Tesi etd-09012009-171328 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
CARMIGNANI, ELENA
URN
etd-09012009-171328
Titolo
Infiltrazione midollare nei linfomi non-Hodgkin a cellule B. Impiego della citofluorimetria multiparametrica e confronto con altre tecniche analitiche.
Dipartimento
MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Petrini, Mario
relatore Dott. Carulli, Giovanni
relatore Dott. Carulli, Giovanni
Parole chiave
- biopsia osteomidollare
- citofluorimetria
- gene bcl-1
- infiltrazione midollare
- linfomi non-Hodgkin
- reazione a catena della polimerasi
- riarrangiamento IgH
Data inizio appello
22/09/2009
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
22/09/2049
Riassunto
La citofluorimetria multiparametrica è una nuova metodica entrata di recente a far parte delle indagini relative allo studio dell’infiltrazione midollare nei linfomi non-Hodgkin (LnH). Questa tecnica innovativa utilizza 2 laser, uno rosso con λ di emissione di 633nm e in grado di eccitare 2 fluorocromi (APC e APC-Cy7) e l’ altro blu avente una λ di emissione di 488 nm e eccitante 4 fluorocromi (FITC, PE, PerCP, Pe-Cy 7); per questo motivo è pure detta “analisi a sei colori”. Gli elementi ricercati in questo tipo di analisi sono: % di linfociti presenti nel campione, definizione della % di B-linfociti (CD19 e/o CD20 e/o CD22 e/o CD79b), restrizione per una catena leggera k o λ, individuazione di fenotipi specifici (ad esempio la co-espressione di CD103-CD25-CD11c nell’HCL). Le modalità analitiche impiegate nel nostro lavoro permettono di individuare la presenza di 5 linfociti patologici nel contesto di 10.000 cellule analizzate.
In questa tesi abbiamo eseguito un confronto tra citofluorimetria, biopsia osteomidollare (l’esame morfologico istologico fino ad oggi rappresenta il gold standard per lo studio dell’infiltrazione midollare) e i test di biologia molecolare mediante PCR per il riarrangiamento del gene IgH e delle traslocazioni bcl-1/JH e bcl-2/JH.
Il confronto è avvenuto su 172 esami effettuati su 154 pazienti affetti da LnH a cellule
B sia alla diagnosi che nel follow up. I risultati ottenuti hanno mostrato una concordanza tra esame citofluorimetrico ed esame morfologico pari al 97%, percentuale che supera notevolmente sia quella ottenuta nel nostro laboratorio in uno studio precedente, che quella ottenuta in studi pubblicati in precedenza ed eseguiti con metodiche a 2, 3 o 4 fluorescenze.
I pazienti che hanno mostrato una discordanza sono 5 (2,9%) e sono stati esaminati uno ad uno per indagare circa i possibili fattori di discordanza tra l’analisi citometrica e l’esame istologico. In questi casi abbiamo impiegato il risultato dei test di biologia molecolare come dato dirimente. L’analisi caso per caso ha mostrato i seguenti aspetti cruciali: fibrosi perilesionale, visibile nel preparato istologico e probabilmente responsabile del falso negativo del test citometrico; positività per il virus dell’epatite C, noto fattore interferente nelle indagini diagnostiche dei LnH; fase di passaggio post-chemioterapia; possibile cattivo riconoscimento antigene-anticorpo.
In ultima analisi abbiamo effettuato un confronto di risultati tra citofluorimetria e test di biologia molecolare, che è risultato del 70%, cioè nettamente inferiore rispetto al confronto con l’esame morfologico. Questo risultato è però di difficile interpretazione in quanto non è stato possibile ritrovare nella letteratura specifica materiale sufficiente per un confronto con studi precedenti.
I risultati ottenuti mostrano, nel complesso, una sicura utilità nell’impiego della citofluorimetria nello studio dell’infiltrazione midollare nei LnH e l’alta capacità risolutiva di un metodo multiparametrico che sfrutta la combinazione di un elevato numero di anticorpi specifici per i markers dei linfociti B. Le modalità tecniche del test, che sfrutta sangue midollare ottenibile da un mieloaspirato e che viene eseguito in tempi molto rapidi, rendono l’analisi citofluorimetrica un mezzo diagnostico facilmente impiegabile nell’osservazione periodica dei pazienti già trattati con chemioterapia.
In questa tesi abbiamo eseguito un confronto tra citofluorimetria, biopsia osteomidollare (l’esame morfologico istologico fino ad oggi rappresenta il gold standard per lo studio dell’infiltrazione midollare) e i test di biologia molecolare mediante PCR per il riarrangiamento del gene IgH e delle traslocazioni bcl-1/JH e bcl-2/JH.
Il confronto è avvenuto su 172 esami effettuati su 154 pazienti affetti da LnH a cellule
B sia alla diagnosi che nel follow up. I risultati ottenuti hanno mostrato una concordanza tra esame citofluorimetrico ed esame morfologico pari al 97%, percentuale che supera notevolmente sia quella ottenuta nel nostro laboratorio in uno studio precedente, che quella ottenuta in studi pubblicati in precedenza ed eseguiti con metodiche a 2, 3 o 4 fluorescenze.
I pazienti che hanno mostrato una discordanza sono 5 (2,9%) e sono stati esaminati uno ad uno per indagare circa i possibili fattori di discordanza tra l’analisi citometrica e l’esame istologico. In questi casi abbiamo impiegato il risultato dei test di biologia molecolare come dato dirimente. L’analisi caso per caso ha mostrato i seguenti aspetti cruciali: fibrosi perilesionale, visibile nel preparato istologico e probabilmente responsabile del falso negativo del test citometrico; positività per il virus dell’epatite C, noto fattore interferente nelle indagini diagnostiche dei LnH; fase di passaggio post-chemioterapia; possibile cattivo riconoscimento antigene-anticorpo.
In ultima analisi abbiamo effettuato un confronto di risultati tra citofluorimetria e test di biologia molecolare, che è risultato del 70%, cioè nettamente inferiore rispetto al confronto con l’esame morfologico. Questo risultato è però di difficile interpretazione in quanto non è stato possibile ritrovare nella letteratura specifica materiale sufficiente per un confronto con studi precedenti.
I risultati ottenuti mostrano, nel complesso, una sicura utilità nell’impiego della citofluorimetria nello studio dell’infiltrazione midollare nei LnH e l’alta capacità risolutiva di un metodo multiparametrico che sfrutta la combinazione di un elevato numero di anticorpi specifici per i markers dei linfociti B. Le modalità tecniche del test, che sfrutta sangue midollare ottenibile da un mieloaspirato e che viene eseguito in tempi molto rapidi, rendono l’analisi citofluorimetrica un mezzo diagnostico facilmente impiegabile nell’osservazione periodica dei pazienti già trattati con chemioterapia.
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