Tesi etd-08252022-194515 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
CORTELLESSA, SARA
URN
etd-08252022-194515
Titolo
La tutela penale dell’ambiente tra ecodelitti e responsabilità degli enti
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
DIRITTO DELL'INNOVAZIONE PER L'IMPRESA E LE ISTITUZIONI
Relatori
relatore Prof. Notaro, Domenico
Parole chiave
- decreto 231
- ecodelitti
- reati ambientali
- responsabilità degli enti
Data inizio appello
26/09/2022
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
Il primo capitolo ripercorre brevemente l’evoluzione storica del diritto penale ambientale, attraverso la tappa fondamentale del Testo Unico Ambientale, introdotto con il D.lgs. 152/2006, con l’obiettivo di promuovere livelli di qualità della vita umana attraverso la salvaguardia e il miglioramento delle condizioni dell’ambiente e l’utilizzazione accorta delle risorse naturali, e con il merito di aver conferito maggior sistematicità e organicità alla materia ambientale; il percorso evolutivo – e del presente elaborato – tocca il 2011, con il D.lgs. 121/2011, in attuazione della direttiva 2008/99/CE sulla tutela penale dell’ambiente, nonché della direttiva 2009/123/CE che modifica la direttiva 2005/35/CE relativa all’inquinamento provocato da navi e all’introduzione di sanzioni per violazioni. Mediante il D.lgs. 121/2011 il legislatore delegato ha rimandato l’introduzione di nuove fattispecie penali, limitando l’intervento normativo all’inserimento, nel codice penale, delle due contravvenzioni di cui agli artt. 727-bis e 733-bis c.p. Al D.lgs. 121/2011 si riconosce il merito di aver inciso profondamente sul D.lgs. 231/2001, attraverso l’apertura dei reati presupposto ai delitti ambientali, racchiusi ora nell’art. 25-undecies e puniti non solo con sanzioni pecuniarie amministrative, ma anche con misure interdittive.
Il climax ascendente dell’evoluzione del diritto penale ambientale approda alla legge 22 maggio 2015, n.68, a cui si deve l’introduzione nel codice penale di nuovi delitti contro l’ambiente.
Sarà oggetto del secondo capitolo la trattazione giuridica di alcune delle fattispecie più dirimenti e invasive: il delitto di inquinamento ambientale (art. 452-bis c.p.), morte o lesioni come conseguenza del delitto di inquinamento ambientale (art. 452-ter c.p.), il delitto di disastro ambientale (art. 452-quater c.p.), i delitti colposi contro l’ambiente (art. 452-quinquies c.p.) e il traffico illecito di rifiuti (art. 452-quaterdecies c.p.). Queste verranno analizzate nella loro struttura e nelle problematiche interpretative che esse portano con sé.
L’ultimo capitolo è dedicato alla responsabilità degli enti per i reati presupposto di cui all’art. 25-undecies D.lgs. 231/2001. Come più volte evidenziato, nel corso degli anni si è assistito all’inevitabile progresso tecnologico che ha condotto verso lo sviluppo di una società sempre più industrializzata. Ciò ha favorito il superamento dell’ineluttabile principio societas deliquere non potest anche sul versante dei reati ambientali, una responsabilità dell’ente introdotta grazie all’intervento del D.lgs. 121/2011 che ha introdotto l’art. 25-undecies e rafforzatasi, con l’ampliamento del catalogo dei reati presupposto di cui al presente articolo, mediante la L. 68/2015.
Il valore che hanno acquisito i reati ambientali si riflette anche sui tradizionali elementi caratterizzanti della disciplina facente capo al D.lgs. n. 231, con particolare riferimento all’adozione del Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo, che verrà rapportato alle norme ISO 14001 e ai Sistemi di Gestione Ambientale.
Inoltre, l’elaborato proporrà una breve analisi incentrata sull’interesse e vantaggio dell’ente che commetta un reato presupposto di tipo ambientale.
Il climax ascendente dell’evoluzione del diritto penale ambientale approda alla legge 22 maggio 2015, n.68, a cui si deve l’introduzione nel codice penale di nuovi delitti contro l’ambiente.
Sarà oggetto del secondo capitolo la trattazione giuridica di alcune delle fattispecie più dirimenti e invasive: il delitto di inquinamento ambientale (art. 452-bis c.p.), morte o lesioni come conseguenza del delitto di inquinamento ambientale (art. 452-ter c.p.), il delitto di disastro ambientale (art. 452-quater c.p.), i delitti colposi contro l’ambiente (art. 452-quinquies c.p.) e il traffico illecito di rifiuti (art. 452-quaterdecies c.p.). Queste verranno analizzate nella loro struttura e nelle problematiche interpretative che esse portano con sé.
L’ultimo capitolo è dedicato alla responsabilità degli enti per i reati presupposto di cui all’art. 25-undecies D.lgs. 231/2001. Come più volte evidenziato, nel corso degli anni si è assistito all’inevitabile progresso tecnologico che ha condotto verso lo sviluppo di una società sempre più industrializzata. Ciò ha favorito il superamento dell’ineluttabile principio societas deliquere non potest anche sul versante dei reati ambientali, una responsabilità dell’ente introdotta grazie all’intervento del D.lgs. 121/2011 che ha introdotto l’art. 25-undecies e rafforzatasi, con l’ampliamento del catalogo dei reati presupposto di cui al presente articolo, mediante la L. 68/2015.
Il valore che hanno acquisito i reati ambientali si riflette anche sui tradizionali elementi caratterizzanti della disciplina facente capo al D.lgs. n. 231, con particolare riferimento all’adozione del Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo, che verrà rapportato alle norme ISO 14001 e ai Sistemi di Gestione Ambientale.
Inoltre, l’elaborato proporrà una breve analisi incentrata sull’interesse e vantaggio dell’ente che commetta un reato presupposto di tipo ambientale.
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