Tesi etd-09052016-111255 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
RUCCO, ILARIA
URN
etd-09052016-111255
Titolo
L'impatto dell'eruzione vesuviana di Pollena del 472 d.C. sul paesaggio, con particolare attenzione alla distribuzione di debris flows e depositi alluvionali connessi.
Dipartimento
SCIENZE DELLA TERRA
Corso di studi
SCIENZE E TECNOLOGIE GEOLOGICHE
Relatori
relatore Prof. Zanchetta, Giovanni
correlatore Dott.ssa Bini, Monica
correlatore Dott. Di Vito, Mauro Antonio
controrelatore Prof. Rosi, Mauro
correlatore Dott.ssa Bini, Monica
correlatore Dott. Di Vito, Mauro Antonio
controrelatore Prof. Rosi, Mauro
Parole chiave
- debris flow
- hazard
- Pollena
- Somma-Vesuvio
Data inizio appello
23/09/2016
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
23/09/2086
Riassunto
La valutazione del rischio vulcanico nell’area campana è un argomento di notevole
rilevanza, data l’elevata densità di popolazione che vive in prossimità di Campi Flegrei e
Somma-Vesuvio, due dei tre vulcani attivi campani. Oltre ai fenomeni eruttivi in sé, bisogna
tener conto anche di quelli secondari associati ad un’eruzione, e tra questi le cosiddette
colate di fango e detrito o più in generale debris flows vulcanoclastici, che sono masse di
sedimenti poco sortiti e saturi di acqua che scendono lungo il pendio per effetto della
gravità. Su tali fenomeni bisogna porre un’attenzione particolare perché possono avvenire
sia durante che immediatamente dopo un’eruzione, ma anche a distanza di decenni. Per
tale motivo nel Piano di Emergenza dell’area vesuviana è stata individuata anche una
“Zona blu”, che delimita l’area esposta al pericolo di alluvionamenti e di colate di fango e
detrito sin-eruttivi. Gli alluvionamenti sono causati dalle piogge intense, molto frequenti a
causa della forte immissione nell’atmosfera di vapore d’acqua durante le eruzioni, e sono
favoriti dalla riduzione della permeabilità del suolo dovuta alla messa in posto di ceneri
fini, mentre i lahar sono dovuti alla rimobilizzazione, causata sempre dalle piogge, di
piroclastiti sciolte depositate su pendii ripidi e sistemi vallivi. A tale proposito sia i versanti
del Monte Somma che i versanti appenninici, luoghi di accumulo preferenziale dei depositi
piroclastici delle eruzioni del Vesuvio, rappresentano la situazione ideale per l’innesco di
tali fenomeni, mentre le piane di Acerra-Nola e Sarno sembrano essere le più esposte al
pericolo di alluvionamenti, essendo la prima una depressione che manca di un naturale
deflusso verso il mare, e la seconda il recapito di sistemi vallivi appenninici e vesuviani
molto importanti.
Questa tesi si concentra sull’individuazione e l’analisi dei debris flows conseguenti la
cosiddetta “Eruzione di Pollena”, una sub-pliniana del Somma-Vesuvio datata al 472 d.C.,
che ha avuto uno straordinario potere di devastazione e modificazione del territorio nel
raggio di decine di km dal vulcano, in un contesto storico-culturale di abbandono causato
dalla fine dell’Impero Romano. Le sequenze analizzate si trovano in una vasta area di piana
che va da Acerra a Poggiomarino, nell’area a Nord-Est rispetto al Monte Somma; di ogni
sequenza sono stati campionati i debris flows, sui quali sono state eseguite descrizioni
dettagliate, campionamento dei depositi e analisi granulometriche e dei componenti.
Successivamente un’attenta analisi bibliografica ha permesso la raccolta dei dati
stratimetrici da numerosi siti in cui sono stati riconosciuti i debris flows. Tutti i dati sono
stati inseriti in un GIS database e proiettati su un DEM mediante l’utilizzo del GIS, previa
elaborazione di una tabella in cui per ogni punto sono state definite le coordinate, la
quota, i dati stratimetrici dei depositi, e una foto o uno schema stratigrafico.
Lo scopo di questa tesi si è quindi concentrato nella definizione di un possibile protocollo
di studio di questi depositi con la creazione anche di un database di partenza che sia
possibile utilizzare per contribuire con i dati geovulcanologici alla definizione delle aree
esposte ai vari tipi di fenomeni “alluvionali” passati (siano essi, lahar, debris flows of flussi
più diluiti). Questo rappresenta la base indispensabile per ridefinire i limiti della “Zona
blu”, nell’ottica di una prevenzione e salvaguardia della popolazione in caso di ripresa
dell’attività vulcanica.
rilevanza, data l’elevata densità di popolazione che vive in prossimità di Campi Flegrei e
Somma-Vesuvio, due dei tre vulcani attivi campani. Oltre ai fenomeni eruttivi in sé, bisogna
tener conto anche di quelli secondari associati ad un’eruzione, e tra questi le cosiddette
colate di fango e detrito o più in generale debris flows vulcanoclastici, che sono masse di
sedimenti poco sortiti e saturi di acqua che scendono lungo il pendio per effetto della
gravità. Su tali fenomeni bisogna porre un’attenzione particolare perché possono avvenire
sia durante che immediatamente dopo un’eruzione, ma anche a distanza di decenni. Per
tale motivo nel Piano di Emergenza dell’area vesuviana è stata individuata anche una
“Zona blu”, che delimita l’area esposta al pericolo di alluvionamenti e di colate di fango e
detrito sin-eruttivi. Gli alluvionamenti sono causati dalle piogge intense, molto frequenti a
causa della forte immissione nell’atmosfera di vapore d’acqua durante le eruzioni, e sono
favoriti dalla riduzione della permeabilità del suolo dovuta alla messa in posto di ceneri
fini, mentre i lahar sono dovuti alla rimobilizzazione, causata sempre dalle piogge, di
piroclastiti sciolte depositate su pendii ripidi e sistemi vallivi. A tale proposito sia i versanti
del Monte Somma che i versanti appenninici, luoghi di accumulo preferenziale dei depositi
piroclastici delle eruzioni del Vesuvio, rappresentano la situazione ideale per l’innesco di
tali fenomeni, mentre le piane di Acerra-Nola e Sarno sembrano essere le più esposte al
pericolo di alluvionamenti, essendo la prima una depressione che manca di un naturale
deflusso verso il mare, e la seconda il recapito di sistemi vallivi appenninici e vesuviani
molto importanti.
Questa tesi si concentra sull’individuazione e l’analisi dei debris flows conseguenti la
cosiddetta “Eruzione di Pollena”, una sub-pliniana del Somma-Vesuvio datata al 472 d.C.,
che ha avuto uno straordinario potere di devastazione e modificazione del territorio nel
raggio di decine di km dal vulcano, in un contesto storico-culturale di abbandono causato
dalla fine dell’Impero Romano. Le sequenze analizzate si trovano in una vasta area di piana
che va da Acerra a Poggiomarino, nell’area a Nord-Est rispetto al Monte Somma; di ogni
sequenza sono stati campionati i debris flows, sui quali sono state eseguite descrizioni
dettagliate, campionamento dei depositi e analisi granulometriche e dei componenti.
Successivamente un’attenta analisi bibliografica ha permesso la raccolta dei dati
stratimetrici da numerosi siti in cui sono stati riconosciuti i debris flows. Tutti i dati sono
stati inseriti in un GIS database e proiettati su un DEM mediante l’utilizzo del GIS, previa
elaborazione di una tabella in cui per ogni punto sono state definite le coordinate, la
quota, i dati stratimetrici dei depositi, e una foto o uno schema stratigrafico.
Lo scopo di questa tesi si è quindi concentrato nella definizione di un possibile protocollo
di studio di questi depositi con la creazione anche di un database di partenza che sia
possibile utilizzare per contribuire con i dati geovulcanologici alla definizione delle aree
esposte ai vari tipi di fenomeni “alluvionali” passati (siano essi, lahar, debris flows of flussi
più diluiti). Questo rappresenta la base indispensabile per ridefinire i limiti della “Zona
blu”, nell’ottica di una prevenzione e salvaguardia della popolazione in caso di ripresa
dell’attività vulcanica.
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