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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-08302016-120018


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
CRAPANZANO, DAVIDE
URN
etd-08302016-120018
Titolo
Disturbi del ritmo sonno-veglia nella Distrofia Miotonica di tipo 1: macrostruttura e microstruttura del sonno
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Dott.ssa Bonanni, Enrica
Parole chiave
  • cyclic alternating pattern
  • Distrofia di Steinert
  • Distrofia Miotonica tipo 1
  • macrostruttura
  • microstruttura
  • sonno
Data inizio appello
20/09/2016
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
20/09/2086
Riassunto
La Distrofia Miotonica di tipo 1 (DM1), malattia genetica a trasmissione autosomica dominante, è la più comune forma di distrofia muscolare a esordio in età adulta. Tra i numerosi sintomi che ne configurano il quadro clinico, troviamo l’eccessiva sonnolenza diurna (ESD) e la fatica, e frequente è la comorbidità con disturbi respiratori in sonno (DRS) e movimenti periodici degli arti inferiori (PLMS). Lo studio degli aspetti sonno-correlati in questa popolazione clinica ha finora privilegiato la caratterizzazione della sintomatologia e delle comorbidità, mentre le analisi di tipo quantitativo hanno valutato la macrostruttura, evidenziando un incremento del REM, con rilievo di addormentamenti in sonno REM (SOREM), a suggerire un possibile fenotipo simil-narcolettico. Nessuno studio, invece, ha valutato i parametri riguardanti la microstruttura del sonno secondo il modello del cyclic alternating pattern (CAP), un ritmo di instabilità endogeno, periodico e spontaneo, proprio del sonno NREM che, attraverso eventi transitori ed ordinati di attivazione elettroencefalografica ed autonomica, partecipa all’organizzazione dinamica del sonno e presenta importanti risvolti neurofisiologici e cognitivi.
Scopo del nostro studio è stato valutare i parametri macrostrutturali e microstrutturali (secondo il modello del CAP) del sonno notturno in una popolazione di pazienti con DM1, nonché la presenza di comorbidità quali disturbi respiratori in sonno e movimenti periodici degli arti inferiori. Abbiamo inoltre studiato i correlati sintomatologici della patologia (fatica ed eccessiva sonnolenza diurna) attraverso questionari standardizzati e, per quanto riguarda la sonnolenza diurna, metodiche oggettive (test delle latenze multiple del sonno, MSLT).
Abbiamo incluso otto pazienti con diagnosi di DM1 e dieci controlli sani, che sono stati sottoposti a polisonnografia notturna in laboratorio. Le registrazioni così ottenute sono state analizzate secondo i parametri standardizzati per la valutazione della macrostruttura e della microstruttura del sonno, della potenza della banda delta, così come degli eventi respiratori e muscolari. Tutti i soggetti arruolati nello studio sono stati inoltre sottoposti all’MSLT per la valutazione della latenza di sonno e della latenza del primo sonno REM (FRL). Per la valutazione soggettiva di sonnolenza e fatica sono state adottate rispettivamente la Epworth Sleepiness Scale (ESS) e la Fatigue Severity Scale (FSS).
Da un punto di vista macrostrutturale, i pazienti presentavano un incremento della percentuale di sonno REM rispetto al tempo totale di sonno (TST) (26,4±9,4% vs 17,3±4,4%; p=0,034) e una corrispondente riduzione della durata e della percentuale di N2 (39,9±9,2% vs 56,9±4,5%; p<0,001). Inoltre, pur non raggiungendo la significatività statistica, i pazienti mostravano un aumento della percentuale di N3 e una riduzione del TST e della FRL, che in tre pazienti soddisfaceva i criteri per SOREM. L’analisi della potenza della banda delta applicata allo stadio N3 indica una minor efficienza della slow wave activity (SWA) in questo stadio di sonno (33,3±15,3 μV2 nei pazienti e 67,0±30,5 μV2 nei controlli, per la banda 0,5-4,0 Hz; p<0,001).
Da un punto di vista microstrutturale, il sonno dei pazienti appariva più instabile, con un incremento del CAP rate rispetto ai controlli (52,6±5,4% vs 42,7±10,9%; p=0,043), senza ulteriori differenze statisticamente significative per gli altri parametri microstrutturali esaminati.
Due pazienti presentavano un indice di apnea-ipopnea (AHI) patologico (11,6 e 11,0), indicativo di una sindrome delle apnee notturne di grado lieve. Due pazienti mostravano indici di movimenti periodici degli arti inferiori (PLMS Index) nettamente patologici (44,6 e 36,6).
La latenza media di sonno all’MSLT è stata significativamente inferiore nei pazienti rispetto ai controlli (8,9±3,1 minuti vs 14,4±2,9 minuti; p=0,004). Quattro pazienti hanno riportato una latenza media inferiore a 8 minuti, indicativa di ESD. Due pazienti mostravano un SOREM in una sola prova, mentre altri tre pazienti hanno presentato un SOREM in due delle cinque prove dell’MSLT; nessuno dei controlli ha presentato SOREM. L’andamento della latenza media nelle diverse prove dell’MSLT rivela nei pazienti un nadir nella prima prova; ciò potrebbe essere correlato a una compromissione dei meccanismi implicati nella regolazione del processo circadiano.
Per quanto riguarda le scale soggettive, due pazienti presentavano un punteggio di ESS superiore a 10; un paziente ha ottenuto alla FSS un punteggio superiore a 4.
I risultati del nostro studio confermano quanto già riportato in letteratura circa la macrostruttura del sonno nei pazienti DM1, che presenta un pattern peculiare con incremento della pressione del sonno REM.
L’incremento del sonno REM, il rilievo clinico di ESD e quello strumentale di SOREM configurano un fenotipo simil-narcolettico, seppur con una propria specificità legata alla tendenza all’incremento del sonno profondo e all’aumento dell’instabilità del sonno valutata attraverso l’analisi del CAP.
In conclusione, i dati del nostro lavoro evidenziano un’alterazione dell’organizzazione del sonno notturno nei pazienti DM1 che riguarda il processo omeostatico S (riduzione della SWA, aumento del CAP rate, tendenza all’aumento di N3), il processo circadiano C (alterato andamento della latenza di sonno nelle diverse prove dell’MSLT) e anche il processo ultradiano (incrementata pressione del sonno REM con riduzione della sua latenza). I nostri dati sono in linea con le numerose evidenze che vogliono alla base delle diverse alterazioni del sonno nella DM1 (compresi l’aumento dell’instabilità e l’eccessiva sonnolenza diurna), un’alterazione di meccanismi a livello centrale, legata alla compromissione dei sistemi neurotrasmettitoriali, in particolare quelli relativi alla serotonina e all’orexina.
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