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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-09052013-185854


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
DI BEO, MICHELANGELO
URN
etd-09052013-185854
Titolo
Il ruolo dell'esercizio fisico (in prevenzione primaria e secondaria) nel declino cognitivo dell'anziano
Dipartimento
MEDICINA CLINICA E SPERIMENTALE
Corso di studi
SCIENZE E TECNICHE DELLE ATTIVITA' MOTORIE PREVENTIVE E ADATTATE
Relatori
relatore Prof. Pizzi, Angelo Renato
Parole chiave
  • Alzheimer
  • attività fisica
  • declino cognitivo
  • plasticità
  • prevenzione
Data inizio appello
25/09/2013
Consultabilità
Completa
Riassunto
Questa tesi si basa principalmente sugli effetti dell'attività fisica nel declino cognitivo dell'anziano. In letteratura si evince ormai da studi recenti, che il sistema nervoso si modifica nel corso del tempo per i fisiologici processi di invecchiamento, portando ad una diminuzione strutturale delle formazioni nervose, ma anche ad un deficit funzionale correlato alle modifiche strutturali. Non sempre una diminuzione delle cellule nervose rappresenta un grosso deficit funzionale di esse, perchè l'importante è che si mantenga una buona quantita di interconnessioni neuronali, che permettono il mantenimento del buono stato mentale e cognitivo. Elemento fondamentale della tesi e principio scentifico sul quale si basa il lavoro svolto, è quello della dimostrazione scientifica della plasticità del Sistema Nervoso; in letteratura sono ormai molteplici gli studi che provano, inizialmente su cavie da laboratorio (per i test invadenti), la molteplicità di modificazioni strutturali che il nostro Sistema Nervoso va in contro sia per il fisiologico invecchiamento,, ma soprattutto sulla valenza dei fattori esterni e quindi sullo stile di vita, che provocano la plasticità stessa delle formazioni nervose. La nascita di nuove fomrazioni nervose (neurogenesi), il cambiamento direzionale delle connessioni cellulari, la modificazione nel rilascio di neurostrasmettirori e la produzione di fattori neurotrofici, sono solo alcune delle importanti modificazioni che grazie all'attività fisica, alla dieta, all'ambiente esterno e di conseguenza ad un idoneo stile di vita, producono quello che possiamo chiamare un vero e proprio farmaco preventivo contro l'invecchiamento in generale, contro le malattie invecchiamento indotte e più specificatamente del declino cognitivo con le sue correlate alterazioni, che vanno a sfociare per la maggior parte dei casi nelle demenze.
Nella tesi vedremo come la Demenza di Alzheimer sia la “favorita” in percentuale come dato epidemiologico, e tratteremo anche in seconda posizione le demenze vascolari, spiegandone solamente qualche cenno di conoscenza alla malattia, che si ricollega poi ad altre patologie invecchiamento indotte che se prevenute possono diminuire il rischio di entrambe le demenze.
Ma affrontare questa tesi volendo agire con l'attività fisica solo indirettamente sulle demenze e operando sui fattori di rischio che possono indurre ad esse, credo che sarebbe stato limitativo in base agli studi effettuati proprio sulla plasticità. Infatti baso la ricerca bibliografica proprio sulla conferma che l'attività fisica stessa abbia capacità intrinseche di modificazione delle strutture nervose (plasticità del sistema nervoso), che porti quindi a prevenire malattie degrenerative del sistema cognitivo, sia a bassa disabilità, sia ad alta disabilità (Parkinson) facendo entrare l'attività fisica adattata di diritto tra i “farmaci”anti invecchiamento o che ne ritardano l'avvento patologico.
Ovviamente non una qualsiasi attività fisica può essere svolta negli anziani e a maggior ragione non potevo generalizzare protocolli di lavoro per anziani anche a chi aveva problematiche di declino cognitivo sia lieve che grave; per questo la tesi descrive sia protocolli di lavoro certificati come quelli A.F.A (Attività Fisica Adattata), che si generalizzano per tutti gli anziani non affetti da patologie, ma anche per patologie ben definite (vedi osteoporosi, ipertensione arteriosa, Parkinson ecc...), andando ad effettuare progetti di prevenziomne primaria e secondaria su lla popolazione anziana con bassa disabilità o con alta disabilità. A questi progetti ho inserito le mie esperienze personali lavorative che sono state proprio incentrate, nel corso degli anni, sull'attività fisica adattata; ho dimostrato il lavoro svolto su un gruppo di anziani effettuando ed inserendo esercizi che non rientravano nei protocolli A.F.A e inventando nuovi esercizi propriocettivi .
L'attività fisica descritta nella tesi e specialmente quella personale delle esperienze vissute, assume un carattere prettamente specifico per lavorare sulla prevenzione al declino cognitivo, dimostrando come la ripetitività del gesto motorio non sia l'unica via “allenante” la plasticità, ma l'arricchimento ambientale, esercizi specifici di coppia , ad interazione col gruppo, ad impegno mentale, con circuiti e diversificazione continua del training e con la stimolazione motivazionale, sia di gran lunga efficace nell'anziano.
Scopo di questa tesi, è che vi sia da parte del Sistema Sanitario Nazionale, il riconoscimento dell'attivitàà fisica come “ famraco” per prevenire l'invecchiamento propriamente detto , ma anche il declino cognitivo, che porta ogni anno, a spendere un'immensità di denaro per la demenza di Alzheimer.
Mi prefiggo anche come obiettivo, quello di poter aprire una discussione funzionale fra gli organi di competenza, perchè vengano modificati e quindi arricchiti e protocolli A.F.A prettamente dedicati al declino cognitivo e perchè questo arricchimento sia presentato e prodotto dal Laureato nella magistrale di Scienze Motorie nelle attività motorie preventive e adattate.
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