Tesi etd-09022019-122532 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
AGGRADEVOLE, GABRIELE
URN
etd-09022019-122532
Titolo
Biografie gappiste. Riflessioni sulla narrazione e sulla legittimazione della violenza resistenziale.
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E CIVILTA
Relatori
relatore Fulvetti, Gianluca
Parole chiave
- gappismo
- resistenza
- violenza
Data inizio appello
30/09/2019
Consultabilità
Completa
Riassunto
L’obiettivo di questo lavoro è lo sviluppo di una riflessione sulla tematica della violenza dispiegatasi nel corso della Resistenza italiana, tra settembre 1943 e maggio 1945, limitatamente al solo campo partigiano. Per far questo, mi sono avvalso, come supporto irrinunciabile, di alcuni testi di autori, quali Luigi Borgomaneri, Manlio Calegari, Claudio Pavone e Santo Peli, che hanno scritto a proposito di tale questione. Dopodiché, ho stilato una serie di biografie, i cui soggetti sono stati portatori di armi e di morte nel suddetto periodo, e, in molti casi, hanno elaborato testimonianze a posteriori a riguardo.
Nel primo capitolo, ho descritto sotto vari aspetti il fenomeno del gappismo, riconoscendo nella guerriglia urbana, per la frequenza con cui sono state compiute uccisioni mirate, ad personam, a sangue freddo e per la condizione di isolamento che ha privato i combattenti di un quanto mai utile sostegno morale e psicologico, una delle forme più dure e drastiche di lotta. Ne ho, dunque, delineato le principali caratteristiche, le finalità che hanno portato alla sua nascita, le problematiche organizzative ed etiche che sono state affrontate, le azioni più significative e discusse, e, attraverso l’enunciazione delle sue fasi cronologiche e dei suoi momenti più sintomatici, il modo in cui il gappismo si sia andato a inserire nella, ben più ampia, storia resistenziale.
Il secondo capitolo è dedicato alla ricostruzione di alcuni profili biografici, finalizzata a formulare un ragionamento sulla significatività degli ambienti familiari e sociali, come pure di certi incontri, esperienze e trascorsi, per l’assunzione di determinate scelte in direzione antifascista e antitedesca, e per la maturazione di una disponibilità individuale all’utilizzo della violenza. Nella selezione delle figure di cui ricomporre il background, ho cercato di ricomprendere più situazioni e opzioni possibili, includendo persone di estrazione sociale sia proletaria che borghese, operai e studenti, con età diverse e differenti gradi di politicizzazione. Allo stesso modo, delineando i loro percorsi e le zone in cui sono andati ad operare, ho tentato di andare a toccare le principali città dell’Italia centro-settentrionale in cui la vicenda gappista si è manifestata, così da avere un quadro sufficientemente esauriente anche a livello geografico: ciò è valso per Torino e Milano tramite Giovanni Pesce, per Genova con Giacomo Buranello, per Firenze con Bruno Fanciullacci, per Roma con Rosario Bentivegna, Mario Fiorentini e Franco Calamandrei, per Bologna e l’Emilia-Romagna attraverso le esperienze di Renato Romagnoli e Ilio Barontini.
Nel terzo capitolo, partendo dalla specificità di questi ritratti personali, ho riportato la questione su un piano più generale, allo scopo di produrre una serie di considerazioni riguardanti il tema della violenza ed il modo in cui, su tale argomento, i protagonisti, che di essa hanno fatto impiego in prima persona in ambito resistenziale, si sono espressi.
Nel primo capitolo, ho descritto sotto vari aspetti il fenomeno del gappismo, riconoscendo nella guerriglia urbana, per la frequenza con cui sono state compiute uccisioni mirate, ad personam, a sangue freddo e per la condizione di isolamento che ha privato i combattenti di un quanto mai utile sostegno morale e psicologico, una delle forme più dure e drastiche di lotta. Ne ho, dunque, delineato le principali caratteristiche, le finalità che hanno portato alla sua nascita, le problematiche organizzative ed etiche che sono state affrontate, le azioni più significative e discusse, e, attraverso l’enunciazione delle sue fasi cronologiche e dei suoi momenti più sintomatici, il modo in cui il gappismo si sia andato a inserire nella, ben più ampia, storia resistenziale.
Il secondo capitolo è dedicato alla ricostruzione di alcuni profili biografici, finalizzata a formulare un ragionamento sulla significatività degli ambienti familiari e sociali, come pure di certi incontri, esperienze e trascorsi, per l’assunzione di determinate scelte in direzione antifascista e antitedesca, e per la maturazione di una disponibilità individuale all’utilizzo della violenza. Nella selezione delle figure di cui ricomporre il background, ho cercato di ricomprendere più situazioni e opzioni possibili, includendo persone di estrazione sociale sia proletaria che borghese, operai e studenti, con età diverse e differenti gradi di politicizzazione. Allo stesso modo, delineando i loro percorsi e le zone in cui sono andati ad operare, ho tentato di andare a toccare le principali città dell’Italia centro-settentrionale in cui la vicenda gappista si è manifestata, così da avere un quadro sufficientemente esauriente anche a livello geografico: ciò è valso per Torino e Milano tramite Giovanni Pesce, per Genova con Giacomo Buranello, per Firenze con Bruno Fanciullacci, per Roma con Rosario Bentivegna, Mario Fiorentini e Franco Calamandrei, per Bologna e l’Emilia-Romagna attraverso le esperienze di Renato Romagnoli e Ilio Barontini.
Nel terzo capitolo, partendo dalla specificità di questi ritratti personali, ho riportato la questione su un piano più generale, allo scopo di produrre una serie di considerazioni riguardanti il tema della violenza ed il modo in cui, su tale argomento, i protagonisti, che di essa hanno fatto impiego in prima persona in ambito resistenziale, si sono espressi.
File
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TESI_MAG...EVOLE.pdf | 836.43 Kb |
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