Tesi etd-09032018-120407 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
GRAVINA, DAVIDE
URN
etd-09032018-120407
Titolo
Fenotipi clinici e predittori prognostici nella Malattia di Parkinson: evidenze da uno studio retrospettivo su un'ampia coorte di pazienti
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Ceravolo, Roberto
Parole chiave
- fenotipi clinici
- Malattia di Parkinson
Data inizio appello
25/09/2018
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
25/09/2088
Riassunto
La malattia di Parkinson (MP) è una patologia neurodegenerativa cronica del Sistema Nervoso Centrale ad evoluzione progressiva caratterizzata da uno spettro di sintomi motori e non motori estremamente ampio. Viene oggi considerata una malattia ad eziologia multifattoriale che si realizza dalla complessa, non ancora del tutto conosciuta, interazione di vari fattori sia genetici che ambientali.
La MP è un disturbo clinicamente eterogeneo caratterizzato da differenti fenotipi motori e variabile storia naturale.
Sono stati descritti due principali sottogruppi fenotipici di Malattia: il Tremor Dominant subtype (TD) e il Postural Instability Gait Disorder Dominant subtype (PIGD). Un terzo fenotipo che prende il nome di Intermediate type (IT) è riservato a quei casi che non rientrano nei criteri classificativi per TD o PIGD e che presentano caratteristiche cliniche intermedie tra i due.
Recentemente diversi studi hanno indicato la possibilità di individuare ulteriori fenotipi sulla base di analisi di clusters di dati, utilizzando per la loro definizione, oltre ai sintomi motori, altre caratteristiche cliniche (età di esordio, velocità di progressione di malattia, aspetti comportamentali, comparsa di deficit cognitivi).
Una più accurata caratterizzazione dell’eterogeneità clinica e maggiori conoscenze riguardo le basi biologiche del decorso clinico e dell’evoluzione della MP, grazie soprattutto all’utilizzo di biomarcatori e individuando specifici predittori prognostici, saranno di aiuto non solo per migliorare l’iter diagnostico ma anche per la gestione terapeutica.
Su queste basi, nel presente studio, è descritto il lavoro retrospettivo di analisi, condotto su una coorte di 91 pazienti con MP selezionati dall’archivio del Centro dei Disturbi del Movimento della U.O. Neurologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana. Il reclutamento di tali pazienti per lo studio ha rispettato i seguenti criteri di inclusione: pazienti de novo (al tempo della prima osservazione), con presentazione clinica tremorigena all’esordio, e con almeno 5 anni di follow-up. Gli obiettivi dello studio sono stati infatti quelli di valutare la possibile individuazione di predittori prognostici all’interno delle due forme fenotipiche TD e PIGD, il loro andamento clinico e la loro progressione nel tempo, e la valutazione del ruolo della presentazione tremorigena all’esordio in relazione all’evoluzione e al decorso di malattia. A tale scopo è stato creato un database “ad hoc” nel quale sono stati inseriti una serie di parametri anamnestici e clinici, sia categoriali (come ad esempio familiarità, lato d’esordio, RBD, scialorrea, ICD, fluttuazioni e discinesie) che numerici (come il LEDD, il MMSE, lo stadio H&Y, i valori SPECT e gli score UPDRS II e III), analizzati sia all’esordio (T0) sia per ogni anno di follow-up a cui si è sottoposto il paziente (T1-T5).
Utilizzando i dati estrapolati dall’UPDRS II e III, l’intero campione di 91 pazienti è stato poi stratificato secondo due criteri classificativi; una prima classificazione ha riguardato la presentazione clinica del tremore all’esordio distinguendo due gruppi: 24 pazienti con solo tremore di riposo (RT, gruppo 0) e 67 pazienti con la compresenza di tremore di riposo e tremore d’azione (RT+AT, gruppo 1). La seconda classificazione ha invece distinto i pazienti in base alla presentazione fenotipica di Jankovic: 40 pazienti sono stati classificati come TD (gruppo 0), 37 pazienti come PIGD (gruppo 1) e 14 pazienti come IT (gruppo 2). I dati raccolti per ogni paziente all’interno del database, sono stati analizzati tramite specifici Test statistici per valutare la presenza di differenze significative tra i vari gruppi a confronto, fissando i valori di significatività per una p < 0,05. Dall’analisi statistica sono emersi interessanti risultati: in linea con i lavori precedenti di altri Autori, anche da questo studio si rileva come l’età di esordio rappresenti uno dei maggiori determinanti prognostici, e come pazienti con età d’esordio più avanzata (LOPD, Late Onset Parkinson Disease) siano maggiormente rappresentati nel fenotipo PIGD caratterizzato da maggiore gravità e peggiore qualità di vita. Riguardo al quadro clinico, i risultati del presente studio confermano le note differenze tra i due principali fenotipi motori; il fenotipo PIGD presenta, all’esordio e nel follow-up, un peggiore quadro motorio a fronte di una terapia farmacologica maggiore. Inoltre l’ipofonia e la depressione risultano essere più frequenti in tale fenotipo.
Infine, riguardo al possibile ruolo predittivo della differente presentazione tremorigena all’esordio, sia nell’intero campione di pazienti che nel gruppo di pazienti con fenotipo TD, la presenza di una componente d’azione sembrerebbe essere associata ad una maggiore gravità di malattia a lungo termine.
La MP è un disturbo clinicamente eterogeneo caratterizzato da differenti fenotipi motori e variabile storia naturale.
Sono stati descritti due principali sottogruppi fenotipici di Malattia: il Tremor Dominant subtype (TD) e il Postural Instability Gait Disorder Dominant subtype (PIGD). Un terzo fenotipo che prende il nome di Intermediate type (IT) è riservato a quei casi che non rientrano nei criteri classificativi per TD o PIGD e che presentano caratteristiche cliniche intermedie tra i due.
Recentemente diversi studi hanno indicato la possibilità di individuare ulteriori fenotipi sulla base di analisi di clusters di dati, utilizzando per la loro definizione, oltre ai sintomi motori, altre caratteristiche cliniche (età di esordio, velocità di progressione di malattia, aspetti comportamentali, comparsa di deficit cognitivi).
Una più accurata caratterizzazione dell’eterogeneità clinica e maggiori conoscenze riguardo le basi biologiche del decorso clinico e dell’evoluzione della MP, grazie soprattutto all’utilizzo di biomarcatori e individuando specifici predittori prognostici, saranno di aiuto non solo per migliorare l’iter diagnostico ma anche per la gestione terapeutica.
Su queste basi, nel presente studio, è descritto il lavoro retrospettivo di analisi, condotto su una coorte di 91 pazienti con MP selezionati dall’archivio del Centro dei Disturbi del Movimento della U.O. Neurologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana. Il reclutamento di tali pazienti per lo studio ha rispettato i seguenti criteri di inclusione: pazienti de novo (al tempo della prima osservazione), con presentazione clinica tremorigena all’esordio, e con almeno 5 anni di follow-up. Gli obiettivi dello studio sono stati infatti quelli di valutare la possibile individuazione di predittori prognostici all’interno delle due forme fenotipiche TD e PIGD, il loro andamento clinico e la loro progressione nel tempo, e la valutazione del ruolo della presentazione tremorigena all’esordio in relazione all’evoluzione e al decorso di malattia. A tale scopo è stato creato un database “ad hoc” nel quale sono stati inseriti una serie di parametri anamnestici e clinici, sia categoriali (come ad esempio familiarità, lato d’esordio, RBD, scialorrea, ICD, fluttuazioni e discinesie) che numerici (come il LEDD, il MMSE, lo stadio H&Y, i valori SPECT e gli score UPDRS II e III), analizzati sia all’esordio (T0) sia per ogni anno di follow-up a cui si è sottoposto il paziente (T1-T5).
Utilizzando i dati estrapolati dall’UPDRS II e III, l’intero campione di 91 pazienti è stato poi stratificato secondo due criteri classificativi; una prima classificazione ha riguardato la presentazione clinica del tremore all’esordio distinguendo due gruppi: 24 pazienti con solo tremore di riposo (RT, gruppo 0) e 67 pazienti con la compresenza di tremore di riposo e tremore d’azione (RT+AT, gruppo 1). La seconda classificazione ha invece distinto i pazienti in base alla presentazione fenotipica di Jankovic: 40 pazienti sono stati classificati come TD (gruppo 0), 37 pazienti come PIGD (gruppo 1) e 14 pazienti come IT (gruppo 2). I dati raccolti per ogni paziente all’interno del database, sono stati analizzati tramite specifici Test statistici per valutare la presenza di differenze significative tra i vari gruppi a confronto, fissando i valori di significatività per una p < 0,05. Dall’analisi statistica sono emersi interessanti risultati: in linea con i lavori precedenti di altri Autori, anche da questo studio si rileva come l’età di esordio rappresenti uno dei maggiori determinanti prognostici, e come pazienti con età d’esordio più avanzata (LOPD, Late Onset Parkinson Disease) siano maggiormente rappresentati nel fenotipo PIGD caratterizzato da maggiore gravità e peggiore qualità di vita. Riguardo al quadro clinico, i risultati del presente studio confermano le note differenze tra i due principali fenotipi motori; il fenotipo PIGD presenta, all’esordio e nel follow-up, un peggiore quadro motorio a fronte di una terapia farmacologica maggiore. Inoltre l’ipofonia e la depressione risultano essere più frequenti in tale fenotipo.
Infine, riguardo al possibile ruolo predittivo della differente presentazione tremorigena all’esordio, sia nell’intero campione di pazienti che nel gruppo di pazienti con fenotipo TD, la presenza di una componente d’azione sembrerebbe essere associata ad una maggiore gravità di malattia a lungo termine.
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