Tesi etd-09042020-115605 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
ORSINI, VALERIA
URN
etd-09042020-115605
Titolo
Le rime dell'autografo Vincenzo Capponi 183 di Alfonso de' Pazzi. Edizione critica e commentata
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
ITALIANISTICA
Relatori
relatore Prof. Masi, Giorgio
correlatore Prof.ssa Cella, Roberta
correlatore Prof.ssa Cella, Roberta
Parole chiave
- Alfonso de' Pazzi
- Cinquecento
- edizione critica
- petrarchismo
Data inizio appello
28/09/2020
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il proposito di questa tesi è di realizzare un’edizione critica e commentata delle rime di Alfonso de’ Pazzi consegnate al ms. autografo Vincenzo Capponi 183 conservato presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze e finora inedito.
L’Etrusco, così volle essere chiamato Alfonso de’ Pazzi (1509-1555), fu un personaggio eclettico, accademico e poeta, da tutti considerato una figura sui generis: visse nel pieno dell’età di Cosimo I e fu membro dell’Accademia Fiorentina, si cimentò in quasi tutti i generi poetici e partecipò alle dispute letterarie e linguistiche che animarono la Firenze rinascimentale. Uno degli obiettivi è quello di riabilitare la figura dell’autore all’interno del panorama letterario del Cinquecento riportando alla luce la componente lirico-amorosa della sua produzione poetica, sinora sconosciuta: la proverbiale stranezza dell’autore ha fatto sì che di lui si ricordassero unicamente i componimenti burleschi e popolari. Una parte importante del lavoro consiste nell’analisi del tessuto linguistico volta a rintracciare i tratti fiorentino-argentei presenti: se le tendenze classiciste del Cinquecento diedero avvio a quell’idea di lingua italiana teorizzata nelle Prose della volgar lingua di Pietro Bembo, di fatto, nella prassi scrittoria, si mantennero per molto tempo abitudini linguistiche proprie di una fase del volgare fiorentino identificabile come ‘argentea’. Il primo capitolo, di natura introduttiva, è occupato dall’inquadramento della figura di Alfonso de’ Pazzi dal punto di vista storico, biografico, letterario e critico, avvalendosi dei pochi ma preziosi studi fatti in precedenza. Sono altresì prese in considerazione le opere e le fonti coeve all’autore: i resoconti delle sedute dell’Accademica Fiorentina (conservati nelle biblioteche fiorentine), le opere in cui l’autore viene citato come Le rime burlesche del Berni o in cui prende parte come personaggio (I Marmi del Doni), i testi di natura storica e tutte le testimonianze, manoscritte e non, utili ai fini del reperimento di informazioni. Infine è data una descrizione del manoscritto oggetto dell’edizione e un resoconto dello stato della tradizione manoscritta dell’autore.
Il secondo capitolo rappresenta il capitolo centrale dello studio e comprende tutti i componimenti presenti nella raccolta, disposti nell’ordine in cui compaiono nel manoscritto così come l’autore li aveva pensati; fanno eccezione quei componimenti che per un determinato motivo sono stati estromessi dall’edizione e posti in appendice.
Di ciascun componimento viene fornito il testo (trascritto e aggiornato secondo i criteri di edizione resi noti), il metro e lo schema rimico, un’introduzione nella parte superiore e un ampio commento nello spazio sottostante. Il commento include la parafrasi ove necessaria, la spiegazione dei termini in base ai lessici e una fitta rete di legami intertestuali che comprende gli autori dalle origini al Cinquecento: particolare attenzione è stata rivolta alle opere di Dante, Petrarca e di tutti coloro che fecero parte in qualche modo della ‘cerchia’ dell’autore, come Luigi Alamanni, Giovanni Della Casa, Benedetto Varchi etc. Dall’analisi dei componimenti è emerso il recupero, spesso puntuale, di sintagmi e temi propri dei Rerum Vulgarium Fragmenta e della Commedia, ma anche l’allusione a raccolte poetiche contemporanee come le Opere Toscane di Luigi Alamanni e le Rime di Angelo Poliziano.
Il terzo capitolo si suddivide in due parti: la prima parte contiene le considerazioni emerse dallo studio della raccolta poetica, un commento quindi, al modo di fare poesia dell’autore in relazione alle esperienze poetiche a lui contemporanee, con particolare attenzione al fenomeno del petrarchismo cinquecentesco di cui il Pazzi si dimostra, a suo modo, portavoce. La riflessione non può escludere la considerazione della raccolta poetica come unità: è importante valutare se i componimenti avessero, nelle intenzioni dell’autore, un disegno preciso di composizione, se formassero quindi un canzoniere. La donna amata è protagonista indiscussa dell’opera e l’esperienza amorosa del poeta, per lo più dolorosa e mortale, è raccontata attraverso toni struggenti e ambientazioni agresti: non è certo se dietro questa donna, adorata e maledetta dal Pazzi, si possa intravedere la moglie Camilla. La seconda sezione del capitolo accoglie un’analisi linguistica tesa a rintracciare a tutti i livelli (grafia, fonetica, morfologia nominale e verbale, lessico, sintassi) i tratti fiorentino-argentei presenti nei componimenti e le consuetudini scrittorie dell’autore.
Il secondo capitolo rappresenta il capitolo centrale dello studio e comprende tutti i componimenti presenti nella raccolta, disposti nell’ordine in cui compaiono nel manoscritto così come l’autore li aveva pensati; fanno eccezione quei componimenti che per un determinato motivo sono stati estromessi dall’edizione e posti in appendice.
Di ciascun componimento viene fornito il testo (trascritto e aggiornato secondo i criteri di edizione resi noti), il metro e lo schema rimico, un’introduzione nella parte superiore e un ampio commento nello spazio sottostante. Il commento include la parafrasi ove necessaria, la spiegazione dei termini in base ai lessici e una fitta rete di legami intertestuali che comprende gli autori dalle origini al Cinquecento: particolare attenzione è stata rivolta alle opere di Dante, Petrarca e di tutti coloro che fecero parte in qualche modo della ‘cerchia’ dell’autore, come Luigi Alamanni, Giovanni Della Casa, Benedetto Varchi etc. Dall’analisi dei componimenti è emerso il recupero, spesso puntuale, di sintagmi e temi propri dei Rerum Vulgarium Fragmenta e della Commedia, ma anche l’allusione a raccolte poetiche contemporanee come le Opere Toscane di Luigi Alamanni e le Rime di Angelo Poliziano.
Il terzo capitolo si suddivide in due parti: la prima parte contiene le considerazioni emerse dallo studio della raccolta poetica, un commento quindi, al modo di fare poesia dell’autore in relazione alle esperienze poetiche a lui contemporanee, con particolare attenzione al fenomeno del petrarchismo cinquecentesco di cui il Pazzi si dimostra, a suo modo, portavoce. La riflessione non può escludere la considerazione della raccolta poetica come unità: è importante valutare se i componimenti avessero, nelle intenzioni dell’autore, un disegno preciso di composizione, se formassero quindi un canzoniere. La donna amata è protagonista indiscussa dell’opera e l’esperienza amorosa del poeta, per lo più dolorosa e mortale, è raccontata attraverso toni struggenti e ambientazioni agresti: non è certo se dietro questa donna, adorata e maledetta dal Pazzi, si possa intravedere la moglie Camilla. La seconda sezione del capitolo accoglie un’analisi linguistica tesa a rintracciare a tutti i livelli (grafia, fonetica, morfologia nominale e verbale, lessico, sintassi) i tratti fiorentino-argentei presenti nei componimenti e le consuetudini scrittorie dell’autore.
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