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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-08282023-105705


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
BOGAZZI, ALESSIO
URN
etd-08282023-105705
Titolo
Riposizionamenti: momenti e metodi della fortuna rinascimentale del Pothos e dello Spinario
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Farinella, Vincenzo
Parole chiave
  • Spinario
  • Pothos
  • rinascimento
  • cultura antiquaria
  • schemi iconografici
  • antico
Data inizio appello
28/09/2023
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
28/09/2093
Riassunto
Con questa tesi si intende ricostruire la fortuna di due schemi iconografici dedotti dall’arte antica tra il 1401 e il 1530, seguendo una periodizzazione convenzionale compresa tra il concorso per l’assegnazione della seconda porta bronzea per il battistero di San Giovanni, a Firenze, e l’incoronazione di Carlo V. Da un lato, viene presentata la fama dello Spinario, visibile a Roma già nei secoli del Medioevo nella piazza antistante il Laterano, come attestano le descrizioni del XII secolo del Magister Gregorius e di Beniamino di Tudela, dall’altro è proposta una ricostruzione dello schema iconografico del Pothos di Skopas, sia attraverso le copie romane, sia valutando la diffusione della sua caratteristica posa a gambe incrociate tramite i sarcofagi pagani e paleocristiani. Per ciascuno dei casi proposti, si tenterà di stabilire quale fosse l’approccio adoperato dai singoli artisti, soprattutto nel tentativo di comprendere le modalità con cui lo schema antico veniva riadattato alle esigenze iconografiche dei suoi tempi. In particolare, per ognuna delle proposte è stato valutato il paradigma con cui l’artista ha applicato uno o più schemi antichi in un’opera moderna, tra la «continuità» medievale e la «distanza» rinascimentale, secondo una celebre distinzione formulata da Salvatore Settis, fino alla definitiva affermazione di un metodo propriamente archeologico. Il tentativo di ricostruire il paradigma è funzionale alla comprensione delle modalità attraverso cui le opere del passato venivano adattate, risemantizzate, moralizzate, capite o fraintese da uno sguardo moderno. Per quanto possibile, si è tentato di proporre, per ciascun caso, una possibile fonte figurativa, sia cercando tra le opere antiche (o tardoantiche) visibili a Roma, Firenze, Pisa o altri centri, sia valutando l’importanza di opere moderne, tra disegni, stampe, terrecotte e altro, nella diffusione degli schemi in esame. Di particolare interesse risulta il caso del cassone nuziale del Victoria and Albert Museum, a lungo ritenuto opera di Lorenzo Ghiberti o della sua bottega, e attribuito a Donatello già nel 1977 da Luciano Bellosi. Questa attribuzione, legata al periodo giovanile del grande maestro, è stata recentemente rilanciata nell’ambito della mostra fiorentina Donatello. Il Rinascimento (Firenze, Palazzo Strozzi e Museo Nazionale del Bargello, 19 marzo-31 luglio 2022), a cura di Francesco Caglioti, con Laura Cavazzini, Aldo Galli, Neville Rowley, e consente di identificare proprio il giovane Donatello come l’iniziatore della fortuna moderna del Pothos, tanto quanto Brunelleschi lo fu per lo schema dello Spinario.
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