ETD

Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-09012022-174736


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
COGOZZO, AURORA
URN
etd-09012022-174736
Titolo
Valutazione del danno renale nel paziente canino enteropatico cronico
Dipartimento
SCIENZE VETERINARIE
Corso di studi
MEDICINA VETERINARIA
Relatori
relatore Marchetti, Veronica
Parole chiave
  • enteropatia cronica primaria
  • disbiosi
  • danno renale
  • SDMA
  • cane
Data inizio appello
23/09/2022
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
23/09/2092
Riassunto
In medicina umana, diversi studi hanno evidenziato l’associazione tra IBD (Inflammatory Bowel Disease) e danno renale, tanto che oggi si parla di asse intestino-rene. In medicina veterinaria sono stati ipotizzati due meccanismi che regolano l’interconnessone tra apparato gastroenterico e reni: deposizione di immunocomplessi e disbiosi. In letteratura è presente uno studio che ha identificato la presenza di danno renale, evidenziabile all’esame delle urine, nel 38% dei pazienti enteropatici cronici esaminati, senza che ci fosse innalzamento di urea e creatinina. L’idea del corrente lavoro è quella di valutare la presenza di danno renale non solo attraverso creatinina, urea e un esame delle urine completo, ma anche tramite il dosaggio dell’SDMA, marker precoce di funzionalità renale, maggiormente specifico e sensibile rispetto alla creatinina.
Lo studio è stato condotto da giugno 2020 a luglio 2022 su 44 cani con diagnosi di enteropatia cronica primaria che possedevano esami ematobiochimici e delle urine contestuali o eseguiti a distanza di massimo 3 settimane gli uni dagli altri. Sono stati esclusi cani con evidenza di nefropatia pregressa anamnestica e/o ecografica, con sedimento attivo all’esame delle urine, affetti da leishmaniosi, privi di ecografia addominale contestuale alla visita e con esami ematobiochimici e delle urine eseguiti a distanza di più di 3 settimane.
Di ogni paziente sono stati valutati i seguenti parametri: segnalamento (sesso, razza, età), BCS, MCS, tempo trascorso dall’insorgenza dei sintomi (in base a ciò sono stati formati tre gruppi: sintomi insorti da < 3 mesi, sintomi insorti da 3-12 mesi, sintomi insorti da > 12 mesi). E’ stata, inoltre, valutata la gravità dell’enteropatia secondo lo score clinico CCECAI e in base a ciò sono stati formati due gruppi: enteropatia lieve (CCECAI ≤ 5) ed enteropatia moderata-grave (CCECAI ≥ 6). Dei soggetti inclusi nello studio è, poi, stata svolta la caratterizzazione dell’enteropatia in base alla risposta alla terapia (FRE, PRE, IRE, NRE), è stata differenziata la presenza di PLE/noPLE (albumina < 2,7 g/dL) e sono stati valutati profilo biochimico (proteine totali, albumina, creatinina, urea, SDMA) ed esame urine (cilindruria, glicosuria, ematuria, proteinuria).
Approssimativamente il 34% dei cani enteropatici cronici ha mostrato segni di danno renale evidenziabili all’esame dell’urine. L’associazione tra SDMA e tempo trascorso dall’insorgenza dei sintomi gastroenterici non è risultata statisticamente significativa (p=0,25), stesso risultato è stato ottenuto per la possibile associazione tra SDMA e CCECAI (p=0,63) e SDMA e PLE (p=0,98). Non è risultata significativa neppure l’associazione tra SDMA e la presenza di danno renale urinario (p=0,3).
L’assenza di alterazioni dell’SDMA, considerando che è essenzialmente un marker di filtrazione glomerulare, e la presenza di proteinuria, cilindruria o glicosuria, suggerisce che il danno renale possa essere prevalentemente a livello del comparto tubulare. Di fatto, la presenza in un numero significativo di pazienti con questo danno renale, deve indurre il clinico a tenere in considerazione l’asse intestino-rene, che potrebbe influenzare prognosi e risposta alla terapia del soggetto.
File