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Tesi etd-08292011-093048


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
SCARPA, MARTINA
URN
etd-08292011-093048
Titolo
Il deserto della Visione: Ungaretti prosatore e le traduzioni da William Blake.
Dipartimento
LETTERE E FILOSOFIA
Corso di studi
LINGUA E LETTERATURA ITALIANA
Relatori
relatore Prof. Ciccuto, Marcello
Parole chiave
  • Ungaretti
  • Blake
  • visione
  • deserto
  • prose
  • traduzione
  • innocenza
  • memoria
Data inizio appello
19/09/2011
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
19/09/2051
Riassunto
In questo studio l'attenzione si concentrerà in particolare sul rapporto tra l'opera in prosa di Ungaretti che sfocerà nel volume definitivo Il deserto e dopo e le sue traduzioni da Blake, a loro volta convogliate solo in un secondo momento in Visioni di William Blake: la percezione dell'esistenza di una realtà ulteriore rispetto a quella sensibile appare infatti elemento comune alle prose ungarettiane così come al pensiero blakiano espresso in Visioni: in entrambe le opere si assiste al delineamento di un mondo parallelo, al quale i due artisti riescono a pervenire attraverso l'epifanica ispirazione visionaria. Il mondo extrasensoriale, a differenza di quello fenomenico, appare regolato dalle leggi immediate della visio piuttosto che da quelle della ratio, e
comporta quel sovvertimento dei legami spazio-temporali che produce associazioni oniriche nelle quali i fantasmi della storia umana e del mito si spogliano del proprio legame con la realtà sensibile e il senso comune. Proprio l'elemento visionario dunque appare il primo punto di contatto tra le prose di viaggio e l'opera dell'artista inglese, e Ungaretti nel titolare Visioni la sua raccolta di traduzioni da Blake indirizza sin da principio l'attenzione su tale aspetto.
Il secondo elemento che autorizza a cercare un parallelo tra le due esperienze riguarda il coincidente periodo di gestazione di entrambe, concluse rispettivamente nel 1961 e nel 1965, che occuparono contemporaneamente l'autore-traduttore per circa trent'anni: Ungaretti infatti si interessò all'opera di Blake a partire dalla metà degli anni Venti, quando un interesse culturale via via crescente era andato sviluppandosi nei confronti dell'artista inglese soprattutto in Francia, ma le prime traduzioni blakiane ad opera di Ungaretti risalgono al 1930, quando vennero pubblicate sul quotidiano «Il Tevere» e successivamente nel volume Traduzioni, del 1936: la decisione di tradurre Blake e il principio dell'opera trentennale («Lavoro alle traduzioni di Blake da più di sette lustri») dunque avvenne negli stessi anni in cui Ungaretti si accingeva a produrre i primi reportages di viaggio per la «Gazzetta del Popolo», scritti tra il 1931 e il 1935.
Il contesto in cui i due operarono e i sentimenti che guidarono la loro ricerca artistica d'altronde dovettero essere per certi versi simili: entrambi infatti ebbero a che fare con rivolgimenti epocali che modificarono sostanzialmente la loro prospettiva e più in generale quella dell'intera società civile: da una parte le rivoluzioni francese e americana di fine Settecento, dall'altra le Guerre Mondiali. Di fronte al caos generato dalle guerre, che andò ad unirsi alla tragedia personale della perdita di un figlio, Ungaretti dovette necessariamente ricercare con forza il senso della propria vita e in generale dell'esistenza umana per accettare il dolore presente, giungendo a una prospettiva di speranza fondata sulla convinzione che a un momento
di caduta sarebbe seguita la riacquisizione di uno stato di serenità e innocenza, a cui
pervenire attraverso illuminazioni fulminee capaci di squarciare il velo della realtà fenomenica.
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