Tesi etd-09042009-125318 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
NESI, ALESSIO
URN
etd-09042009-125318
Titolo
La duplice breccia. Pensare e ripensare il potere psichiatrico: Michel Foucault e Franco Basaglia.
Dipartimento
LETTERE E FILOSOFIA
Corso di studi
FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE
Relatori
relatore Prof.ssa Possenti, Ilaria
correlatore Prof.ssa Fiorino, Vinzia
correlatore Prof. Davidson, Arnold I.
correlatore Prof.ssa Fiorino, Vinzia
correlatore Prof. Davidson, Arnold I.
Parole chiave
- antipsichiatria
- Basaglia
- filosofia politica
- Foucault
- psichiatria
Data inizio appello
21/09/2009
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
21/09/2049
Riassunto
Capitolo Primo.
Michel Foucault. Pensare il potere psichiatrico: sapere, disciplina, sicurezza.
1.1 Campi del sapere e relazioni di potere.
Marx – Foucault. Critica della nozione di ideologia. Immagine del corpo e sapere scientifico come prodotti storici. Politica dell'enunciato scientifico. Borghesia e sistemi disciplinari. Riflessioni sul relativismo: prospettivismo storico.
1.2 Sapere del corpo e potere disciplinare (Produzione di sapere, ideologie, mito-ideologie)
Uso politico del corpo (singolarità somatica pre-individuale). Disciplinare il corpo. Soggetto e individuo. Pratiche di assoggettamento: la scrittura. Pratichedi deassoggettamento: disindividuazione e soggettivazione. Assoggettamento psichiatrico e soggettivazione isterica: mosse e contromosse. Metodo basagliano come pratica di soggettivazione. Discorsi scientifici (campo del sapere) e discorsi emotivi (campo emozionale). Mito-ideologie.
1.3 Il potere disciplinare nel sapere psichiatrico (Teoria e prassi del potere psichiatrico I)
Funzionamento disciplinare del potere psichiatrico. Svolta nella percezione della follia: dal sistema dell'errore al sistema della forza. Riorganizzazione politica dell'internamento dei folli: il potere psichiatrico si dispone come pratica manicomiale. L'investimento medico del sapere psichiatrico: dal sistema della forza al sistema della follia. Sovra-potere che la figura medica da al discorso psichiatrico: perizie psichiatriche in ambito giuridico. Legame tra pratica medica, coscienza giuridica e sensibilità sociale. Il potere psichiatrico tenta di acquisire a tutti gli effetti lo status di sapere scientifico: realizzazioni teatrali, trattamento morale e guarigioni canoniche. Eredità morale che si trasmette dall'internamento classico alle pratiche psichiatriche moderne: una sensibilità che ha legato insieme follia, malattia e colpevolezza. Critica ad un'idea di metafisica del Potere: emergenza di sistemi di potere dallo scontro di differenti visioni del politico.
1.4 Sapere del corpo e potere medico
Ancora sul tentativo del potere psichiatrico di acquisire lo status di sapere scientifico: il corpo neurologico. Funzione-Psy. Critica alle pretese di scientificità della psicologia: argomento diagnostico-economico (riflessione sui manuali statistico diagnostici) e argomento epistemologico-politico. Ipotesi sul futuro della pratica psichiatrica. Riflessioni sul potere medico: come evitare di rimanere totalmente assoggettati ad esso? Quattro punti di naturalizzazione circa il nostro modo di percepire la scienza, la medicina e la psichiatria. Medicina e sapere scientifico: organizzazione spaziale del piano urbano. Nascita della medicina sociale (primi accenni alla biopolitica). Quattro funzioni della medicina nella nostra società. Pratica di soggettivazione contro l'assoggettamento medico: pensare se stessi come clienti di un servizio oltre che come pazienti. Casi in cui questa soggettivazione non si può dare: laddove il potere medico funziona in modo biopolitico. Dal “diritto della spada” al diritto della salute. Quinta funzione della medicina nella nostra società: funzione epistemologica di costruire un sapere sugli uomini e funzione politica di presa sugli individui. Metodi di trattamento della lebbra e metodi di trattamento della peste.
1.5 Il biopotere nel sapere medico (Teoria e prassi del potere psichiatrico II)
Funzionamento biopolitico del potere psichiatrico. Ancora sui modelli del trattamento della lebbra (modello giurido-legale) e della peste (modello disciplinare). Aggiunta di un terzo modello: trattamento del vaiolo (modello biopolitico). Funzionamento parallelo dei tre dispositivi. Esempio: ancora sulla disposizione dello spazio urbano e sulla medicina sociale. Nuova riflessione sulle cinque funzioni della medicina nella nostra società. Differenze tra sistema disciplinare e sistema biopolitico: la normalizzazione. Doppio funzionamento del potere psichiatrico: biopolitico e disciplinare. Esempi: la “fruit machine” e le tabelle statistiche. Riflessioni sul funzionamento disciplinare e, marginalmente, biopolitico dell'istituzione manicomiale.
1.6 Dalla Storia della follia agli studi sul potere psichiatrico. Svolta metodologica e riflessioni sulle esperienze anti-psichiatriche.
Abbandono delle nozioni di: violenza, istituzione, famiglia e norma. Accenni all'uso che i movimenti anti-psichiatrici fanno di Storia della follia. Cambio del rapporto che Foucault ha col suo libro:le due prefazioni. Riconoscenza e critiche di Foucault verso i movimenti anti-psichiatrici. Ingenuità di tipo 1 e di tipo 2 dei movimenti anti-psichiatrici. Sugestioni di Basaglia su Michel Foucault: “La casa della follia”.
Capitolo secondo.
Franco Basaglia. Ripensare il potere psichiatrico: uomo, sguardo, comunità terapeutica.
2.1 Introduzione storica. Dalla crisi di verità nella psichiatria ''classica'' ai movimenti di depsichiatrizzazione e anti-psichiatrici.
Col fallimento del tentantivo Charcot di fare presa sul corpo neurologico si determina una crisi di verità nel campo del sapere psichiatrico; tale crisi di verità verrà affrontata in modo conservativo, perchè tenta di conservare la configurazione di potere propria del potere psichiatrico, dai movimenti di depsichiatrizzazione e in modo antagonista, perchè tenta di abbandonare tali rapporti e di fornirne una valida alternativa, dai movimenti anti-psichitrici. Breve carrellata di tutti questi movimenti.
2.2 Il malato artificiale e lo psichiatra alienato. Effetti di assoggettamento del dispositivo psichiatrico.
Due forme di svantaggio che un modello diagnostico di tipo medico introdotto nel potere psichiatrico ha portato ad entrambi i nuclei in gioco. Perdita di senso nel lavoro del nucleo psichiatrizzante che si vede ridotto a mera macchina diagnostica. Perdita, da parte del nucleo psichiatrizzato, della possibilità di uscire effettivamente dal disturbo psichico, poichè privato della capacità di esprimere effettivamente quello che realmente conta per esso. Ripresa della lotta di potere, descritta nel paragrafo 1.2, tra il potere psichiatrico e il nucleo isterico. Superamento della situazione descritta: fase psicanalitica. La psicanalisi introduce un elemento inconscio che separa i pazienti da ciò che veramente intende esprimere e lo introduce in una macchina di decodificazione costante. Nell'analisi basagliana, questa situazione sembra già non funzionare più, in quanto lo psichiatra-medico, nonostante il sovra-potere guadagnato, perde il senso della propria professione e la sua stessa funzione terapeutica. Nuova via di soggettivazione che coinvolge entrambi i nuclei. 3 passaggi negativi: 1. Rinuncia all'interpretazione diagnostica. Definizione di uomo (lunga parentesi sugli scambi tra Basaglia, Sartre e Foucault) 2. Riduzione più vasta possibile delle gerarchie manicomiali. 3. totale abbandono della pratica manicomiale. Critica ad approcci eccessivamente emotivi.
2.3 Scene di liberazione a confronto. Differenze fra un modello che impone al sofferente psichico un tipo sociale e un modello che ne incoraggia l'emancipazione.
In questo paragrafo viene strutturato un confronto tra la liberazione dalle catene operata da Pinel e l'apertura dei reparti operata da Basaglia e dai suoi; il parallelo andrà a toccare anche quello che è definito da Pinel e da Leuret il trattamento morale e lo metterà a confronto con alcune pratiche usate nei manicomi aperti per abituare i pazienti a riscoprire la propria emancipazione. L'analisi si concentrerà particolarmente sul parallelo tra i diversi paradigmi di lavoro proposti al degente: si osserva, cioè, come i pazienti sottoposti a trattamento morale siano avviati al lavoro come forma di assimilazione di un modello sociale e come, invece, per i pazienti degli ospedali aperti “l'ergoterapia” sia una pratica per riappropriarsi gradualmente dell'uso del proprio tempo, delle proprie forze e della propria indipendenza economica. Partendo da una similitudine nel linguaggio tra la pratica Pineliana e la pratica Basagliana si andrà ad osservare i veri funzionamenti e le vere poste in gioco che sono sottesi a questo linguaggio e a queste pratiche e si dimostrerà come la similitudine notata sia solo apparente e superficiale.
2.4 Funzionamento custodialistico-punitivo del potere psichiatrico: la differenza italiana.
(Lo sguardo asilare nella legge Giolitti del 1904)
Questo paragrafo, oltre a fornire un'ulteriore precisazione storica del contesto in cui Basaglia si è trovato ad operare, vuole risolvere un problema sorto nel paragrafo 2.2: che tipo di sguardo è quello che ha permesso ad alcuni pazienti di rimanere rinchiusi senza che alcuna funzione terapeutica o disciplinare abbia operato su di loro? Utilizzo come esempio di questo il caso di Nannetti Oreste Fernando. Propongo di riagganciarmi al paragrafo 1.5 ipotizzando che questo non è uno sguardo disciplinare perché, una volta che ha individuato l'elemento anormale, si limita ad isolarlo senza tentare di ricondurlo alla normalità e a volte, come nel caso del Nannetti, non ha nemmeno operato una funzione di controllo, lasciando il Nannetti libero di esprimere il suo tentativo comunicativo (che rimane comunque inascoltato). Non è nemmeno uno sguardo terapeutico perché non ha considerato l'ipotesi di guarire il paziente; in questo senso non si può definire nemmeno uno sguardo biopolitico perché non ha tentato di ridurre l'insorgenza del fenomeno follia e si è limitato a toglierlo di mezzo. Ipotizzo che sia uno sguardo di tipo giuridico-legale che, come nel modello della lebbra, istituisce una divisione binaria: permesso/divieto, colpevole/innocente, puro/impuro, sicuro/insicuro limitandosi a separare le due parti.
Ipotesi che la presenza di questo sguardo sia dovuta ad una resistenza in Italia, fino al varo della legge 180 nel 1978, di un dispositivo politico a dominante giuridico-legale (ovvero custodialistico-punitivo), laddove negli altri paesi occidentali si erano, invece, già imposti dispositivi a dominante disciplinare (Francia, Germania, Inghilterra) o biopolitica (USA; i paesi nominati sono tutti esempi foucaultiani).
Analisi della legge Giolitti per cercare conferma della presenza di un simile dispositivo nello Stato italiano
Osservazioni storiche sul periodo in cui la legge Giolitti è stata varata: contrasto tra gli internisti che cercavano un modello terapeutico, e dunque disciplinare, e i parlamentari che volevano un modello di sicurezza.
In seguito alle osservazioni precedenti avanzo l'ipotesi, analizzata attraverso testi ufficiali dell'epoca, che effettivamente, a partire dai primi del '900, ci sia in Italia uno scontro tra il modello disciplinare (avanzato dagli internisti, avendolo studiato dai grandi internisti inglesi e francesi) e il modello giuridico-legale (custodialistico-punitivo). Tale contrasto rivela proprio una lotta tra due differenti dispositivi di potere; lotta che vedrà, come più forte, il dispositivo giuridico-legale e che darà vita ad una norma (la legge 36 del 1904 o legge Giolitti) che cristallizza, come ogni norma, questo squilibrio di potere. A livello statale, anche a causa delle varie forme politiche assunte dallo Stato italiano (prima la monarchia regolata dallo Statuto albertino, poi il fascismo, poi l'immobilismo anti-sovietico) ha vinto la configurazione di potere di tipo giuridico-legale, perciò gli internisti riuscivano a far funzionare il loro modello disciplinare solo laddove c'era una famiglia che glielo consentisse (ritorna l'idea foucaultiana del funzionamento della famiglia come cinghia di scambio per le pratiche disciplinare), mentre, laddove questa famiglia era assente, la società esigeva dal manicomio una funzione custodialistica.
Riporto le analisi che Basaglia fa in ''la maggioranza deviante'' e mostro come esse non solo confermino un funzionamento custodialistico più che disciplinare dell'istituzione manicomiale italiana, ma rivelino, in questo, la differenza italiana rispetto agli altri Paesi occidentali.
2.5 La distruzione dell'ospedale psichiatrico come luogo di istituzionalizzazione. (Questioni anti-istituzionali: la violenza, le assemblee, i farmaci, gli incidenti.)
Questo paragrafo esplicita ulteriormente le caratteristiche dell'istituzione ideata da Basaglia.
2.6 La doppia breccia. Pensare teoricamente il potere psichiatrico tramite l'analisi genealogica e ripensarlo praticamente attraverso la comunità terapeutica e i movimenti di base. (Basaglia e Foucault)
Questo paragrafo vorrebbe in qualche modo essere simmetrico al paragrafo1.6. Se in quel paragrafo si erano delineate le suggestioni e i motivi di stima che Foucault aveva nei confronti di Basaglia. Qui si vuole delineare, oltre alla reciproca influenza tra i due, il modo in cui l'uno rappresenti il complemento delle teorie dell'altro; o meglio, che le pratica basagliana rappresenti il punto in cui le analisi genealogiche di Foucault trovano un utilizzo pratico e, viceversa, che le analisi genealogiche foucaultiane rappresentino un postulato ineliminabile per la pratica basagliana, in quanto senza queste analisi non sarebbe possibile avere la consapevolezza della contingenza storica di ogni sapere e di ogni pratica; consapevolezza che è necessaria per ogni pratica anti-istituzionale che non voglia essere ingenua. Parlo di una doppia breccia aperta dai due autori: una breccia aperta nel campo del sapere da Foucault, che permise ai movimenti anti-psichiatrici di trovare lo spazio di manovra per ideare nuove pratiche di critica istituzionale e per aprire una seconda breccia, stavolta sul campo delle pratiche, all'interno dell'istituzione stessa. La doppia breccia starebbe a significare il doppio, e distinto, livello di azione operato da Foucault e Basaglia. Teorico il primo, con la riflessione genealogica, pratico il secondo, con la comunità terapeutica e i movimenti di base; affermo inoltre che il secondo non poteva avvenire senza il primo, in quanto senza la problematizzazione sollevata dal livello teorico, ad opera non solo di Foucault ma in buona parte da lui, le pratiche antipsichiatriche non avrebbero avuto il substrato teorico per muoversi. Considero questo il paragrafo più importante della tesi; infatti il richiamo al titolo e la struttura interna del paragrafo sono chiave di lettura dell'intera tesi: il primo capitolo, parlando dell'analisi foucaultiana, solleva tutte le categorie che hanno permesso di problematizzare il potere psichiatrico e la sua pratica manicomiale; mentre il secondo capitolo, concentrandosi sulla pratica basagliana, mostra come tale livello teorico sia riuscito a penetrare nell'istituzione e a trasformarsi in pratica)
Conclusioni e prospettive.
Appendice giuridica.
A.1. Titoli X e XI, libro I, del codice civile del Regno d'Italia.
A.2. Legge 14 febbraio 1904, n. 36 (GU n. 043 del 22/02/1904) (Legge Giolitti)
A.3. Legge 13 maggio 1978, n. 180 (GU n. 133 del 16/05/1978) (Legge Basaglia).
A.4. Petizione della Associazione Italiana per la Terapia Elettroconvulsivante al Ministero della Salute Pubblica.
Michel Foucault. Pensare il potere psichiatrico: sapere, disciplina, sicurezza.
1.1 Campi del sapere e relazioni di potere.
Marx – Foucault. Critica della nozione di ideologia. Immagine del corpo e sapere scientifico come prodotti storici. Politica dell'enunciato scientifico. Borghesia e sistemi disciplinari. Riflessioni sul relativismo: prospettivismo storico.
1.2 Sapere del corpo e potere disciplinare (Produzione di sapere, ideologie, mito-ideologie)
Uso politico del corpo (singolarità somatica pre-individuale). Disciplinare il corpo. Soggetto e individuo. Pratiche di assoggettamento: la scrittura. Pratichedi deassoggettamento: disindividuazione e soggettivazione. Assoggettamento psichiatrico e soggettivazione isterica: mosse e contromosse. Metodo basagliano come pratica di soggettivazione. Discorsi scientifici (campo del sapere) e discorsi emotivi (campo emozionale). Mito-ideologie.
1.3 Il potere disciplinare nel sapere psichiatrico (Teoria e prassi del potere psichiatrico I)
Funzionamento disciplinare del potere psichiatrico. Svolta nella percezione della follia: dal sistema dell'errore al sistema della forza. Riorganizzazione politica dell'internamento dei folli: il potere psichiatrico si dispone come pratica manicomiale. L'investimento medico del sapere psichiatrico: dal sistema della forza al sistema della follia. Sovra-potere che la figura medica da al discorso psichiatrico: perizie psichiatriche in ambito giuridico. Legame tra pratica medica, coscienza giuridica e sensibilità sociale. Il potere psichiatrico tenta di acquisire a tutti gli effetti lo status di sapere scientifico: realizzazioni teatrali, trattamento morale e guarigioni canoniche. Eredità morale che si trasmette dall'internamento classico alle pratiche psichiatriche moderne: una sensibilità che ha legato insieme follia, malattia e colpevolezza. Critica ad un'idea di metafisica del Potere: emergenza di sistemi di potere dallo scontro di differenti visioni del politico.
1.4 Sapere del corpo e potere medico
Ancora sul tentativo del potere psichiatrico di acquisire lo status di sapere scientifico: il corpo neurologico. Funzione-Psy. Critica alle pretese di scientificità della psicologia: argomento diagnostico-economico (riflessione sui manuali statistico diagnostici) e argomento epistemologico-politico. Ipotesi sul futuro della pratica psichiatrica. Riflessioni sul potere medico: come evitare di rimanere totalmente assoggettati ad esso? Quattro punti di naturalizzazione circa il nostro modo di percepire la scienza, la medicina e la psichiatria. Medicina e sapere scientifico: organizzazione spaziale del piano urbano. Nascita della medicina sociale (primi accenni alla biopolitica). Quattro funzioni della medicina nella nostra società. Pratica di soggettivazione contro l'assoggettamento medico: pensare se stessi come clienti di un servizio oltre che come pazienti. Casi in cui questa soggettivazione non si può dare: laddove il potere medico funziona in modo biopolitico. Dal “diritto della spada” al diritto della salute. Quinta funzione della medicina nella nostra società: funzione epistemologica di costruire un sapere sugli uomini e funzione politica di presa sugli individui. Metodi di trattamento della lebbra e metodi di trattamento della peste.
1.5 Il biopotere nel sapere medico (Teoria e prassi del potere psichiatrico II)
Funzionamento biopolitico del potere psichiatrico. Ancora sui modelli del trattamento della lebbra (modello giurido-legale) e della peste (modello disciplinare). Aggiunta di un terzo modello: trattamento del vaiolo (modello biopolitico). Funzionamento parallelo dei tre dispositivi. Esempio: ancora sulla disposizione dello spazio urbano e sulla medicina sociale. Nuova riflessione sulle cinque funzioni della medicina nella nostra società. Differenze tra sistema disciplinare e sistema biopolitico: la normalizzazione. Doppio funzionamento del potere psichiatrico: biopolitico e disciplinare. Esempi: la “fruit machine” e le tabelle statistiche. Riflessioni sul funzionamento disciplinare e, marginalmente, biopolitico dell'istituzione manicomiale.
1.6 Dalla Storia della follia agli studi sul potere psichiatrico. Svolta metodologica e riflessioni sulle esperienze anti-psichiatriche.
Abbandono delle nozioni di: violenza, istituzione, famiglia e norma. Accenni all'uso che i movimenti anti-psichiatrici fanno di Storia della follia. Cambio del rapporto che Foucault ha col suo libro:le due prefazioni. Riconoscenza e critiche di Foucault verso i movimenti anti-psichiatrici. Ingenuità di tipo 1 e di tipo 2 dei movimenti anti-psichiatrici. Sugestioni di Basaglia su Michel Foucault: “La casa della follia”.
Capitolo secondo.
Franco Basaglia. Ripensare il potere psichiatrico: uomo, sguardo, comunità terapeutica.
2.1 Introduzione storica. Dalla crisi di verità nella psichiatria ''classica'' ai movimenti di depsichiatrizzazione e anti-psichiatrici.
Col fallimento del tentantivo Charcot di fare presa sul corpo neurologico si determina una crisi di verità nel campo del sapere psichiatrico; tale crisi di verità verrà affrontata in modo conservativo, perchè tenta di conservare la configurazione di potere propria del potere psichiatrico, dai movimenti di depsichiatrizzazione e in modo antagonista, perchè tenta di abbandonare tali rapporti e di fornirne una valida alternativa, dai movimenti anti-psichitrici. Breve carrellata di tutti questi movimenti.
2.2 Il malato artificiale e lo psichiatra alienato. Effetti di assoggettamento del dispositivo psichiatrico.
Due forme di svantaggio che un modello diagnostico di tipo medico introdotto nel potere psichiatrico ha portato ad entrambi i nuclei in gioco. Perdita di senso nel lavoro del nucleo psichiatrizzante che si vede ridotto a mera macchina diagnostica. Perdita, da parte del nucleo psichiatrizzato, della possibilità di uscire effettivamente dal disturbo psichico, poichè privato della capacità di esprimere effettivamente quello che realmente conta per esso. Ripresa della lotta di potere, descritta nel paragrafo 1.2, tra il potere psichiatrico e il nucleo isterico. Superamento della situazione descritta: fase psicanalitica. La psicanalisi introduce un elemento inconscio che separa i pazienti da ciò che veramente intende esprimere e lo introduce in una macchina di decodificazione costante. Nell'analisi basagliana, questa situazione sembra già non funzionare più, in quanto lo psichiatra-medico, nonostante il sovra-potere guadagnato, perde il senso della propria professione e la sua stessa funzione terapeutica. Nuova via di soggettivazione che coinvolge entrambi i nuclei. 3 passaggi negativi: 1. Rinuncia all'interpretazione diagnostica. Definizione di uomo (lunga parentesi sugli scambi tra Basaglia, Sartre e Foucault) 2. Riduzione più vasta possibile delle gerarchie manicomiali. 3. totale abbandono della pratica manicomiale. Critica ad approcci eccessivamente emotivi.
2.3 Scene di liberazione a confronto. Differenze fra un modello che impone al sofferente psichico un tipo sociale e un modello che ne incoraggia l'emancipazione.
In questo paragrafo viene strutturato un confronto tra la liberazione dalle catene operata da Pinel e l'apertura dei reparti operata da Basaglia e dai suoi; il parallelo andrà a toccare anche quello che è definito da Pinel e da Leuret il trattamento morale e lo metterà a confronto con alcune pratiche usate nei manicomi aperti per abituare i pazienti a riscoprire la propria emancipazione. L'analisi si concentrerà particolarmente sul parallelo tra i diversi paradigmi di lavoro proposti al degente: si osserva, cioè, come i pazienti sottoposti a trattamento morale siano avviati al lavoro come forma di assimilazione di un modello sociale e come, invece, per i pazienti degli ospedali aperti “l'ergoterapia” sia una pratica per riappropriarsi gradualmente dell'uso del proprio tempo, delle proprie forze e della propria indipendenza economica. Partendo da una similitudine nel linguaggio tra la pratica Pineliana e la pratica Basagliana si andrà ad osservare i veri funzionamenti e le vere poste in gioco che sono sottesi a questo linguaggio e a queste pratiche e si dimostrerà come la similitudine notata sia solo apparente e superficiale.
2.4 Funzionamento custodialistico-punitivo del potere psichiatrico: la differenza italiana.
(Lo sguardo asilare nella legge Giolitti del 1904)
Questo paragrafo, oltre a fornire un'ulteriore precisazione storica del contesto in cui Basaglia si è trovato ad operare, vuole risolvere un problema sorto nel paragrafo 2.2: che tipo di sguardo è quello che ha permesso ad alcuni pazienti di rimanere rinchiusi senza che alcuna funzione terapeutica o disciplinare abbia operato su di loro? Utilizzo come esempio di questo il caso di Nannetti Oreste Fernando. Propongo di riagganciarmi al paragrafo 1.5 ipotizzando che questo non è uno sguardo disciplinare perché, una volta che ha individuato l'elemento anormale, si limita ad isolarlo senza tentare di ricondurlo alla normalità e a volte, come nel caso del Nannetti, non ha nemmeno operato una funzione di controllo, lasciando il Nannetti libero di esprimere il suo tentativo comunicativo (che rimane comunque inascoltato). Non è nemmeno uno sguardo terapeutico perché non ha considerato l'ipotesi di guarire il paziente; in questo senso non si può definire nemmeno uno sguardo biopolitico perché non ha tentato di ridurre l'insorgenza del fenomeno follia e si è limitato a toglierlo di mezzo. Ipotizzo che sia uno sguardo di tipo giuridico-legale che, come nel modello della lebbra, istituisce una divisione binaria: permesso/divieto, colpevole/innocente, puro/impuro, sicuro/insicuro limitandosi a separare le due parti.
Ipotesi che la presenza di questo sguardo sia dovuta ad una resistenza in Italia, fino al varo della legge 180 nel 1978, di un dispositivo politico a dominante giuridico-legale (ovvero custodialistico-punitivo), laddove negli altri paesi occidentali si erano, invece, già imposti dispositivi a dominante disciplinare (Francia, Germania, Inghilterra) o biopolitica (USA; i paesi nominati sono tutti esempi foucaultiani).
Analisi della legge Giolitti per cercare conferma della presenza di un simile dispositivo nello Stato italiano
Osservazioni storiche sul periodo in cui la legge Giolitti è stata varata: contrasto tra gli internisti che cercavano un modello terapeutico, e dunque disciplinare, e i parlamentari che volevano un modello di sicurezza.
In seguito alle osservazioni precedenti avanzo l'ipotesi, analizzata attraverso testi ufficiali dell'epoca, che effettivamente, a partire dai primi del '900, ci sia in Italia uno scontro tra il modello disciplinare (avanzato dagli internisti, avendolo studiato dai grandi internisti inglesi e francesi) e il modello giuridico-legale (custodialistico-punitivo). Tale contrasto rivela proprio una lotta tra due differenti dispositivi di potere; lotta che vedrà, come più forte, il dispositivo giuridico-legale e che darà vita ad una norma (la legge 36 del 1904 o legge Giolitti) che cristallizza, come ogni norma, questo squilibrio di potere. A livello statale, anche a causa delle varie forme politiche assunte dallo Stato italiano (prima la monarchia regolata dallo Statuto albertino, poi il fascismo, poi l'immobilismo anti-sovietico) ha vinto la configurazione di potere di tipo giuridico-legale, perciò gli internisti riuscivano a far funzionare il loro modello disciplinare solo laddove c'era una famiglia che glielo consentisse (ritorna l'idea foucaultiana del funzionamento della famiglia come cinghia di scambio per le pratiche disciplinare), mentre, laddove questa famiglia era assente, la società esigeva dal manicomio una funzione custodialistica.
Riporto le analisi che Basaglia fa in ''la maggioranza deviante'' e mostro come esse non solo confermino un funzionamento custodialistico più che disciplinare dell'istituzione manicomiale italiana, ma rivelino, in questo, la differenza italiana rispetto agli altri Paesi occidentali.
2.5 La distruzione dell'ospedale psichiatrico come luogo di istituzionalizzazione. (Questioni anti-istituzionali: la violenza, le assemblee, i farmaci, gli incidenti.)
Questo paragrafo esplicita ulteriormente le caratteristiche dell'istituzione ideata da Basaglia.
2.6 La doppia breccia. Pensare teoricamente il potere psichiatrico tramite l'analisi genealogica e ripensarlo praticamente attraverso la comunità terapeutica e i movimenti di base. (Basaglia e Foucault)
Questo paragrafo vorrebbe in qualche modo essere simmetrico al paragrafo1.6. Se in quel paragrafo si erano delineate le suggestioni e i motivi di stima che Foucault aveva nei confronti di Basaglia. Qui si vuole delineare, oltre alla reciproca influenza tra i due, il modo in cui l'uno rappresenti il complemento delle teorie dell'altro; o meglio, che le pratica basagliana rappresenti il punto in cui le analisi genealogiche di Foucault trovano un utilizzo pratico e, viceversa, che le analisi genealogiche foucaultiane rappresentino un postulato ineliminabile per la pratica basagliana, in quanto senza queste analisi non sarebbe possibile avere la consapevolezza della contingenza storica di ogni sapere e di ogni pratica; consapevolezza che è necessaria per ogni pratica anti-istituzionale che non voglia essere ingenua. Parlo di una doppia breccia aperta dai due autori: una breccia aperta nel campo del sapere da Foucault, che permise ai movimenti anti-psichiatrici di trovare lo spazio di manovra per ideare nuove pratiche di critica istituzionale e per aprire una seconda breccia, stavolta sul campo delle pratiche, all'interno dell'istituzione stessa. La doppia breccia starebbe a significare il doppio, e distinto, livello di azione operato da Foucault e Basaglia. Teorico il primo, con la riflessione genealogica, pratico il secondo, con la comunità terapeutica e i movimenti di base; affermo inoltre che il secondo non poteva avvenire senza il primo, in quanto senza la problematizzazione sollevata dal livello teorico, ad opera non solo di Foucault ma in buona parte da lui, le pratiche antipsichiatriche non avrebbero avuto il substrato teorico per muoversi. Considero questo il paragrafo più importante della tesi; infatti il richiamo al titolo e la struttura interna del paragrafo sono chiave di lettura dell'intera tesi: il primo capitolo, parlando dell'analisi foucaultiana, solleva tutte le categorie che hanno permesso di problematizzare il potere psichiatrico e la sua pratica manicomiale; mentre il secondo capitolo, concentrandosi sulla pratica basagliana, mostra come tale livello teorico sia riuscito a penetrare nell'istituzione e a trasformarsi in pratica)
Conclusioni e prospettive.
Appendice giuridica.
A.1. Titoli X e XI, libro I, del codice civile del Regno d'Italia.
A.2. Legge 14 febbraio 1904, n. 36 (GU n. 043 del 22/02/1904) (Legge Giolitti)
A.3. Legge 13 maggio 1978, n. 180 (GU n. 133 del 16/05/1978) (Legge Basaglia).
A.4. Petizione della Associazione Italiana per la Terapia Elettroconvulsivante al Ministero della Salute Pubblica.
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