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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-08312023-144653


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
RENDA, FRANCESCO ORSO MARIA
URN
etd-08312023-144653
Titolo
I porti punici della Sicilia Occidentale e la loro evoluzione in età romana
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
ARCHEOLOGIA
Relatori
relatore Prof.ssa Menchelli, Simonetta
Parole chiave
  • Sicilia
  • porti
  • punici
  • romani
  • Palermo
  • Lilibeo
  • Mozia
  • Pantelleria.
Data inizio appello
28/09/2023
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
28/09/2026
Riassunto
La tesi verte sull'analisi storica e topografica dei porti di origine punica nella Sicilia Occidentale e la loro evoluzione nel corso dell’età romana. La tesi si articola in due parti in cui ho analizzato diversi aspetti. Nella prima parte mi sono concentrato, inizialmente, nel comporre il concetto di Eparchia punica sul suolo siciliano, così da comprendere gli aspetti storici, sociali, culturali e i rapporti che gli stessi punici hanno intrapreso, a partire dall’ VIII sec a. C., con le popolazioni locali o indigene, Greci e infine Romani. Successivamente ho esposto il cuore dello stesso argomento quello di analizzare da un punto di vista storico e topografico dei porti delle antiche colonie puniche sul territorio siciliano, in particolare Mozia, Lilibeo, Palermo e l’isola di Pantelleria.
Mozia, fu il primo insediamento stabile fondato dai Cartaginesi, nell’area costiera che collega le città di Trapani e Marsala (TP), dove sorge la riserva naturale dello Stagnone. Grazie alle numerose indagini effettuate nel corso degli anni, oggi siamo in grado di poter presentare, sebbene a grandi linee, come dovevano apparire gli approdi presenti all’interno dello Stagnone di Marsala in epoca punica. La laguna presentava due accessi distinti, il primo era un vero e proprio canale, chiamato oggi San Teodoro, posto nella parte settentrionale tra la penisola di Lunga e la punta di San Teodoro, utilizzato da piccole imbarcazioni. Il secondo, di grande dimensione rispetto al primo, era collocato a Sud, nell’area compresa tra l’Isola Grande e Punta d’Alga. La presenza, nella parte meridionale dello stesso Stagnone, di un gradino roccioso sommerso, rettilineo e lavorato, dinanzi al promontorio di Punta Palermo, doveva far parte del porto di Mozia. La scelta di questa posizione non fu causale ma fu dettata dalle diverse opportunità quali: una forte protezione dalle correnti marine e dagli attacchi da parte delle flotte avversarie, un fondale in grado di accogliere imbarcazioni con un pescaggio maggiore e la stretta vicinanza con la stessa Mozia. Un grande interesse venne dato alla strada, costruita nella seconda metà del VI sec a. C, la quale, oltre a mettere in contatto l’isola di Mozia con l’entroterra siciliano venne sfruttata, nei pressi di Porta Nord, come banchina per l’attracco di imbarcazioni modeste dimensioni. Lo Stagnone rappresentò fin dal periodo antico, un approdo naturale di grande importanza per la Sicilia Occidentale, uno snodo cruciale per i Cartaginesi e successivamente per i Romani. Con l’età medievale e rinascimentale la sua importanza diminuì sensibilmente. Gli Arabi, una volta conquistata la Sicilia, preferirono il porto di Mazara Del Vallo, come approdo per la parte occidentale, mentre i Normanni fecero di Palermo il porto principale dell’intera Sicilia. La fine e l’epilogo dei Porti dello Stagnone coincide con gli Spagnoli nel 1575, quando l’intero bacino venne interrato.
La nascita di Lilibeo, l’odierna Marsala, si colloca cronologicamente in un arco temporale di un ventennio tra il 393 e il 368 a. C. Lo storico greco Diodoro Siculo, afferma che Lilibeo venne fondata dopo il 397 a. C dagli esuli moziensi, che si rifugiarono sulla costa occidentale siciliana. Il Porto di Punta D’alga fu il porto punico-romano posto a Sud dello Stagnone. Nel corso dei secoli quest’area subì delle modifiche che hanno intaccato il suo volto topografico; tuttavia, le ricerche archeologiche hanno possiamo di comprendere la composizione di esso durante il periodo antico. Dietro la punta, ad una distanza di 125 m, vi era la presenza di uno sbarramento rettilineo lungo 500 metri; mentre ad Ovest vi era la presenza di un secondo molo. Il molo principale sommerso, messo in contatto con Punta D’Alga, doveva, in origine, prolungarsi con il muro romano dello stagnone e doveva essere datato al periodo punico-romano. Non abbiamo ancora dati sufficienti per comprendere l’esatta estensione del bacino; tuttavia, vi sono diverse ipotesi su di esse. Si ipotizza che esso si doveva estendere fino alla porzione di costa dove oggi sorgono la scuola dell’infanzia comunale Baccelli (ex macello comunale) e lo stabilimento vinicolo Pellegrino. Lo Schubring sostenne che il mare poteva raggiungere la strada che collegava Marsala con Trapani, ovvero il tracciato murario della città che era posto a protezione del porto. Altro elemento importante era il fossato che divideva la città dal bacino del porto. Schmiedt ritenne possibile che il fossato difensivo potesse essere unito da un canale al porto di Punta d’Alga e di conseguenza vi potesse essere una fortificazione di modeste dimensioni e imponenza posta a protezione del canale e della zona portuale.
Porto di Capo Boeo
Uno dei porti maggiori e principali della città era senza dubbio quello di Capo Boeo, collocato a settentrione del promontorio dove oggi sorge il circolo dei Canottieri di Marsala, dove sono stati anche riportati alla luce diverse anfore ellenistiche e romane. Sono state confermate la tradizione locale riportate dalle varie fonti storiche e resoconti dei portolani, soprattutto delle difficoltà della navigazione dettata dai bassi fondali e dall’azione dei venti. Sebbene siamo in grado di comprendere, a grandi linee, la presenza dei moli a formazione di tale approdo: il primo di lunghezza pari a 700 metri con un andamento spezzato; il secondo, di lunghezza pari a 450 metri, e l’ingresso con un’apertura pari a 125 metri, risulta ancora oggi difficoltoso rintracciare la forma esatta dell’intero complesso portuale. I dati in nostro possesso ci portano a pensare che la sua forma potesse essere semicircolare, con un unico ingresso centrale disposto ad Ovest. Altri elementi, ancora oggetti di studio, risultano essere: i limiti esterni, che molto probabilmente erano costituiti dalle secche e scogliere poste dinanzi al porto e infine la suddivisione del bacino stesso. L’analisi del sito e delle sue foto aeree hanno portato a pensare che il porto di Capo Boeo, potesse avere due bacini distinti e separati destinati ad avere funzioni diversificate. Il primo posto a meridione, come dimostra l’assenza di anfore e strutture nella cala a Nord del Boeo, veniva sfruttato come rada ausiliaria, mentre il secondo, localizzato a settentrione, svolgeva la funzione di vero e proprio approdo. Questo porto doveva essere uno dei porti più importanti del Mediterraneo, e doveva essere adornato da edifici monumentali, come ci dimostra gli scritti di Freeman; inoltre, in età soprattutto romana, era uno dei scali, insieme a quello di Palermo, principali della Sicilia Occidentale.
Porto delle Tartane
L’ultimo porto preso in considerazione è quello chiamato dai locali “Porto delle Tartane o Palude Margitello”. Lo scalo, di origine antica, venne utilizzato fino alla metà del XIX secolo quando venne interrato per la costruzione del porto cittadino moderno. Schubring nei suoi scritti riportò come esso fosse diviso dal mare aperto da un molo, sebbene non venga riportato l’intera estensione di questa struttura. I dati e gli studi effettuati tuttavia non ci permettono di avere un quadro dettagliato sulla topografia antica del sito.
L’isola di Pantelleria dista circa 38 miglia marine (70 chilometri) da Capo Bon e 55 (101.86 chilometri) dalle coste della Sicilia e oltre 200 chilometri da Malta. La presenza di numerosi porti e approdi naturali ci mostra come l’antica Cossyra ha ricoperto un notevole ruolo in ambito commerciale. I porti di Pantelleria e Scauri sono stati gli scali più importanti; questi sebbene costruiti in zone non omogenee ad ospitare elementi portuali, hanno accolto numerose imbarcazioni mercantili e numerose strutture adibite non solo alla produzione-stoccaggio delle merci ma al tempo stesso alla produzione artigianale (ricordando la famosa ceramica locale chiamata Pantellerian Ware).
Gli scavi, effettuati sul territorio urbano di Palermo, con il ritrovamento di diversi materiali, fecero ipotizzare che la nascita di questa colonia (tale evento) sia databile intorno all’ VII sec a. C. Le informazioni topografiche della Palermo fenicia risultano essere molto scarse. La localizzazione dei porti della Palermo fenicia-romana risulta essere molto incerta in quanto gli studiosi e archeologi non hanno rinvenuto i confini della Neapolis, porzione di città vitale per l’individuazione degli approdi cittadini. Nella seconda parte della tesi, mi sono concentrato nell’esporre il commercio dell’isola durante la dominazione cartaginese e romana, descrivendo le esportazioni e le importazioni della stessa isola; inoltre per avere un quadro più dettagliato ho analizzato alcuni relitti rinvenuti nei mari siciliani.

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