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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-09032017-114821


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
NARDI, DAVIDE
URN
etd-09032017-114821
Titolo
Irresistibile Ugolino: fame e fama secolare di un archetipo dantesco
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
LINGUA E LETTERATURA ITALIANA
Relatori
relatore Prof. Masi, Giorgio
Parole chiave
  • letteratura vernacolare
  • letteratura risorgimentale
  • dramma storico
  • Dante
  • Conte Ugolino
  • Carlo Marenco
  • Andrea Rubbi
  • teatro gesuitico
  • Vittorio Alfieri
Data inizio appello
25/09/2017
Consultabilità
Completa
Riassunto
Col presente lavoro si propone al lettore una nutrita rassegna di opere ispirate alla figura del Conte Ugolino, per lo più afferenti all'ambito teatrale, con particolare riguardo al contesto materiale e intellettuale di appartenenza dei rispettivi autori. La multiforme fortuna letteraria del personaggio dantesco è ripercorsa nell'alveo della più generale ricezione della Commedia, dai primi tributi tardo-settecenteschi alla piena acquisizione risorgimentale, quando il tema ugoliniano conosce una notevole fioritura in ogni campo delle arti, servendo ora ai bisogni della propaganda politica ora all'estro, più o meno grande, di compositori, poeti e romanzieri.
Nei primi tre capitoli, monografici, sono esaminate in dettaglio la tragedia "Il conte Ugolino" del veneziano Andrea Rubbi, posta a confronto con analoghi esempi del teatro gesuitico, le reminiscenze del canto dantesco nel corpus tragico di Alfieri e la tramelogedia "Il conte Ugolino" dello stesso, conservata autografa nello stadio di idea-stesura, infine l'omonima tragedia del piemontese Carlo Marenco, che si contraddistingue per uno spiccato storicismo, solo in parte imputabile alla lezione manzoniana.
Il quarto capitolo raggruppa e descrive i drammi ugoliniani di Bernardo Bellini e Giambattista Zannini, di chiara impostazione alfieriana, e altre opere di minor pregio in cui è facile cogliere la declinazione in chiave patriottica del racconto dantesco.
L'ultimo capitolo traccia un quadro della eccezionale fortuna popolare del tema-Ugolino, restituendo, con dovizia di esempi, la sua natura di fenomeno collettivo, trasversale, eterogeneo. Sono qui riuniti testi assai difformi per genere, veste linguistica, destinatari, tra cui il "Maggio del conte Ugolino" del butese Pietro Frediani, il poemetto in vernacolo livornese "Lo stelminio de' pisani" del "veneziano" Geppetto Pancani e i due romanzi storici di Giovanni Rosini e Leopoldo Barboni. Lo sguardo travalica i circuiti prettamente letterari e spazia dalle poesie estemporanee della lucchese Teresa Bandettini alle "dantate" di Gustavo Modena, fino alle partiture musicali sul canto XXXIII dell'Inferno eseguite da Donizetti, Morlacchi ed altri compositori italiani.
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