Tesi etd-09012009-225347 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
FORMICOLA, ANNA
URN
etd-09012009-225347
Titolo
Risultati a lungo termine dello stenting dell'arteria renale in pazienti con ipertensione arteriosa e malattia renovascolare
Dipartimento
MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Bartolozzi, Carlo
Parole chiave
- Nessuna parola chiave trovata
Data inizio appello
22/09/2009
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
22/09/2049
Riassunto
SCOPO
Scopo del lavoro è stato di valutare retrospettivamente i risultati clinici, in termini di pressione arteriosa e funzionalità renale, a medio e lungo termine dello stenting delle arterie renali in pazienti ipertesi con malattia renovascolare.
MATERIALI E METODI
Lo studio ha incluso 102 pazienti (M/F=64/38, età media 63,8 anni) con ipertensione arteriosa e stenosi ostiale emodinamicamente significativa (>60%) di almeno un’arteria renale, trattati mediante posizionamento di stent in un periodo compreso tra il 1995 ed il 2008. Quindici pazienti (14,7%) erano monorene e 33 (32,3%) erano affetti da insufficienza renale. Lo stenting renale è stato eseguito bilateralmente in 17 casi e in un caso è stato posizionato uno stent anche in un’arteria accessoria, per un totale di 120 procedure. Nel follow-up (da 1 a 96 mesi, media 30 mesi) è stata valutata la pervietà cumulativa primaria ed assistita e la risposta clinica, in termini di pressione arteriosa e funzione renale.
RISULTATI
Il successo tecnico immediato è stato del 99,2% (119/120 procedure), con un caso di pseudoaneurisma dell’arteria renale che ha richiesto la nefrectomia. La restenosi intrastent è stata osservata nel 21% (25/119) dei casi, con pervietà primaria cumulativa a 1, 2 e 3 anni del 81,8%, 77,1% e 72,5%, rispettivamente, e pervietà primaria assistita del 99,2%, 95,7% e 93,4%. L’incidenza di restenosi è risultata statisticamente correlata al diametro dello stent (p=0,0003) ed al tipo di procedura (con incidenza maggiore in pazienti con stenting secondario, p=0,003).
A 12 mesi di follow-up, la pressione arteriosa è risultata curata, migliorata e invariata nel 13,8%, 44,8% e 41,4% dei casi. Nei pazienti con insufficienza renale preprocedurale, la funzione renale era migliorata, stabilizzata e peggiorata nel 51,8%, 17,2% e 31% dei casi, con 4 (5,8%) casi di peggioramento della funzione renale in pazienti con funzionalità renale preprocedurale nella norma.
CONCLUSIONE
La procedura di stenting dell’arteria renale rappresenta una modalità terapeutica sicura, con ottima pervietà a lungo termine. Il successo clinico, in termini di controllo della pressione arteriosa e della funzionalità renale, è ottenibile nel 60-70% dei pazienti accuratamente selezionati e dipende da fattori ad oggi non ancora identificati. In attesa dei risultati dei trial clinici randomizzati, le indicazioni allo stenting renale sono oggi pertanto fortemente limitate.
Scopo del lavoro è stato di valutare retrospettivamente i risultati clinici, in termini di pressione arteriosa e funzionalità renale, a medio e lungo termine dello stenting delle arterie renali in pazienti ipertesi con malattia renovascolare.
MATERIALI E METODI
Lo studio ha incluso 102 pazienti (M/F=64/38, età media 63,8 anni) con ipertensione arteriosa e stenosi ostiale emodinamicamente significativa (>60%) di almeno un’arteria renale, trattati mediante posizionamento di stent in un periodo compreso tra il 1995 ed il 2008. Quindici pazienti (14,7%) erano monorene e 33 (32,3%) erano affetti da insufficienza renale. Lo stenting renale è stato eseguito bilateralmente in 17 casi e in un caso è stato posizionato uno stent anche in un’arteria accessoria, per un totale di 120 procedure. Nel follow-up (da 1 a 96 mesi, media 30 mesi) è stata valutata la pervietà cumulativa primaria ed assistita e la risposta clinica, in termini di pressione arteriosa e funzione renale.
RISULTATI
Il successo tecnico immediato è stato del 99,2% (119/120 procedure), con un caso di pseudoaneurisma dell’arteria renale che ha richiesto la nefrectomia. La restenosi intrastent è stata osservata nel 21% (25/119) dei casi, con pervietà primaria cumulativa a 1, 2 e 3 anni del 81,8%, 77,1% e 72,5%, rispettivamente, e pervietà primaria assistita del 99,2%, 95,7% e 93,4%. L’incidenza di restenosi è risultata statisticamente correlata al diametro dello stent (p=0,0003) ed al tipo di procedura (con incidenza maggiore in pazienti con stenting secondario, p=0,003).
A 12 mesi di follow-up, la pressione arteriosa è risultata curata, migliorata e invariata nel 13,8%, 44,8% e 41,4% dei casi. Nei pazienti con insufficienza renale preprocedurale, la funzione renale era migliorata, stabilizzata e peggiorata nel 51,8%, 17,2% e 31% dei casi, con 4 (5,8%) casi di peggioramento della funzione renale in pazienti con funzionalità renale preprocedurale nella norma.
CONCLUSIONE
La procedura di stenting dell’arteria renale rappresenta una modalità terapeutica sicura, con ottima pervietà a lungo termine. Il successo clinico, in termini di controllo della pressione arteriosa e della funzionalità renale, è ottenibile nel 60-70% dei pazienti accuratamente selezionati e dipende da fattori ad oggi non ancora identificati. In attesa dei risultati dei trial clinici randomizzati, le indicazioni allo stenting renale sono oggi pertanto fortemente limitate.
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