quattro domande fondamentali, le seguenti:
• Tra i fattori che l’industria dà per scontati, quali andrebbero eliminati?
• Quali fattori andrebbero ridotti ben al di sotto dello standard di settore?
• Quali fattori andrebbero aumentati al di sopra dello standard del settore?
• Quali fattori, mai offerti dal settore, dovrebbero essere creati?
Rispondere a queste quattro domande consente all’azienda di riflettere a livello sistematico su come ridurre la struttura dei costi da un lato e dall’altro su come migliorare e creare valore per il cliente portando ad un riposizionamento competitivo attraverso un nuovo business model.
La rappresentazione più diffusa del business model è quella del business model canvas ideata da Alexander Osterwalder. Secondo Alexander il business model è la rappresentazione della struttura organizzativa e strategica dell’azienda e descrive il modo in cui essa crea valore. Per rappresentare ed analizzare meglio il business model Osterwalder e Pigneur, nel 2010, hanno creato uno schema diviso in nove elementi fondamentali che consentono di capire il modo in cui l’azienda crea valore.
Questi nove elementi comprendono le principali aree di un business, ovvero i clienti, l’offerta, le infrastrutture e la solidità finanziaria. La creazione di questo schema permettere di inquadrare in modo chiaro una visione d’insieme delle connessioni dei vari elementi all’interno del modello di business, quindi consente di valutare simultaneamente ogni elemento aziendale individualmente ma anche nel suo insieme.
Secondo uno studio pubblicato dalla CB Insight nel 2016 tra le cause più comuni di fallimento di una startup è compresa anche mancanza di un business model funzionante. Anche gli autori Blank e Dorf sottolineano l’importanza del business model affermando che “l’unico obiettivo della startup è quello di trovare un modello di business ripetibile e scalabile”. I modelli di business possono costituire un elemento di innovazione, infatti, creare o rinnovare un nuovo modello di fare impresa significa trovare un nuovo metodo per creare valore per il cliente.

Uno strumento fondamentale per ridurre la rischiosità che caratterizza ogni start-up innovativa è il Business Plan. Questo documento viene utilizzato nelle nuove imprese sia come guida strategica e sia come documento da presentare per richiedere finanziamenti. Redigere un business plan consente di verificare la fattibilità tecnica economico-finanziaria di un progetto di investimento, consente di pianificare strategie in base ai possibili scenari, ottimizzare l’utilizzo delle risorse, ridurre la soggettività del processo decisionale e migliorare la comunicazione esterna ed interna.
Dal punto di vista informativo, il business plan deve essere redatto in modo razionale, chiaro, coerente e comprensibile. Secondo il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, il business plan deve rispettare 7 principi fondamentali: chiarezza, completezza, affidabilità, attendibilità, neutralità, trasparenza e prudenza.
Per quanto riguarda la struttura, è formato da due parti principali: la parte descrittiva che viene divisa in analisi dell’ambiente interno e analisi dell’ambiente esterno e la parte economico finanziaria nella quale vengono rappresentati i dati quantitativi attraverso bilanci previsionali, analisi di sensitività e analisi del break even point.
Sviluppare un business plan permette di avere una visione omnicomprensiva dell’idea imprenditoriale supportando l’imprenditore a prendere decisionali razionali basate sui dati.
Tuttavia, per innovare e creare un modello di business sostenibile e quindi un business plan efficace è necessario allocare le risorse ed impiegare i fattori produttivi in modo efficace ed efficiente, quindi è necessario implementare un sistema di controllo di gestione.

Per approfondire la ricerca sul controllo di gestione nelle startup ho svolto una revisione della letteratura con lo scopo di individuare i contributi precedentemente effettuati dai diversi autori in merito all’utilizzo al controllo di gestione nelle startup. Gli articoli sono stati individuati tramite Scopus utilizzando le combinazioni delle parole chiave: start-up, management control, business model, strategic management, management accounting e cost. Nel primo passaggio ho individuato 160 articoli, dopo aver letto ogni abstract gli articoli potenzialmente utili sono risultati essere 33.
In una ricerca condotta da Davilla e Foster nel 2007 è stato dimostrato che esiste una correlazione positiva tra dimensioni e utilizzo di sistemi di controllo di gestione, questa correlazione dimostra che questi sistemi hanno un impatto positivo sulla crescita e che quindi favoriscono il superamento della “crisi di crescita” che caratterizza ogni startup nelle fasi iniziali.
Alcuni studiosi hanno affermato che l’implementazione di un sistema di controllo di gestione nelle startup consente di migliorare il processo decisionale e gestione, di coordinare le risorse, i flussi di informazioni e facilita la contrattazione quando un’azienda raggiungere una fase di crescita elevata, inoltre consentono ai manager di concentrarsi meglio sulle aree chiave per sostenere la crescita.
Davilla nel 2015 ha svolto un’analisi su un campione internazionale di startup e ha dimostrato che i sistemi di controllo di gestione sono significatamene valutati positivamente da finanziatori esterni perché consentono alla startup di formulare delle decisioni migliori e quindi di aumentare la qualità organizzativa e il potenziale di crescita futuro.

Per concludere lo studio svolto sul controllo di gestione e sulle start-up per le startup toscane. Lo scopo è quello di inquadrare l’approccio che le startup hanno con i sistemi di controllo di gestione.
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