Tesi etd-08242023-135927 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
MANDALITI, SILVIA
URN
etd-08242023-135927
Titolo
Analisi del cyberbullismo: dagli attori coinvolti ai metodi di prevenzione del fenomeno.
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof.ssa Venafro, Emma
Parole chiave
- cyberbullismo
- internet
- minori
- nativi digitali
Data inizio appello
24/09/2023
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
24/09/2093
Riassunto
Partendo dall'analisi degli studi sul bullismo di Olweus, considerato pioniere in questo campo, si arriva allo studio di una nuova forma di prevaricazione tra minori, il cyberbullismo, termine utilizzato per indicare una forma di prepotenza virtuale attuata attraverso l’uso di internet e delle tecnologie digitali, ripetitiva e duratura nel tempo contro una vittima che non può facilmente difendersi. L'esame di questo nuovo e, purtroppo, dilagante fenomeno passa necessariamente attraverso tre punti di analisi: la comprensione dell'agente e della vittima e di come gli stessi operino in un nuovo mondo digitale, la corretta conoscenza dello strumento tecnologico in sé e del suo impatto con la vita sociale e con il mondo del diritto e la pianificazione di un percorso formativo ed educativo che cerchi di sanare tutti i numerosi aspetti critici che si possono presentare.
Per quanto riguarda il primo profilo sono state analizzate le caratteristiche del (cyber)bullo, delle (cyber)vittime e degli spettatori o bystanders, ovvero di quella “maggioranza silenziosa” alla quale le numerose ricerche sul tema hanno riconosciuto un ampio potere di arginare gli atti di prevaricazione posti in essere. Comprendendo come tutti gli attori coinvolti agiscono nel mondo digitale, si è passati a riflettere su come le nuove tecnologie abbiano modificato i comportamenti devianti, nonché le relazioni sociali in sé soprattutto dei nativi digitali. Appare evidente ad un occhio attento che un’indagine come quella proposta, che si concentra sul rapporto tra minori e Internet, presta in realtà il fianco ad una riflessione di più ampio respiro, che travalica la cornice ab origine impostale, finendo per porre al centro le sfide mosse dall’Homo Internecticus alla società, e, quindi, al diritto che ne è diretta emanazione, del tempo di oggi, sfide sempre più preponderanti in quello futuro. Dalla classe o dal cortile di un istituto scolastico ci si è spostati in una piazza virtuale fatta di milioni di persone, con una capacità unica di amplificazione, persistenza e viralità del messaggio violento. Se a ciò si aggiungono la mancata percezione, spesso, di essere in un luogo pubblico (dove tutto ciò che avviene è sempre sotto i riflettori), un effetto disinibitorio dello strumento elettronico che porta ad amplificare i comportamenti, e un sommerso enorme, che ancora non ci espone realmente i termini e le dimensioni del problema, il quadro si complica ulteriormente. Tutto questo ha spinto il legislatore nazionale a intervenire in materia, fornendo per la prima volta, con la legge n.71 del 29 maggio 2017, la definizione di cyberbullismo, ma anche una serie di strumenti che dimostrano come la suddetta legge abbia voluto riconoscere ai minori una sfera di autonomia nelle scelte che riguardano la difesa della loro dignità e dei loro diritti rispetto alle condotte di cyberbullismo. La legge si pone in un’ottica preventiva e non “repressiva”; non demonizza Internet che è uno straordinario strumento di condivisione e conoscenza, ma si pone il nobile obiettivo di accompagnare i minorenni verso l’età adulta, proteggendoli dai rischi del web. È proprio la prevenzione, inoltre, che viene considerata come il principale strumento di contrasto del fenomeno, tanto del bullismo, quanto del suo corrispettivo online. Per attuare una strategia efficace non è solo necessario intervenire ma, anche, e soprattutto farlo precocemente.
Per quanto riguarda il primo profilo sono state analizzate le caratteristiche del (cyber)bullo, delle (cyber)vittime e degli spettatori o bystanders, ovvero di quella “maggioranza silenziosa” alla quale le numerose ricerche sul tema hanno riconosciuto un ampio potere di arginare gli atti di prevaricazione posti in essere. Comprendendo come tutti gli attori coinvolti agiscono nel mondo digitale, si è passati a riflettere su come le nuove tecnologie abbiano modificato i comportamenti devianti, nonché le relazioni sociali in sé soprattutto dei nativi digitali. Appare evidente ad un occhio attento che un’indagine come quella proposta, che si concentra sul rapporto tra minori e Internet, presta in realtà il fianco ad una riflessione di più ampio respiro, che travalica la cornice ab origine impostale, finendo per porre al centro le sfide mosse dall’Homo Internecticus alla società, e, quindi, al diritto che ne è diretta emanazione, del tempo di oggi, sfide sempre più preponderanti in quello futuro. Dalla classe o dal cortile di un istituto scolastico ci si è spostati in una piazza virtuale fatta di milioni di persone, con una capacità unica di amplificazione, persistenza e viralità del messaggio violento. Se a ciò si aggiungono la mancata percezione, spesso, di essere in un luogo pubblico (dove tutto ciò che avviene è sempre sotto i riflettori), un effetto disinibitorio dello strumento elettronico che porta ad amplificare i comportamenti, e un sommerso enorme, che ancora non ci espone realmente i termini e le dimensioni del problema, il quadro si complica ulteriormente. Tutto questo ha spinto il legislatore nazionale a intervenire in materia, fornendo per la prima volta, con la legge n.71 del 29 maggio 2017, la definizione di cyberbullismo, ma anche una serie di strumenti che dimostrano come la suddetta legge abbia voluto riconoscere ai minori una sfera di autonomia nelle scelte che riguardano la difesa della loro dignità e dei loro diritti rispetto alle condotte di cyberbullismo. La legge si pone in un’ottica preventiva e non “repressiva”; non demonizza Internet che è uno straordinario strumento di condivisione e conoscenza, ma si pone il nobile obiettivo di accompagnare i minorenni verso l’età adulta, proteggendoli dai rischi del web. È proprio la prevenzione, inoltre, che viene considerata come il principale strumento di contrasto del fenomeno, tanto del bullismo, quanto del suo corrispettivo online. Per attuare una strategia efficace non è solo necessario intervenire ma, anche, e soprattutto farlo precocemente.
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