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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-09032015-074215


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
TIMPONELLI, LUCA
URN
etd-09032015-074215
Titolo
Kant e la filosofia come progetto
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE
Relatori
correlatore Dott. La Rocca, Claudio
relatore Prof. Ferrarin, Alfredo
Parole chiave
  • Kant
  • Weltbegriff
  • ragione
Data inizio appello
28/09/2015
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il lavoro vuole analizzare il progetto kantiano di una filsoofia in senso cosmico­cosmopolitico, incentrata sul passaggio, in Kant, da una metafisica dell'essere a una metafisica del senso (per usare le parole di Eric Weil), vale a dire incentrata sulla deliberata rinuncia a definire il posto dell'uomo nel mondo e la condotta che egli dovrebbe tenere muovendo da un presunto ordine oggettivo. Kant rivela come contraddittorie le pretese della metafisica dogmatica di argomentare l'esistenza di un κόσμος ben ordinato. L'uomo non può trarre con un atteggiamento contemplativo non soltanto le leggi che regolano il mondo naturale (ci accostiamo infatti alla natura non come uno scolaro che ascolta ma come un giudice che interroga) ma anche un senso per la propria esistenza. Agli occhi di chi si è liberato dalle pretese della metafisica dogmatica, il mondo si presenta come uno spettacolo maestoso, ma amorale, indifferente alla nostra esistenza. Lungi da sfociare in esiti nichilistici, questa scoperta non ci esime però dal creare noi stessi un senso per l'uomo: se le risposte della metafisica tradizionale sono sbagliate, non sono però illegittime le domande da cui traggono origine e che sono insopprimibili in chiunque rifletta seriamente sulla propria condizione: Che posso conoscere? Che debbo fare? Cosa mi è lecito sperare? L'esigenza di un criterio da cui l'uomo possa trarre “cosa possa e debba fare di se stesso” non è così abbandonata. La filosofia si pone “in una posizione critica, che essa deve mantenere anche se non riesce ad agganciarla a nulla nel cielo, o ad appoggiarla a nulla sulla terra”. La ragione, mediante la produzione della legge morale, è in grado di costruire un orizzonte di significato che testimonia la sua spontaneità. Nella prima parte del lavoro analizzo il distacco di Kant, mediato in particolar modo dalla lettura di Rousseau e dell'illuminismo scozzese, dalla teodicea di Pope e l'approdo a una prospettiva in cui i criteri del giusto e dell'ingiusto sono, come nel Contratto sociale, prodotti della ragione e in cui compito della filosofia consiste nella “rivendicazione dei diritti dell'umanità”. Le parti successive sono dedicate a vedere come tale approdo può essere per Kant difeso mediante l'analisi di quelle nozioni kantiane che permettono tanto di mettere in discussione ogni fondamento ontologico della conoscenza e della morale (questo nella seconda parte, dove tratteremo la nozione di spontaneità, legandola alla scoperta del metodo antinomico), quanto di individuare la costruzione secondo gli interessi della ragione stessa il nocciolo della ragione kantiana (sia nella conoscenza che nella morale) e, infine, l'unificazione di teoria e prassi come viene tentata da Kant nel suo ideale di una filosofia nach dem Weltbegriffe.
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