Thesis etd-09052012-174826 |
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Thesis type
Tesi di laurea specialistica LC6
Author
OBINO, MARIA ELENA ROSA
URN
etd-09052012-174826
Thesis title
Confronto degli outcomes riproduttivi nei cicli di FIV-ET e ICSI con recupero di uno o due ovociti.
Department
MEDICINA E CHIRURGIA
Course of study
MEDICINA E CHIRURGIA
Supervisors
relatore Dott. Artini, Paolo Giovanni
Keywords
- FIV-ET
- ICSI
- poor responder
Graduation session start date
25/09/2012
Availability
Withheld
Release date
25/09/2052
Summary
Obiettivo comune a tutte le Tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) è il recupero di un’ampia coorte di ovociti da fecondare durante il prelievo ovocitario in modo da poter ottenere embrioni di buona qualità per il trasferimento in utero.
La produzione follicolare che si verifica in seguito alla stimolazione con gonadotropine che precede il prelievo ovocitario, viene definita risposta ovarica e condizioni come “scarsa risposta ovarica” e “sindrome da iperstistimolazione ovarica”, rappresentano i due estremi di una risposta sub-ottimale o eccessiva.
Negli ultimi anni, principalmente a causa del posticipo dell’età della prima gravidanza e della conseguente riduzione della riserva ovarica capita spesso che si verifichi una risposta ovarica scarsa alla stimolazione con gonadotropine con un recupero di un numero estremamente basso di ovociti da fecondare. L’incidenza di una scarsa risposta ovarica è stimata tra il 9% e il 24 % e sebbene questa aumenti significativamente con l’avanzare dell’ età, il riscontro di questa condizione è comune anche in pazienti giovani probabilmente a causa di un invecchiamento ovarico prematuro.
Dato il numero ridotto di ovociti recuperati al prelievo ovocitario in queste pazienti, risulta di estrema importanza la scelta della tecnica di fecondazione in grado di massimizzare le possibilità di gravidanza, scelta non semplice per gli specialisti in PMA.
Questo studio si propone di confrontare i risultati ottenuti con Fecondazione in Vitro (FIV) e Iniezione Intracitoplasmatica dello Spermatozoo (ICSI) seguiti da Embrio Transfer (ET), durante cicli di PMA nei quali si recuperano solo uno o due ovociti al pick-up ovocitario, in assenza di sterilità maschile. Poiché non è ancora presente un’ indicazione sulla tecnica di fecondazione da utilizzare in questa tipologia di pazienti , e i dati in letteratura sono contrastanti, il nostro scopo è quello di stabilire quale tra le due tecniche sia in grado di massimizzare le possibilità di successo.
Sono stati analizzati in maniera retrospettiva 357 cicli di PMA effettuati presso il Centro di Fisiopatologia della Riproduzione e Procreazione Assistita dell’ Università degli Studi di Pisa tra il gennaio 2007 e il giugno 2012 su 312 pazienti che si sono rivolte al centro nello stesso periodo.I 357 cicli oggetto di studio sono stati divisi in due gruppi sulla base della tecnica di fecondazione utilizzata: FIV-ET e ICSI e ai fini di una valutazione dei risultati anche in relazione alle classi di età delle pazienti, questi sono stati ulteriormente suddivisi in sei sottogruppi. Sono stati confrontati i cicli di FIV-ET e ICSI praticati su pazienti di età inferiore a 35 anni, quelli su pazienti di età compresa tra i 35 e i 38 e quelli su donne di età maggiore a 38 anni.
I principali parametri utilizzati per il confronto sono stati: le percentuali di fecondazione, divisione cellulare, embrioni di buona qualità, impianto, gravidanza e aborti.
Valutando le differenze tra i due gruppi, senza suddivisione per età, si osserva che le percentuali di fecondazione ( 81.31% vs 71.25 % ) e divisione cellulare (97.70 % vs 92.98 %) sono significativamente superiori nel gruppo che ha effettuato la FIV-ET rispetto a quello che è stato sottoposto a ICSI; con un livello di significatività di p= 0.005 di p= 0.02 rispettivamente. Anche per quanto riguarda le percentuali di impianto(11.76% vs 6,91% p = 0.128 ) e gravidanze cliniche (15.15% VS 6,91% p = 0.018) , i risultati ottenuti sono superiori con la FIV-ET.
Analizzando i risultati in relazione all’età delle pazienti si nota che il vantaggio nell’utilizzo della FIV-ET è maggiore nelle pazienti più giovani (<35 anni), infatti in questa classe di pazienti le percentuali di impianto e di gravidanze cliniche risultano significativamente superiori utilizzando la FIV-ET (25% vs 3,70 % p = 0.005 e 33,33% vs 4,76% p= 0.002), mentre per le altre classi di età non si evidenziano significative differenze tra le due tecniche.
I nostri risultati mostrano un vantaggio nell’utilizzare la FIV-ET nelle pazienti con scarsa risposta alla stimolazione ovarica (in assenza di sterilità maschile) e che questo vantaggio è più significativo nelle pazienti giovani. Sebbene siano necessari ulteriori studi su più larga scala per confermarli, ad oggi sembra verosimile ipotizzare che la FIV-ET possa essere utilizzata come tecnica di scelta in pazienti giovani (età <35)con scarsa risposta ovarica e con partner normospermico , mentre nella pazienti di età più avanzata l’uso di una delle due tecniche è indifferente. Nella scelta della tecnica di fecondazione è comunque di fondamentale importanza considerare approfonditamente le caratteristiche della coppia in particolare l'età della donna e i risultati ottenuti nei cicli precedenti.
La produzione follicolare che si verifica in seguito alla stimolazione con gonadotropine che precede il prelievo ovocitario, viene definita risposta ovarica e condizioni come “scarsa risposta ovarica” e “sindrome da iperstistimolazione ovarica”, rappresentano i due estremi di una risposta sub-ottimale o eccessiva.
Negli ultimi anni, principalmente a causa del posticipo dell’età della prima gravidanza e della conseguente riduzione della riserva ovarica capita spesso che si verifichi una risposta ovarica scarsa alla stimolazione con gonadotropine con un recupero di un numero estremamente basso di ovociti da fecondare. L’incidenza di una scarsa risposta ovarica è stimata tra il 9% e il 24 % e sebbene questa aumenti significativamente con l’avanzare dell’ età, il riscontro di questa condizione è comune anche in pazienti giovani probabilmente a causa di un invecchiamento ovarico prematuro.
Dato il numero ridotto di ovociti recuperati al prelievo ovocitario in queste pazienti, risulta di estrema importanza la scelta della tecnica di fecondazione in grado di massimizzare le possibilità di gravidanza, scelta non semplice per gli specialisti in PMA.
Questo studio si propone di confrontare i risultati ottenuti con Fecondazione in Vitro (FIV) e Iniezione Intracitoplasmatica dello Spermatozoo (ICSI) seguiti da Embrio Transfer (ET), durante cicli di PMA nei quali si recuperano solo uno o due ovociti al pick-up ovocitario, in assenza di sterilità maschile. Poiché non è ancora presente un’ indicazione sulla tecnica di fecondazione da utilizzare in questa tipologia di pazienti , e i dati in letteratura sono contrastanti, il nostro scopo è quello di stabilire quale tra le due tecniche sia in grado di massimizzare le possibilità di successo.
Sono stati analizzati in maniera retrospettiva 357 cicli di PMA effettuati presso il Centro di Fisiopatologia della Riproduzione e Procreazione Assistita dell’ Università degli Studi di Pisa tra il gennaio 2007 e il giugno 2012 su 312 pazienti che si sono rivolte al centro nello stesso periodo.I 357 cicli oggetto di studio sono stati divisi in due gruppi sulla base della tecnica di fecondazione utilizzata: FIV-ET e ICSI e ai fini di una valutazione dei risultati anche in relazione alle classi di età delle pazienti, questi sono stati ulteriormente suddivisi in sei sottogruppi. Sono stati confrontati i cicli di FIV-ET e ICSI praticati su pazienti di età inferiore a 35 anni, quelli su pazienti di età compresa tra i 35 e i 38 e quelli su donne di età maggiore a 38 anni.
I principali parametri utilizzati per il confronto sono stati: le percentuali di fecondazione, divisione cellulare, embrioni di buona qualità, impianto, gravidanza e aborti.
Valutando le differenze tra i due gruppi, senza suddivisione per età, si osserva che le percentuali di fecondazione ( 81.31% vs 71.25 % ) e divisione cellulare (97.70 % vs 92.98 %) sono significativamente superiori nel gruppo che ha effettuato la FIV-ET rispetto a quello che è stato sottoposto a ICSI; con un livello di significatività di p= 0.005 di p= 0.02 rispettivamente. Anche per quanto riguarda le percentuali di impianto(11.76% vs 6,91% p = 0.128 ) e gravidanze cliniche (15.15% VS 6,91% p = 0.018) , i risultati ottenuti sono superiori con la FIV-ET.
Analizzando i risultati in relazione all’età delle pazienti si nota che il vantaggio nell’utilizzo della FIV-ET è maggiore nelle pazienti più giovani (<35 anni), infatti in questa classe di pazienti le percentuali di impianto e di gravidanze cliniche risultano significativamente superiori utilizzando la FIV-ET (25% vs 3,70 % p = 0.005 e 33,33% vs 4,76% p= 0.002), mentre per le altre classi di età non si evidenziano significative differenze tra le due tecniche.
I nostri risultati mostrano un vantaggio nell’utilizzare la FIV-ET nelle pazienti con scarsa risposta alla stimolazione ovarica (in assenza di sterilità maschile) e che questo vantaggio è più significativo nelle pazienti giovani. Sebbene siano necessari ulteriori studi su più larga scala per confermarli, ad oggi sembra verosimile ipotizzare che la FIV-ET possa essere utilizzata come tecnica di scelta in pazienti giovani (età <35)con scarsa risposta ovarica e con partner normospermico , mentre nella pazienti di età più avanzata l’uso di una delle due tecniche è indifferente. Nella scelta della tecnica di fecondazione è comunque di fondamentale importanza considerare approfonditamente le caratteristiche della coppia in particolare l'età della donna e i risultati ottenuti nei cicli precedenti.
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