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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-09032013-094440


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
LUCCHESI, MARINA
URN
etd-09032013-094440
Titolo
Open Abdomen, Damage Control Surgery e Sindrome Compartimentale Addominale: esperienza su 1190 politraumi trattati
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Seccia, Massimo
Parole chiave
  • Damage control surgery
  • politrauma
  • open abdomen
  • Sindrome compartimentale addominale
Data inizio appello
24/09/2013
Consultabilità
Completa
Riassunto
PREMESSA: La sequenza “Damage control surgery” prevede tre step successivi: nella prima fase, che si svolge in sala operatoria, si procede al controllo dell‟emorragia e della contaminazione della cavità peritoneale; nella seconda fase il paziente viene condotto in terapia intensiva per la correzione dei disordini metabolici. Solo dopo il ripristino della normale fisiologia si procede alle riparazione definitiva delle lesioni sottoponendo il paziente ad un re-intervento, questo avviene nella terza fase. Il razionale della strategia è di controllare rapidamente le condizioni a rischio per la sopravvivenza, recuperare la riserva funzionale del paziente e rimandare a un momento successivo la correzione definitiva delle lesioni. Scopo della tesi è quello di analizzare i risultati ottenuti dall‟Unità Operativa di ChirurgiaD'Urgenza in 10 anni di attività con l‟applicazione della sequenza “Damage Control Surgery” nel grave trauma addominale.
METODO: è stato condotto uno studio retrospettivo su 34 pazienti politraumatizzati sottoposti a intervento chirurgico secondo l'approccio Damage Control Surgery.
RISULTATI: l'età media era di 49,8 anni, l'ISS medio era 30,12. Tutti i pazienti presentavano politraumi in particolare: 11 (32,2%) presentavano trauma addominale, 7 (20,6%) addominale e cranico, 5 (14,7%) addominale e toracico, 6 (17,6%) addominale e scheletrico, 1 (2,9%) addominale, cranico e toracico, 3 (8,8%) addominale, toracico, cranico e scheletrico e infine 1 (2,9%) cranico e scheletrico. Il tasso di mortalità è stato del 67,6 % (23 pazienti); l'ISS nei pazienti deceduti è risultato essere di 39,7 mentre nei pazienti sopravvissuti è risultato essere 21,9. Il tasso di morbilità complessivo è risultato del 38,5%.
CONCLUSIONI: Il trattamento chirurgico del paziente politraumatizzato secondo l‟approccio del Damage Control rappresenta una strategia valida nell‟incrementare la sopravvivenza nel post-operatorio. Uno degli aspetti più critici e delicati del DCS è rappresentato dall‟identificazione dei pazienti che devono essere sottoposti a tale procedura. E‟ dunque auspicabile un lavoro corale volto ad individuare parametri di valutazione sempre meno soggettivi su cui basare la decisione di intervento. Gli studi futuri volti al miglioramento della tecnica DCS dovranno interessare il perfezionamento dei metodi di rianimazione, dei metodi di chiusura temporanea dell‟addome e l‟impedimento dell'insorgere di infezioni intra-addominali.
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