Thesis etd-09042020-102341 |
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Thesis type
Tesi di laurea magistrale
Author
OTTOMANELLI, FEDERICA
URN
etd-09042020-102341
Thesis title
Aldo Nove: forme, generi e temi
Department
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Course of study
ITALIANISTICA
Supervisors
relatore Donnarumma, Raffaele
Keywords
- Aldo Nove
- cannibali
- consumismo
Graduation session start date
28/09/2020
Availability
Full
Summary
Questa tesi ha come obiettivo quello di mostrare il percorso narrativo di Aldo Nove, prendendo in esame alcune sue opere. L'esordio di questo scrittore avviene negli anni Novanta del Novecento con l'affermazione di un gruppo, mai dichiaratosi tale,gli scrittori cannibali, designati in questo modo per la pubblicazione dell'antologia Gioventù cannibale. Fra gli autori di questa raccolta di racconti c'è Aldo Nove con Il mondo dell'amore. Questi autori hanno la consapevolezza di essere immersi nel mondo mediatico contemporaneo e quindi non cercano di rifuggirlo, ma il loro obiettivo è di rappresentare, tramite l’ironia e il grottesco, come i mezzi di comunicazione siano ormai parte integrante della nostra vita. I cannibali adottano soluzioni linguistiche sperimentali: infatti, la lingua è spesso volgare, con bestemmie e parolacce; l’intenzione è di rispecchiare il parlato giovanile, talvolta con costruzioni a senso, ripetizioni e altre forme tipiche del quotidiano. Inoltre i testi sono contaminati da elementi provenienti dal mondo merceologico e televisivo, in cui oggi siamo immersi. Aldo Nove all’inizio è stato uno degli scrittori più rappresentativi tra i cannibali, autore di testi grotteschi e ironici, in cui si racconta di personaggi alienati dal mondo massmediatico; solo successivamente, con la pubblicazione di Amore mio infinito, ha abbracciato una narrativa più intimista.
Nove ha adottato quindi diversi generi letterari: il racconto, il romanzo, la favola, come nel caso di Zero il robot. Questo testo, insieme alla raccolta di racconti La più grande balena morta della Lombardia, rappresentano un’evasione rispetto al mondo degli adulti e al senso di frustrazione che lo pervade, causato dalle dinamiche del capitalismo di consumo e quindi, anche se da un altro punto di vista, rimandano sempre una critica al mondo contemporaneo. Nel 2006 Aldo Nove pubblica Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese; si tratta di una raccolta di interviste reali con cui lo scrittore denuncia il precariato italiano. Con questo libro l’autore si allontana nettamente dallo stile che lo aveva caratterizzato all’esordio: infatti, egli abbandona il sarcasmo e l’ironia per far spazio a fatti reali, ma il fine è sempre quello di denunciare, in questo caso apertamente, alcune derive della società contemporanea. Successivamente Nove si dedica alla Vita oscena, che lo scrittore presenta come un’autobiografia, ma che in realtà è un’autofinzione: in questo caso, la critica avviene tramite l’adozione di un genere: non è nemmeno più possibile scrivere un’autobiografia, che presuppone l’aderenza alla realtà, dove la realtà stessa ha assunto le caratteristiche di una finzione.
Infine, Nove realizza un ulteriore cambio di direzione con la pubblicazione della biografia romanzata di San Francesco. La scelta di scrivere del santo che ha rifiutato i beni materiali per vivere la pienezza del messaggio evangelico non è di certo casuale.
In questa analisi mi soffermerò anche sui temi che sono più ricorrenti nei testi di Nove : la mercificazione del corpo tramite la pornografia e la prostituzione; il capitalismo di consumo e la globalizzazione, alimentati dai mezzi di comunicazione di massa in particolare la televisione; la precarietà lavorativa e il disincanto nell’età adulta.
Nove ha adottato quindi diversi generi letterari: il racconto, il romanzo, la favola, come nel caso di Zero il robot. Questo testo, insieme alla raccolta di racconti La più grande balena morta della Lombardia, rappresentano un’evasione rispetto al mondo degli adulti e al senso di frustrazione che lo pervade, causato dalle dinamiche del capitalismo di consumo e quindi, anche se da un altro punto di vista, rimandano sempre una critica al mondo contemporaneo. Nel 2006 Aldo Nove pubblica Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese; si tratta di una raccolta di interviste reali con cui lo scrittore denuncia il precariato italiano. Con questo libro l’autore si allontana nettamente dallo stile che lo aveva caratterizzato all’esordio: infatti, egli abbandona il sarcasmo e l’ironia per far spazio a fatti reali, ma il fine è sempre quello di denunciare, in questo caso apertamente, alcune derive della società contemporanea. Successivamente Nove si dedica alla Vita oscena, che lo scrittore presenta come un’autobiografia, ma che in realtà è un’autofinzione: in questo caso, la critica avviene tramite l’adozione di un genere: non è nemmeno più possibile scrivere un’autobiografia, che presuppone l’aderenza alla realtà, dove la realtà stessa ha assunto le caratteristiche di una finzione.
Infine, Nove realizza un ulteriore cambio di direzione con la pubblicazione della biografia romanzata di San Francesco. La scelta di scrivere del santo che ha rifiutato i beni materiali per vivere la pienezza del messaggio evangelico non è di certo casuale.
In questa analisi mi soffermerò anche sui temi che sono più ricorrenti nei testi di Nove : la mercificazione del corpo tramite la pornografia e la prostituzione; il capitalismo di consumo e la globalizzazione, alimentati dai mezzi di comunicazione di massa in particolare la televisione; la precarietà lavorativa e il disincanto nell’età adulta.
File
Nome file | Dimensione |
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Tesi_Aldo_Nove.pdf | 799.78 Kb |
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