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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-08232023-144444


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
SBRANA, STEFANO
URN
etd-08232023-144444
Titolo
Lettura, scrittura, terapia: le parole per dire la mente umana. Il racconto della malattia mentale nella letteratura italiana contemporanea attraverso le opere narrative di Stefano Redaelli, Fuani Marino, Paolo Milone.
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
ITALIANISTICA
Relatori
relatore Prof.ssa Riccucci, Marina
correlatore Prof.ssa Savettieri, Cristina
Parole chiave
  • Marino
  • Milone.
  • Redaelli
  • malattia mentale (mental illness)
  • letteratura italiana (italian literature)
Data inizio appello
28/09/2023
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
28/09/2026
Riassunto
Il presente lavoro si pone l’obiettivo di evidenziare forme, modelli e contenuti che hanno caratterizzato la narrazione della malattia mentale nella letteratura italiana contemporanea. Si è posto l’accento su come, a partire dei primi anni del XX secolo, temi fino ad allora inediti come alienazione, nevrosi, follia e suicidio siano diventati sempre più frequenti nelle opere letterarie italiane e straniere, riflettendo il nuovo interesse per l'indagine dell'inconscio e dei suoi effetti sul comportamento umano. Alcuni autori hanno affrontato il tema dell'alienazione mentale in modo feroce e realistico, come Enrico Pea con la trilogia intitolata Il romanzo di Moscardino, che esplora le traumatiche esperienze biografiche dell'autore e il tema dell'inconscio attraverso la narrazione di un alter ego bambino; Luigi Malerba ha scelto come protagonista de Il serpente un filatelista bugiardo, paranoico e condannato all’incomunicabilità con il mondo esterno, mentre Carmelo Samonà nei suoi romanzi brevi ha esplorato il rapporto disfunzionale tra due fratelli, uno sano e l'altro malato di mente. Lorenzo Viani, pittore e scrittore, ha rappresentato l'umanità emarginata e sofferente in chiave crudamente espressionista, mettendo in nuova luce, attraverso le voci degli emarginati, il malessere sociale della sua epoca. A seguire, si è evidenziato come la produzione di Mario Tobino, pilastro della letteratura manicomiale del secolo scorso, grazie alla profonda interdisciplinarietà tra psicopatologia e letteratura offra uno sguardo privilegiato sull’alienazione mentale in virtù della quarantennale esperienza professionale dell’autore. Dal punto di vista del paziente, invece, Alda Merini ha offerto un precedente letterario unico attraverso la sua opera autobiografica e poetica, a testimonianza del drammatico calvario psichiatrico vissuto in prima persona dall’autrice. Scrittori, poeti e artisti del Novecento hanno mostrato nel complesso un meritevole impegno nel comprendere e nel rappresentare la complessità della mente umana, aprendo nuovi orizzonti di esplorazione e interpretazione dei comportamenti e delle emozioni umane che troveranno un naturale proseguimento nella letteratura degli anni Duemila in cui i racconti, le storie e le testimonianze di coloro che hanno vissuto esperienze di disagio psichico in prima persona o da vicini spettatori hanno promosso una maggiore apertura e disponibilità all'ascolto da parte della società. Le opere poetiche e narrative su cui si è rivolta la nostra attenzione dimostrano come la letteratura di oggi, non soltanto italiana ma anche europea ed americana, sia gradualmente più propensa a raccontare la sofferenza mentale senza ipocrisie e sovrastrutture. Come prima opera narrativa contemporanea incentrata sul tema della salute mentale abbiamo preso in analisi Beati gli inquieti di Stefano Redaelli, un romanzo coinvolgente che esplora il mondo dell’alienazione mentale attraverso gli occhi di Angelantonio, un giovane ricercatore universitario che decide di trascorrere del tempo nella Casa delle farfalle, un centro di riabilitazione psichiatrica, per indagare e scrivere un libro sulla «follia». Il romanzo offre una riflessione profonda sulla follia, sull'importanza dell'ascolto e della condivisione, sulla vera natura dell'umanità, e anche su come la finzione letteraria diventi un modo per esplorare sé stessi e comprendere le proprie emozioni. L’intensa storia di vita del protagonista prosegue in Ombra mai più, ancora di Stefano Redaelli, coinvolgente e profondo sequel di Beati gli inquieti, in cui Agelantonio racconta del suo ritorno a casa dopo tre anni di ricovero nella struttura di riabilitazione psichiatrica: il romanzo affronta con sensibilità e intelligenza temi complessi come la guarigione psichiatrica, lo stigma sociale associato alla malattia mentale e la ricerca di accettazione di sé. L’indagine nell’odierna letteratura sulla salute mentale ci ha condotto, in seconda battuta, al memoir autobiografico Svegliami a mezzanotte, pubblicato nel 2019 della scrittrice napoletana Fuani Marino. Nel suo libro, l'autrice condivide apertamente la sua esperienza di tentato suicidio, il complicato viaggio di ritorno alla vita quotidiana, e le cicatrici che quel gesto estremo ha lasciato sul suo corpo e sulla sua vita. Cercando di ricostruire la fatale concatenazione di cause che il 26 luglio 2012 l’ha indotta a volersi togliere la vita, Fuani Marino oltre a restituire la sua drammatica testimonianza personale offre un ricchissimo catalogo di citazioni di libri, film, saggi che hanno affrontato il disturbo bipolare dell’umore nella storia dell’arte, del cinema o della letteratura, e il potere terapeutico che tutte queste forme artistiche hanno in chi le produce e in chi ne fruisce. Ampio spazio è dedicato anche all’illustrazione del concetto di stigma associato alla malattia mentale: si sottolinea, in quella che prende la forma di una vera e propria denuncia, come ancora oggi, nonostante alcuni preziosi progressi, la società preferisca tacere e nascondere la fragilità mentale piuttosto che affrontarla apertamente. L'autrice ha scelto volontariamente di rompere questo silenzio, che ha l’effetto di isolare ulteriormente chi si trova in una condizione di disagio, sia per una questione di orgoglio personale, sia per venire in aiuto con la sua testimonianza a chiunque si trovi, in prima persona o da vicino spettatore, a combattere contro il disagio psichico. Combattere contro il disagio psichico (altrui) è ciò che ha fatto per una vita lo psichiatra Paolo Milone che, come evidenziato nel capitolo a lui dedicato, nel suo libro L’arte di legare le persone, diario di bordo di un reparto di psichiatria d'urgenza, difende con orgoglio e determinatezza il lavoro del medico psichiatra, lottando contro i pregiudizi e gli stereotipi associati a questa figura professionale. Nel racconto del suo turbolento vissuto quotidiano, Milone dipinge un quadro tragico e commovente delle persone che soffrono di disturbi mentali e di come, per mezzo del proprio lavoro, lo psichiatra si impegna costantemente nel cercare di migliorare le loro condizioni. Si sottolinea a tal proposito l'importanza della presenza umana anche quando la malattia fa perdere il significato delle parole, poiché la comunicazione, per quanto complicata e diversa dalla norma, esiste anche in psichiatria. La cifra originale dell’opera di Milone consiste nell’osservare il mondo della malattia mentale con uno sguardo ingenuo e genuino al fine di esprimere, con parole poetiche, ciò che la parola scientifica pura spesso non riesce a trasmettere in modo così completo ed empatico. Per capire meglio che cosa significhi realmente, al giorno d’oggi, parlare (e scrivere) di salute mentale abbiamo rivolto alcune domande incentrate sulle rispettive opere a Stefano Redaelli, Fuani Marino e Paolo Milone. Le conclusioni che emergono dalle conversazioni con gli autori sottolineano l'importanza e l'urgenza di parlare, nella letteratura di oggi, del disagio mentale in tutte le sue forme affinché, progressivamente, sia possibile abbattere gli stigmi sociali e favorire una maggiore apertura e accettazione del disagio stesso. Redaelli, Marino e Milone hanno scelto stili di narrazione che si adattano alle loro esperienze, come la leggerezza, la chiarezza asettica e l'armonia poetica, consentendo ai lettori di immergersi nelle loro storie e comprenderle in modo più profondo. L'accoglienza editoriale di questi romanzi è stata indubbiamente positiva: a tal proposito, la critica letteraria ha svolto un ruolo essenziale nell’indirizzare l’attenzione del grande pubblico su inedite storie di disagio mentale, grazie a prestigiosi premi e riconoscimenti. Gli autori intervistati hanno notato un vivo interesse e una sorprendente partecipazione da parte dei lettori: nonostante la complessità degli argomenti trattati, in molti si sono detti emotivamente coinvolti dalle storie proposte, specialmente coloro che hanno esperito la malattia mentale in prima persona o hanno avuto un'esperienza indiretta con essa: queste narrazioni hanno dimostrato che la lettura e la scrittura possono giocare un ruolo cruciale stabilendo una connessione umana in un momento di dolore o di debolezza. In tal senso, gli autori concordano sul fatto che la letteratura può svolgere un ruolo terapeutico significativo e su quanto la scrittura stessa sia uno strumento terapeutico privilegiato per la comprensione di emozioni e sentimenti umani, senza negare la funzione essenziale degli esperti e dei professionisti nel fornire un adeguato supporto e assistenza costante a chi soffre.
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