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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-09022021-161630


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
CARTA, MARIO
URN
etd-09022021-161630
Titolo
Psicologia e razza in Italia: Mario F. Canella (1898-1982)
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE
Relatori
relatore Prof. Pogliano, Claudio Sergio
correlatore Prof.ssa Volpato, Chiara
Parole chiave
  • caratteri psichici razziali
  • ereditarietà dei caratteri psichici
  • Mario F. Canella
  • psicologia comparata tra razze diverse
  • psicologia razziale differenze psichiche razziali
  • razza
Data inizio appello
27/09/2021
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
Questo elaborato indaga un capitolo poco noto della Storia della Psicologia, affrontando le tappe principali che portarono, nella prima metà del Novecento, alla formazione di quella che fu a tutti gli effetti una branca della disciplina: la Psicologia razziale.Partendo dalle prime valutazioni che i due grandi naturalisti del Settecento (Linneo e Buffon)fecero sulla natura psicologica delle varie entità razziali, si è passati poi ad analizzare alcune ''istruzioni scientifiche per i viaggiatori'' ottocentesche che suggerivano, per cogliere il dato razziale, di ''osservare'' l'universo psichico, culturale e comportamentale dei vari popoli che si sarebbero incontrati lungo il cammino, per arrivare infine ad approfondire quelli che furono i contributi e le visioni più accreditate di quegli studiosi italiani del primo Novecento che, a vario titolo, si domandarono e intervennero su tematiche affini. Tra gli esponenti del panorama culturale italiano poi, si è posta particolare enfasi e attenzione alla figura di Mario F. Canella, autore che può essere considerato il portavoce nostrano più autorevole e accreditato di questo singolare filone di studi, e che riuscì ad elaborare una versione della materia originale e ambiziosa. Si sono affrontate in seguito le vicende personali di Canella, vistosi coinvolto nei procedimenti di epurazione che investirono il mondo delle università nell'immediato dopoguerra, per concludere infine con alcuni ''segnali di continuità'' che, prima che si consumasse in maniera sorda e indolore il tramonto della disciplina, dettero l'impressione che quella tipologia di discorsi (congiuntamente a un portato ideologico e linguistico ormai scaduto) potessero in Italia ancora avere un futuro, come se nel frattempo una guerra, uno iato, una cesura, non fosse effettivamente mai avvenuta.
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