• alterità
• Auschwitz
• cogito
• Fenomenologia
• infinito
• ontologia
• responsabilità
• teologia

La tesi intende ripercorrere gli anni della formazione filosofica di Lévinas, portando alla luce il dialogo con i maestri, Husserl e Heidegger. Attraverso l’analisi delle opere degli anni trenta, La teoria dell’intuizione nella fenomenologia di Husserl e Martin Heidegger et l’ontologie, si evidenzia l’intreccio tra fenomenologia e ontologia. Il confronto riguarda anche la questione dell’intersoggettività, trattata in Essere e tempo e nelle Meditazioni Cartesiane, di cui Lévinas è il traduttore in lingua francese. Negli scritti del 1934 e del 1935, Alcune riflessioni sulla filosofia dell’hitlerismo e Dell’Evasione, si considera la situazione esistenziale di «incatenamento» all’essere, un concetto che ricalca quello heideggeriano di Geworfenheit, anticipando la tematizzazione della Nausea sartriana. Il bisogno di evasione, come fuga dalla propria identità, inaugura una ricerca di trascendenza, compiuta nelle riflessioni successive attraverso la scoperta di Autrui. I frammenti inediti, che risalgono agli anni della reclusione in Germania, pubblicati nel 2009 con il nome di Carnets de captivité, svelano i riferimenti biblici e letterari dell’autore. Lo studio della fase giovanile di Lévinas culmina nelle opere Dall’esistenza all’esistente e Il Tempo e l’Altro, in cui si introducono il tema dell’il y a e la concezione del Tempo come dimensione dell’Altro. L'individuazione dell'alterità consente di superare la prigionia dell’essere e l’egologia del discorso teoretico husserliano e heideggeriano.